ALBERTO ESPOSITO

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1 – 1967…si formano i Pionieri…sono passati 50 anni, eppure a Livorno molti si ricordano ancora di questo gruppo…

R E’ vero che si ricordano di noi nonostante gli anni passati ma io in quel periodo suonavo ancora con Aldo (Pavoletti) ed i Consoli, con il quale venne inciso un 45 giri che però non ebbe successo dato che Aldo, grande musicista, veniva snobbato in quanto i discografici non accettavano i suoi pezzi che seguivano il filone Tenco e scuola genovese dei quali, gli stessi discografici dichiararono di essersi rotte le …..

2 – Accompagnare Alfonso Belfiore, che nel 1966 si era qualificato per la finale di Castrocaro Terme con la canzone “Il sole non tramonterà” fu un bel colpo….raccontaci questa esperienza…

R Con Belfiore ho suonato per un breve periodo stante che il gruppo dei Pionieri decise di lasciarlo per avere vita propria.

pionieri1968 locale Brazil, Marina di Massa

3 – Il gruppo aveva i piedi ben piantati nel beat ma dopo che cessò la collaborazione con Belfiore, non rimaneste insensibili alle nuove sonorità che arrivavano dall’America. Otis Redding, James Brown furono assorbiti totalmente. Fu un cambio di rotta condiviso da tutti i componenti?

R A seguito di quanto sopra, decidemmo di “buttarci” nelle nuove tendenze americane affrontando pezzi di O.Redding, J. Brown, W,Pickett, A.Frannklin e molti altri, oltre a mettere in repertorio pezzi degli Aphrodites Child e altri che andavano in voga al momento, compresi ovviamente Beatles e Rolling Stones. Ovviamente, per fare questo, su cui tutti concordammo, dovemmo integrare due sassofonisti, Piero e Corrado ottimi entrambi che grazie al suono dei loro sax trasformarono integralmente il sound del gruppo. Grazie a questo cambiamento ed all’acquisto di una strumentazione spettacolare per l’epoca, secondo gruppo italiano che utilizzava l’organo Hammond con due Leslie (il primo erano i Ribelli) ed ai successi che ottenevamo ovunque, fummo prima chiamati da un ballerino della TV che ci proponeva un contratto con la Rai che ?????? Rifiutammo (eravamo troppo giovani) come pure rifiutammo di fare l’inaugurazione dell’ ALTRO MONDO di Rimini.
Il più grosso rifiuto lo demmo all’impresario Moschini di Firenze uno dei più grossi impresari del momento che, convocatici nel suo studio ci pose davanti ad una scelta ovvero se eravamo disponibili ad essere lanciati in campo nazionale ed oltre preferendoci, se avessimo accettato, ad un complesso genovese che aveva una locandina raffigurante una banconota da £ 50.000 dove erano riportate le foto di due uomini e due donne, quel gruppo erano nientemeno che I RICCHI E POVERI.
Questa mancanza di autonomia decisionale, data la nostra età, ci portò a continuare a suonare nelle sale al fianco dei complessi più conosciuti in Italia.

4 – Nel 1970 il gruppo si scioglie…che successe?

R La causa, almeno per me, derivò dal fatto che partii per il servizio militare e fui sostituito da Enrico Rosa a cui seguirono poi altre sostituzioni, ma ormai il percorso era tracciato e non so dirti il reale motivo dello scioglimento di cui non conosco la data.

5 – Alberto, che ricordi hai della scena musicale livornese di quegli anni?

R I miei ricordi riguardo alla scena musicale livornese non possono essere che magnifici avendo suonato in diversi gruppi, oltre ad Aldo su menzionato, i THUGS i Lord, gli Eden, i NEW Pionieri (dopo che gli altri si erano sciolti) oltre ad avere moltissimi amici nel settore, le Sfingi, i Titani, i Frammenti, le Mummie, i Satelliti, i Quattro il cui bassista è divenuto poi il DJ Riccardo Cioni e molti altri.

6 – La chitarra è sempre stato il tuo strumento…quali i tuoi punti di riferimento?

