ROBERTO GALAZZO

D Roberto, andiamo indietro con la memoria…dai tuoi esordi…i Silver Clouds

R Ho iniziato a suonare musica leggera nel 1963,ero giovanissimo,avevo quindici anni appena compiuti ma frequentavo già il quinto anno di pianoforte al Mascagni,cosa che mi ha facilitato moltissimo nell’inserirmi nel mondo della musica leggera.

La prima orchestra (o complesso) come si diceva all’epoca sono stati i Silver Clouds,l’esordio fu (come scrivi anche tu nel libro)al night dell’hotel Cristallo

D Che effetto vi fece accompagnare Caterine Spaak, attrice che stava imponendosi anche come cantante e…bellissima

R Si, all’Abetone,dove suonammo per tutto il periodo natalizio accompagnammo Caterin Spaak che era ospite dell’albergo. Si, era bellissima !

Avevo quindici anni,davanti mi si apri un mondo di favola.

D Che ricordi hai dell’atmosfera musicale del tempo? Come riuscivi te, tastierista con formazione classica, a far parte di quel mondo musicale che stava cambiando?

R I gruppi nascevano e morivano in pochissimo tempo,duravano giusto il tempo di un contratto in qualche locale,finito il periodo non si suona va più.

Per me,causa anche l’influenza di mio padre che era stato un violinista abituato a suonare con chiunque in ogni dove,(nella sua epoca non esisteva il concetto di complesso dove i componenti suonavano esclusivamente tra di loro),provare senza esibirsi davanti ad un pubblico,non aveva molto senso e siccome di pianisti (io suonavo il pianoforte,i primi organi sarebbero apparsi un po di tempo dopo)su piazza eravamo veramente pochi,ricevevo continue richieste per andare a suonare In locali con contratti stagionali.

In quegli anni si suonava in un locale per tutta la stagione invernale o estiva che fosse,quindi rimanere fuori voleva dire stare fermi per tanti mesi;il piu delle volte finito un contratto l’orchestra rimaneva senza lavoro e finiva con lo sciogliersi,ecco spiegato il motivo per cui ho suonato con tantissimi musicisti,sia della vecchia

guardia che giovani coetanei.

D Dopo i Silver Clouds ?

R Tutto quello che dicevo prima ha fatto si che oltre ai gruppi dove tu mi hai menzionato nel tuo libro,io abbia anche suonato con I consoli(gira su facebook una foto dove accompagniamo Claudio Villa), I Fantasmi(c’era Robertino Vannini,era l’attrazione,aveva 12/13 anni) I Doberman(due inverni alla Perla di Altopascio,all’epoca era il miglior locale di zona, c’era anche Renzo,oltre a Rossiello,Albo Bianchi,Gigi Bargelli,Augusto Cortopassi alla tromba,……altri vecchi musicisti di cui non ricordo piu i nomi), I Lords…..probabilmente altri che si perdono nell’oblio………

Molte volte mi è capitato di suonare in gruppo con musicisti messi insieme all’occorrenza,per accompagnare concorsi di cantanti(all’epoca erano tantissimi,famoso il Canta Referendum del Tirreno che ho fatto molte volte)o accompagnare il varietà,o sostituire qualcuno al night ( vedi il libro di Renzo).

D Quindi “professionista “ nei night…

R Si, fu proprio in questo modo che terminate le scuole superiori e libero da frequenze all’università,iniziai a suonare nei night dove si lavorava tutte le sere dell’anno(anche li mescolando vecchi e giovani musicisti.

D Ricordi qualche tuo “collega” del tempo?

R Tra i giovani all’epoca ricordo appunto Renzo Pacini,Antonio Scanu,Adriano……..tra quelli più avanti in età Albo Bianchi,Edy Rubini,Bartoli,Cortopassi,Massimo Gragnani,Rodolfo Caroti che aveva suonato tanti anni con le sorelle del Trio Lescano…….e chissà quanti altri.

D All’improvviso “molli tutto”. Che successe?

R Siamo cosi arrivati alla fine del 1971 quando dopo un contratto di sei mesi al Sinatra club (night della costa etrusca)e dopo un paio di anni che ormai vivevo di notte e dormivo di giorno,ed anche per le insistenze

della famiglia,che non approvava quello stile di vita,con sommo rammarico proprio del Pacini e di Caroti,comunicai che non sarei andato a suonare,mi sembra alla Tavernetta di San Vincenzo dove avremmo dovuto iniziare subito dopo.

Francamente mi dispiacque un po, soprattutto per il Caroti che ci doveva vivere,(Renzo era studente come me e non doveva mantenere nessuno),senza un pianista che fosse in grado di accompagnare il varietà il contratto saltò ,ma io mi ero proprio stufato di quella vita.

Qua finisce il primo tempo della mia vita musicale,appesi il piano al chiodo e iniziai a lavorare nella azienda di famiglia.

D Ma come per tutti i musicisti…stare lontano dalla musica è dure…

R Impossibile direi. La musica è una droga dura da estirpare e la tentazione e sempre dietro l’angolo. Fu cosi che dopo qualche mese che il piano(ormai erano tastiere) se ne stava buono buono appeso al muro,un giorno mi telefona il compianto Pippo Savatteri, il quale mi dice che dagli Americani ( Camp Darby)cercano una orchestra per l’inverno;tentai delle sterili difese sino a che domandai……”Ma chi dovremmo essere????Pippo mi sciorino una serie di nomi da cui si capiva che si trattava della solita infornata per fare,un gergo,una rapina….alla fine smisi di far finta di resistere e dissi “Va bene andiamo” .Alla fine la formazione fu:Franco Rossiello,Barozzi,Gragnani,Savatteri,(gli ultimi tre erano tornati da poco da suonare in Libano)Paolo Endellini ,Alberto Piro(era anche lui tornato dall’Olanda)ed io.

Iniziammo a suonare dagli americani per sfizio e ci divertivamo un mondo,poi una sera a qualcuno,finito di suonare venne in mente di andare a trovare Roberto Trebbi al caminetto il quale ci accolse caldamente ma con stupore(sostanzialmente tutti avevamo, se pur in formazioni diverse,suonato da lui), ci domandò cosa stavamo facendo,come mai eravamo tutti insieme e cosi gli spiegammo che suonavamo ,per passatempo dagli americani al che ci disse che dovevamo andare a suonare da lui.

D Un bel colpo quindi..

R Veramente all’inizio rifiutammo, con una certa fermezza,in quanto in quel periodo(siamo nel 1972)era tornato di moda il liscio,e noi dagli americani potevamo suonare anche senza aver provato ,ma di liscio proprio non ne sapevamo niente.

Tanta fu l’insistenza del Trebbi che alla fine ci convinse(dopo ripetute sedute)e cosi cominciammo a suonare(mercoledi,venerdi,sabato e in inverno domenica pomeriggio e sera): era di nuovo un lavoro.

Ovviamente nel locale giravano impresari e fu cosi che cominciarono a offrirci(ovviamente a fine stagione al Caminetto)serate nei più disparati locali;nell’estate andammo e soltanto tra Il Pirata di Marina di Massa,Il Carillon di Marina di Pietrasanta ed il Pianeta Rosso di Antraccoli sottoscrivemmo contratti per circa un anno e mezzo.

D Quanto è durato il tutto ?

R Come ti ho detto l’orchestrasi è formata nel 1972 e con la sostituzione ,strada facendo,di alcuni elementi,è andata avanti,almeno con la mia presenza, sino al 31/12/1988.Pensa che in tutti quegli anni abbiamo suonato,senza soluzione di continuità,una media di 200/220 serate l’anno,(dati certificati da Abenaim),soltanto in estate per almeno dieci anni siamo stati l’orchestra residente(oggi si dice cosi????)del CARILLON,dove si suonava tutte le sere.