R I miei punti di riferimento iniziali e fondamentali sono stati: Wess Montgomery, Django Reinhart, Eric Clapton ed a seguire Carlos Santana di cui, (dicono gli amici) riuscissi ad eseguire egregiamente alcuni pezzi più conosciuti del suo repertorio.

7 – Dopo i Pionieri non hai mica messo la chitarra in soffitta?

R La chitarra o meglio le chitarre; Gibson Les Paul Custom, Fender stratocaster e Ovation, sono in casa mia, custodite gelosamente e perfettamente dato che rappresentano uno dei momenti più belli della mia vita, dalle quali non mi separerei nemmeno per fame.

8 – C’è un rimpianto, musicalmente parlando, un treno che è passato e sul quale non sei salito?

Il mio rimpianto più grande, a parte di quello di cui sopra e’ quello di non aver accettato l’invito di Dody Battaglia, di seguire i POOH quando stava per lasciare il gruppo, Riccardo Fogli. Con Dody siamo rimasti in contatto per diversi anni poi, dato che era diventato un gruppo a livello mondiale, non l’ho più cercato per non disturbarlo

9 – E’ tempo di reunion…molti gruppi livornesi del tempo beat si stanno ritrovando…quando riascolteremo i Pionieri ?

R Questa domanda mi fa molto male dato che, dopo una serata organizzata a sorpresa all’Arena Astra dall’organista, dove io, Sergio, Andrea ed Auro ci siamo ritrovati dopo 48 anni, decidemmo di mettere in piedi una decina di pezzi per una ultima uscita allo scopo di poterci registrare e farci ascoltare dai nostri amici e parenti.
Iniziammo alcune prove solo vocali (era la parte forte del gruppo) ma, per intervenute difficoltà di alcuni, il sogno che da parte mia era nel cassetto da anni, è definitivamente sfumato.

10 – Chi è oggi Alberto Esposito ?

R Oggi sono un camperista super convinto, presidente di un club di camperisti, organizzo uscite a breve o lungo raggio, mi interesso di turismo, ho collaborato con l’Amministrazione a 5 Stelle per il piano del turismo (ancora dormiente) e, cosa più importante, nonno strafelice ed appagato di un maschietto ed una femminuccia che impegnano larga parte del mio tempo libero.

MASSIMILIANO PIETRINI

Massimiliano Pietrini

D Massimiliano Pietrini…nato con la chitarra in mano…
R A casa la musica c’è sempre stata, soprattutto con mio fratello Mauro che già suonava giovanissimo, gli strumenti musicali a casa nostra non sono mai mancati.
La scintilla però scocco un giorno che mi ritovai per le mani una vecchia chitarra diciamo “presa in prestito” in un vecchio fondo nel cortile del quartiere dove abitavo. Qualcuno l’aveva abbandonata ( o almenio spero) li dentro ed era una cosa da quattro soldi del tipo con le corde in nylon da studenti e in condizioni pietose. Avevo circa dieci anni quella fu la prima chitarra veramente mia (o del padrone del fondo secondo i punti di vista) e da li è partito tutto. Poi io sono nato negli anni 60 (1966) il periodo d’oro per la musica. Non poteva essere altrimenti.

D Il tuo primo gruppo fu Ottalido, Cover dei Beatles, Rolling Stones, Kinks…un bel sentire
R Non proprio, in realtà ce ne sono stati altri prima, niente di che, roba da ragazzi , durati dall’alba al tramonto. Nei primi anni 80 il solo trovare un posto dove suonare, ma anche comprarsi uno strumento serio o un impianto voci era un’impresa ardua. Soprattutto per chi iniziava e magari ancora andava a scuola e non aveva molte risorse economiche racimolare qualche soldo per l’affitto di una stanza o da investire per una strumentazione decente era dura.
Era anche uno dei motivi per cui tanti progetti musicali naufragavano.
Poi si sa intorno ai 13 -14 anni le priorità sono altre. Chi riusciva a far coesistere voglia di suonare, le ragazze, lo studio o il lavoro, andava avanti .
C’era una “scrematura” o “selezione  naturale” se così vogliamo chiamarla.  Molti che conosco e che al tempo ci credevano e suonavano sono ancora in giro a farlo. Altri sono semplicemente invecchiati.
Negli Ottalido entrai perchè il loro chitarrista, l’amico Silvano Storpi lasciò il gruppo e fui invitato a prenderne il posto. C’era Stefano “Steve” Reali alla voce, mio fratello Mauro al basso, Giovanni Venturi alla batteria e Luca Scotto alla chitarra. Nell’ultimo periodo se non ricordo male e per breve tempo entrò in formazione Luca Boldrini alla batteria. Come hai detto tu il repertorio era in gran parte formato da cover.
Uno dei primi gruppi “seri” comunque furono gli Unnamed. chiamati così con poca fantasia perche non riuscivamo a trovare un nome
Era il gruppo di “famiglia”. C’era mio Fratello Mauro alla chitarra e alla voce , mio nipote Emiliano al basso e Mirco Bonaccorsi alla batteria. Io suonavo la chitarra e cantavo. facevamo pezzi nostri e cover. Provavamo in una vecchia casa di contadini che mio fratello e altri ragazzi avevano preso in affitto su una collina di Castel Anselmo, precisamente in quella che veniva usata come stalla e che era stata trasformata in sala musica e prove. Non aveva insonorizzazione alle pareti e durante le prove visti i volumi non proprio bassini ho davvero rischiato di diventare sordo!
Nell’ultima formazione di quel gruppo fece parte anche il “Conte” che da lì a poco insieme a mio fratello Mauro andarono a formare I FURMINANTI.

Un bel periodo. Anche se non è stato il massimo per vari motivi (mio padre morì poco tempo prima della formazione del gruppo) mi sono divertito molto. Dopo ho dovuto fare i conti con la vita, ma un po come tutti credo.

D Cambio di alcuni elementi e nome e nascono i Be Side, rigorosamente Beatles tribute band…
R In realtà il primo nome fu “Savoy Truffle”. Della formazione facevano parte, oltre a me, Patrizio Galvagno al basso, Lonardo De Raffaele al piano, Paolo Baldeschi (che era l’unico professionista) stranamente alla batteria e Luca scotto alla chitarra. Se non ricordo male.
Prima dei Savoy truffle c’è stato un altro gruppo che comprendeva De raffaele al piano, l’ottimo chitarrista Massimo Gaveglia in quel caso prestato al basso e altri di cui non ricordo il nome. I Beside in formazione a quattro senza De Raffaele facevano esclusivamente cover dei Beatles ma cercando  di far conoscere il lato più rock della loro musica e il loro pezzi meno conosciuti. Da li il nome B-Side “il lato B” dei dischi a 45 giri, di solito un riempitivo che spesso non veniva ascoltato e veniva favorito il lato A con la Hit del momento. Nel caso dei Beatles i lati B dei 45 giri erano invece dei signori pezzi. Di questo gruppo ricordo un bel concerto a Effetto Venezia. Certo che ripensandoci adesso B-Side era proprio un nome a c…

D Rimaniamo sui Beatles…tuo grande amore…che non muore mai.
R Si, come il primo amore. Sono cresciuto con loro il mio primo LP è stato ” A Hard Day’s Night”. Ho impararato a suonare strimpellando le loro canzoni. Anche se il mio bagaglio musicale negli anni si è arricchito rimangono ancora adesso una mia costante.

D Dall’amore per i Beatles nascono i Semolina Pilchard…bella esperienza che ti ha portato a suonare al Cavern di Livepool…una grandissima soddisfazione immagino per chi è nato a “pane e Beatles”.
R I Pilchard sono stati un gruppo a cui sono rimasto molto affezionato. Era un progetto che sulla carta non doveva funzionare vista la diversità dei vari componenti e che invece mi ha dato un sacco di soddisfazioni.
Avevamo la base operativa al Cavern di Livorno, un locale che ha dato a tanti la possibilità di esibirsi e che a parere mio non è stato riconosciuto il dovuto merito. La formazione comprendeva Piero Ciantelli alla batteria, Teresa Rotondo alla voce, Michele Angelici al basso e il mitico Alessandro “Angus” De Fusco alla chitarra solista. Con loro grazie a Piero Ciantelli, che non smetterò mai di ringraziare,riuscimmo a suonare nel 2010 al Beatles Festival di Liverpool. Facemmo una serie di concerti lì e ci esibimmo, la prima band in assoluto a Penny Lane la mitica piazza di cui parla la canzone omonima dei Fab4 e soprattutto nel Cavern di Liverpool una delle cose più belle che mi siano capitate in ambito musicale. Ma d’altra parte non ti racconto nulla di nuovo, ì c’eri anche tu Massimo.