D Raccontaci la fine…

R Nel 1988 ho appeso veramente il piano al chiodo e soltanto,ultimamente,di rado ho fatto qualche serata con Alberto Piro ma soltanto piano e voce,senza tutti quegli schifosi marchingegni elettronici che oggi quasi tutti usano,dicendo che vanno a suonare mentre invece vanno a mettere i dischi !!!

MASSIMO SUARDI

D 1970 al Bubbino di Shangay debuttano gli MK5, con Massimo Suardi alla chitarra e voce…ne è passato di tempo…

R Ne e’ passato tanto di tempo ma e’ sempre vivo ogni volta che saliamo sul palco,ci guardiamo e il tempo sembra non sia trascorso,dentro c’e’ sempre quell’amore che ognuno prova per l’altro!

D MK5, nome strano…

R Il nome,bella domanda…fu mio padre a darci lo spunto….cercavamo qualcosa che ci potesse unire…un sigillo…eravamo in cinque a suonare (il sesto uomo fabrizio il fonico era compreso nel pacchetto) Mio padre disse:” siete cinque,quindi la sigla di un motorino elettrico per modelli radiocomandati fa il caso vostro,esiste mk3…mk4, beh c’e’ l’mk5 il top della gamma…fa per voi… accettammo.e da allora….e’ la nostra famiglia!

D Caminetto di Tirrenia, Altra faccia della Luna a Marina di Pisa, Pay Day di Punta Ala, Casina Rossa di Lucca, partecipazione al Cantareferendum dal 1973 al 1975…una attività di tutto rispetto…

R Si abbiamo suonato in tantissimi locali,piazze di tutta Italia, campi di calcio…ci siamo divertiti,per la nostra eta’ era un gioco e un sogno…sempre seguiti dai genitori(manco avevamo la patente) ma la soddisfazione piu’ grande era quella di averlo fatto con cantanti come Claudio Villa,Loretta e Daniela Goggi, Corrado, Ettore Andenna, Claudio Sottili di rmc, Edwige Fenech, Mita Medici, Mino Reitano, Daniele Piombi….e altri ancora che non ricordo .Abbiamo inciso una canzone “ Tu mi fai morire”…beh…tutto fantastico

D Il complesso è tutt’oggi in attività; quale è il segreto di tanta longevità ?

R Il segreto di tanta longevita’ si racchiude in un unica parola: amicizia…una parola grossa al giorno d’oggi. Noi ci riteniamo fratelli,un tacito giuramento d’amore dettato dal cuore! da 47 anni

D Il tuo strumento è la chitarra ma sei anche un ottimo cantante…

R Il mio ruolo primario e’ il canto.(Io,infatti, nasco come cantante prima ancora del gruppo)…la chitarra e’ un tappeto ritmico che si fonde con gli altri….e tutti insieme..facciamo squadra!

D Quali sono i tuoi artisti di riferimento?

R I gruppi che hanno segnato la storia musicale italiana…New Trolls…PFM….Orme…Nomadi

D Molti non ti conoscono come musicista ma se dici loro il nome di Snoopy tutti si ricordano di questo dj delle radio cittadine; raccontaci un po’ come nacque questo personaggio.

R Si ricordano principalmente di Snoopy perche’ in quegli anni il boom delle radio private e delle discoteche dette agio ad una vetrina importante! Io nasco come dj light al Maroccone, per poi passare alla console una domenica pomeriggio che vennero a mancare i dj ufficiali e l’allora ,il titolare…Patron Beppe Pasquini disse “ E’ il tuo momento…..vai” (sali’ in consolle e disse…oggi abbiamo un nuovo dj….Snoopy,io dissi chi e’?….Ero io….Bellissimo Beppe!) e io andai! da li alla radio (radio Flash) il passo fu breve ! Tra i giovani c’era un cambio generazionale e le radio le discoteche la fecero da padrone! La gente ascoltava ,ma si sentiva per radio…comunicava con gli altri,la musica disco imperversava da oltre oceano,togliendo spazio a quella di oltre manica. Stavano mutando i gusti e noi eravamo personaggi!