Al Cavern di Liverpool

D A proposito di Liverpool…ero presente e scoprii un Massimiliano Pietrini anche ottimo cantante: ricordo una tua immensa interpretazione di “Mother” di John Lennon…
R Ti ringrazio. Eravamo al Cavern di Livorno quel pezzo fu preparato in fretta e furia e suonato piano e voce insieme all’ottimo pianista Sergio Brunetti. Ero solo davanti al microfono e senza chitarra mi sentivo un po nudo. Il pezzo era molto particolare e toccante. Non è venuto fuori perfetto ma c’ho messo del mio meglio. Non mi reputo un cantante e se potessi me ne starei su un lato del palco a suonare la chitarra che è la cosa per me più bella del mondo, ma le situazioni a volte richiedono di posizionarsi più al centro del palco e allora mi adatto.

D E dopo i Semolina che hai fatto prima di formare i Teenage Wasteland ?
R Dopo i Pilchard c’è stato un periodo di calma relativa. La famiglia si è allargata e mi sono trovato con meno tempo a disposizione. Diciamo anche che la fine dei Semolina Pilchard mi aveva lasciato un po di amaro in bocca. I vari componenti non avevano mai considerato il gruppo come doveva e meritava. Tutti avevano altre situazioni e progetti a cui dedicavano più attenzioni e in alcuni mi chiesero anche di prenderne parte. A questi io non credevo molto e infatti alla lunga ho avuto ragione. Dei Pilchard nell’ultimo periodo fece parte anche il grande Franco Incani al basso che ricordo con immenso piacere. Dopo il gruppo ho continuato ha suonare con l’amico fraterno Leonardo De Raffaele al piano, in un duo acustico che, vista la passione di entrambi, non poteva che essere a tema Fab4.

D Parlaci del tuo gruppo odierno, i Teenege Wasteland appunto…
R Del nostro gruppo fanno parte Fausto Bonsignori al basso, Giovanni Venturi alla batteria e Paolo Albanese alle tastiere. Ancora una volta mi sono dovuto adattare a fare il cantante\chitarrista e questa cosa sta cominciando a darmi soddisfazioni. Come gruppo siamo all’inizio e per me è la prima volta che capita di suonare con un tastierista. Synth e tastiere hanno aperto altri orizzonti musicali e quindi ci possiamo permettere di fare pezzi molto più elaborati. Il nostro repertorio adesso comprende brani degli WHO, Pink Floyd e Rolling Stones tra gli altri. E’ una bella esperienza e con i componenti, anche umanamente, e cosa non da poco, c’è  una bella intesa.

D Chi è oggi Massimiliano Pietrini ?
R Mah… bella domanda. Di certo quel ragazzo di 14 anni che viveva per la musica è ancora qui dentro fortunatamente. Adesso sono un padre e le priorità sono ovviamente cambiate e ho dovuto venire a compromessi tra impegni familiari e lavoro e musica…ma mi diverto ancora un mondo a suonare.

LUCA DEL RIO

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Intervista al batterista dei Dynamites Luca Del Rio

D Nel 1967 nascono i Dynamites e alla batteria c’è Luca Del Rio…

R Si nel 1967 nascono The Dynamites detto poi alla livornese ” i Dinamitesse” e alla batteria ci sono io Luca Del Rio. La mia prima batteria una super Alberti con le pelli di ciuco per poi passare, a fine carriera, ad una Ludvig madreperlata bianca. Una vera bomba

D Altro Mondo, Piper di Viareggio, Caravella di Forte dei Marmi, Don Carlos…in questi locali eravate di casa e molto apprezzati…

R Oltre ai locali che hai indicato c’era “La capannina di Viareggio” forse quella che mi emozionava di più. Poi molti altri locali della costa Toscana furono per noi le mete del fine settimana senza però dimenticare campo Derby ed il locale più importante del campo, il Getaway, sulla Pisorno, dove facemmo da spalla anche ai Four Kens. Che bellezza, che tempi. In quegli anni si uni ai 4 Dynamites anche il cantante degli ex Poor Men, Nedo Faucci, che imparando bene la pronuncia dei pezzi soul lo scambiavano per uno statunitense!

D Nel 1969 all’Atleti di Livorno avete accompagnato Patti Pravo…mica poco.

R Si abbiamo fatto da spalla a molti gruppi famosi italiani come gli Equipe 84, i Califfi, Massimo Ranieri, Patti Pravo, ed anche stranieri come I Primitives, i Four Kens ed anche Brian Auger and Julie Driscol quest’ ultimi al Piper di Viareggio

D Sempre nel 1969 al Tennis Club di Tirrenia avete aperto la serata alla mitica Formula 3. Addirittura il vostro chitarrista Carmine Santaniello ha sostituito il grande Radius che non stava bene…

R Si al Tennis Club di Tirrenia andò proprio così. Fortunatamente Carmelo, e non Carmine, conosceva i pezzi e andò bene.

D Nel 1970 entrano a far parte del gruppo altri elementi tanto da formare un vero e proprio supergruppo, chiamato Atto Primo. Lasciate il beat e abbracciate la musica rock…Chicago, Deep Purple, James Brown…

R Il 1970 fu l’anno del cambiamento. I Modi ed i Dynamites suonavano all’ Atleti alternandosi ogni ora, ma all’inizio dell’anno i Modi decisero di sciogliersi e così i tre fiati si aggregarono a noi. I tre erano: Icilio Lanini, Paolo Ciangherotti e Giovanni ( accidenti non mi viene in mente il cognome). Nacque così l’Atto Primo un super gruppo di 8 elementi che miglioro’ nel genere Soul e successivamente cominciò a suonare i Chicago i Blood S&T, i King Crimson ed altro ancora. Ogni settimana un pezzo nuovo, ma che fatica per impararlo ascoltando le parti con il disco. Gli spartiti non si trovavano, quindi tutto ad orecchio. 1970 e 1971 furono gli anni, per me di grande soddisfazione. Ogni domenica all’Atleti c’erano circa 1000 persone ed Arrigo Pastacaldi era contentissimo. Tutte le settimane voleva sentire l’anteprima di quello che avevamo imparato.

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D A quel punto eravate una vera e propria orchestra…ma nel 1974 il gruppo si scioglie. Che successe ?

R Il 31 dicembre del 1971 decisi di lasciare il gruppo. Dopo un mese sarei dovuto partire militare e quindi mi sostituì Stefano Picchi, amico, coetaneo, antignanese come me ed un bravo batterista. Finito il militare, nel 1973, entrai a lavorare alla Stanic e da li cambiò la mia vita. Cambiarono anche le cose per i gruppi musicali, la discoteca prese il sopravvento e contribuì al declino di tanti gruppi. Altre cose??? Non saprei!!!

D Dopo questa esperienza mica avrai messo la batteria in soffitta ?

R C’è stato un lungo periodo in cui non ho più suonato. Non avevo più lo strumento e non valeva più la pena ricomprarlo. Ho formato una famiglia, ho avuto due figli Tommaso e Lorenzo,ho ricomprato una batteria usata e gli ho insegnato a suonare. Dopo l’Università Lorenzo comprò una Tamburo molto bella e con i suoi primi stipendi una Roland elettronica. Ora mi diverto un po anch’io, spesso suono, ed ho insegnato a mio nipote, che ora ha 7 anni, a suonare alcuni pezzi di Eric Clapton ( i più facili naturalmente). Anche il fratello più piccolo ( che ora ha tre anni) comincia a saper muovere le bacchette a tempo di musica. Insomma una famiglia di batteristi

D Parlando con i fratelli Santaniello mi parlarono di una possibile reunion…ci sarà ?

R Reunion??? A volte verrebbe la voglia, ma siamo così arrugginiti e così impegnati che la vedo dura. Chissà!!!!! Meglio vivere dei bei ricordi che rimanere delusi da una cosa poco soddisfacente.

D Una domanda che faccio a tutti i batteristi: Charlie Watts dei Rolling Stones ha sempre detto che il “culo” che conosce meglio è quello di Mick Jagger perchè sono più di 50 anni che se lo trova davanti sul palcoscenico. Qual’è il tuo “culo” ?

R Di culi ne ho visti diversi. Quando eravamo quattro quello di Aldo e Carmelo, quando diventando 5 quello di Nedo e quando diventando 8 quelli dei tre fiati. Ma il culo più bello è stato quello di una spogliarellista a Campo Derby che si spogliava davanti a me prima di girarsi verso i militari. È stato difficile mantenere il tempo giusto con tutto quel ben di Dio.

D Chi è oggi Luca Del Rio ?

R Oggi Luca Del Rio è un pensionato da quattro anni. La pensione se l’è guadagnata dopo 40 anni di raffineria Stanic e poi Eni quindi una mattina  potremmo trovarci e parlare un po’. La mattina perchè il pomeriggio faccio il nonno.

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FRANCO PAGANELLI

I Milvi con Milva

1 I milvi nascono nel 1973 e alla chitarra Franco Paganelli.

Premetto che il gruppo non si chiamava così e che l’improbabile nome di “Milvi” è nato per gioco; quando qualcuno ci chiedeva qual era il nome del gruppo, noi, per ridere, ma con tono serio, rispondevamo “I Milvi”, anzi “I Mirvi”.

Per essere precisi “i Milvi” nascono nel 1971. Nel 1973 Claudio Barontini sostituisce il precedente bassista e successivamente si aggiunge Marco Gasperetti al flauto. Mettemmo su tutto il repertorio sotto la guida di Eugenio (Neno) Vinciguerra, che già lavorava con Milva, nel negozio di Music City, lo storico negozio di Anna e Tony che allora era in Piazza Cavour. Pochi giorni prima del debutto c’incontrammo con Milva a Roma per le prove. Appena lei ci vide esclamò: “Eugenio, ma sono dei bambini!”, e lui, semplicemente: “Sì, ma senti come suonano!”. Da Roma ci trasferimmo direttamente in Basilicata da dove, quell’anno, partiva il Cantagiro. Nel mese di giugno ci fu il debutto, un’esperienza indimenticabile soprattutto per me che avevo appena 15 anni. Il Cantagiro era una specie di Festivalbar dell’epoca: tutte le sere, per una ventina di giorni, uno spettacolo in una città diversa, con partenza dalla Basilicata ed arrivo in Trentino con diretta TV. Tutte le sere a contatto nel back stage con artisti famosi che fino a pochi giorni prima avevo visto solo in tv. Ricordo Lucio Dalla, i Pooh, Mia Martini, I Ricchi e Poveri, Ron (allora si chiamava Rosalino) ma anche ospiti eccezionali come Aretha Franklin, Donovan ed i Led Zeppelin (dei quali conservo ancora gli autografi) e che ho visto andare di corsa verso il palco per ascoltare “Che sarà” dei Ricchi e Poveri con Roberta Plant che incitava agli altri con “Che sarà”!, Che sarà”!

Franco Paganelli alla chitarra …. Posso dire con sincerità di aver avuto una grandissima fortuna, quella di trovarmi al posto giusto nel momento giusto, quando Neno Vinciguerra doveva costituire il gruppo e si rivolse a Tony di Music City dal quale andavo a lezione di chitarra.

2 Milvi perché dal 1973 al 1980, sotto la guida dell’impresario Elio Gigante avete accompagnato Milva in giro per il mondo…raccontaci

Ho accompagnato Milva dal 1971 fino al 1979. Per quanto mi ricordo, a metà di questo percorso, Elio Gigante, che era l’impresario di Mina, divenne anche l’impresario di Milva. Sicuramente un numero uno, una forte personalità ed un grande carisma. Ricordo che ci accompagnò nel tour negli Stati Uniti e in Canada e mi chiamava per fargli da interprete perché parlavo inglese. Con Milva abbiamo davvero girato mezzo mondo …

3 Entrare al Madison Square Garden di New York deve essere stata una bella emozione….

All’epoca avevo 22 anni. Negli anni ci siamo esibiti anche in teatri importanti, ma il Madison Square Garden era sicuramente qualcosa di mitico, almeno nel nostro immaginario. Poter raccontare, oggi, che ho suonato al Madison Square Garden, beh, non è cosa da tutti.

I Milvi a New York

4 E poi Olympia di Parigi, palazzetto del ghiaccio di Montreal, Giappone, Unione Sovietica…mica male per un gruppo di giovani livornesi…

Anche Corea del Sud, per non parlare di tutta Europa. Davvero tantissimi ricordi e tanta nostalgia.

Sono stati anni meravigliosi, pieni di soddisfazioni e di esperienze irripetibili, di divertimento e piacere nello stare insieme agli altri amici del gruppo.

5 Quando Milva iniziò con il gospel ci fu una sinergia con i New Folkstudio Singer.. gruppo di colore americano…

Sì, per un paio d’anni abbiamo utilizzato questa formula; abbiamo fatto parecchi spettacoli insieme suonando gospel che Milva cantava ed interpretava in modo superbo riscuotendo sempre molto successo.

6 Quegli erano anni bellissimi. Voi eravate in giro per il mondo…che rapporti avevate con la scena musicale livornese del tempo?

Parlo della mia esperienza. Personalmente, pochi rapporti. Prima di accompagnare Milva ero molto giovane e frequentavo poco l’ambiente musicale nel quale avevo poche conoscenze. Successivamente, gli impegni del liceo prima e dell’università hanno fatti sì che ci fossero poche occasioni di contatto.

7 E dopo l’esperienza con i Milvi, mica avrai messo la chitarra in soffitta?

Certo che no. La passione per la musica, e in particolare per uno strumento musicale, non ti lascia, è parte di te, della tua sensibilità ed è un tuo mezzo di espressione. E’ anche vero, però, che lo studio serio e sistematico l’ho abbandonato ormai da molti anni e sicuramente sono ormai fuori esercizio. Rimane però il piacere di suonare spesso qualche nota. Ho la soddisfazione e l’orgoglio di aver trasmesso questa passione a mio figlio che, ovviamente, suona la chitarra ed è molto bravo. Si è diplomato al Mascagni, ha proseguito gli studi all’estero ed attualmente insegna chitarra in un istituto musicale di Berlino, città dove vive e tiene concerti. Quindi, quello che ho cominciato è stato proseguito, ma con maggiore capacità e talento, da mio figlio.

8 Sono tempi di reunion a Livorno…I Samurai, le Mummie, i Titani…mai presa la voglia di ricontattare “I Milvi” ?

Per dire la verità ci sentiamo di tanto in tanto promettendoci di organizzare a breve una cena che però in tanti anni – come spesso succede – non si è mai fatta. Di una reunion musicale non si è mai parlato perché, a parte Eugenio Vinciguerra, io e gli altri abbiamo poi preso altri strade.

9 Franco, c’è in te un rimpianto? Una occasione non sfruttata a dovere?

Certo! Rimpiango di non aver lasciato più spazio alla musica coltivando questa passione come avrei voluto. Ma quando è cessata la collaborazione con Milva, poco tempo dopo mi sono laureato e tutto il mio tempo è stato dedicato a costruirmi una professione lasciando il resto in secondo piano. Del resto ho sempre vissuto la musica come passione ma non ho mai pensato di farne il mio lavoro.

10 Chi è oggi Franco Paganelli

Libero professionista, sessant’anni, felicemente sposato, due figli di cui è orgoglioso, totalmente assorbito dal proprio lavoro ma con la chitarra, passione di una vita, sempre a portata di mano.

Franco Paganelli ieri