D Quali sono le vostre attività future ? Dove possiamo sentirvi suonare ?

R Le serate principali sono nel periodo estivo…c’e’ spazio e possibilita’ maggiori..Suoniamo in tanti Bagni di Tirrenia,locali estivi,all’oasi di Tremoleto…al Doc Caffe,Al camping Mare e Sole….

D Massimo, se ti volti indietro, musicalmente parlando, quale opportunità coglieresti che al tempo hai lasciato perdere?

R Le scelte che ho fatto le rifarei tutte……..meno una che non riguarda la musica….ma una ragazza,che per mia stupidita’,ho perso!

D Chi è oggi Massimo Suardi ?

R Oggi Massimo Suardi e’ un “ragazzo di ieri” prossimo alla pensione,che ama la musica,l’amicizia dei suoi fratelli, e che non vive di ricordi…ma guarda al tempo che verra’ !!

SIMONE GALASSI

1 – Simone Galassi, compositore, polistrumentista ma soprattutto chitarrista da sempre…

 

La chitarra, il mio primo amore, lo strumento con il quale da bambino ho iniziato a sognare a trovare nella musica quella via di espressione che in seguito nella vita é diventato il mio appoggio, la mia curiosità, il mio sfogo, il mio romanticismo, la mia rabbia, la mia prigione, la mia gioia, la mia voglia di non fermarmi, e di ricercare sempre quel qualcosa in più per continuare a crescere; questa stessa voglia mi ha guidato in tarda adolescenza ad avvicinarmi ad altri strumenti, cosi da poter avere una visione espansa del senso di musica, in quanto chiaramente ogni strumento tocca delle corde differenti dell’anima. L’arte in se non é nient’altro che una traduzione e/o trasformazione dell’idea in linguaggio universale che é formato da tante lingue differenti : musica, letteratura, pittura, cinematografia, poesia etc.. e per ognuna di loro sottogruppi di tanti differenti accenti e sfumature .  Negli anni ho imparato a riconoscere quando il mio vocabolario debba essere il piano, quando la chitarra e gli strumenti a corda, quando la fisarmonica, o  quando necessito di una tela da sporcare o di un quaderno e una bella penna per dare il via all’immaginazione!

 

2 – Il tuo primo gruppo fu i Sixteen…strano nome…

 

I Sixteen! Un decennio oramai é passato dai tempi della nostra amata sala prove che fu l’origine del nostro nome’ in quanto la stanza che utilizzavamo fosse la numero sedici in questo complesso di sale prove (detti “fondi”) nella zona industriale di Livorno, (Ir Picchianti)!! Decidemmo di chiamarci cosi perché in quella stanza spendevamo giornate intere per diventare quello che siamo stati, li é dove abbiamo iniziato ad essere noi stessi, a creare una visione musicale. Inoltre suonava molto bene! Chiaramente la maggior parte delle persone credeva che il motivo fosse il fatto che tutti avessimo più o meno sedici anni! Ricordo con simpatia tutte le volte che piuttosto scocciati spiegavamo a intervistatori o persone in generale che quella non fosse l’origine del nome!

 

3 – Con i Sixteen suonavi principalmente punkrock…dopo i tuoi gusti musicali sono molto cambiati..

 

Eh già gli anni del punk rock..

Credo che per me il cambiamento sia stato un processo naturale, con questo intendo che il corso degli anni e la necessità di abbracciare la musica in ogni sua forma mi ha portato ad ascoltarne tanta e ad andare fino in fondo per apprendere l’essenza di ogni genere e stile a cui ho dedicato tempo. Questa espansione mi ha guidato verso la creazione di un nuovo sound. Ad oggi non ho un genere preciso con il quale descrivo la mia musica, penso sia solo l’insieme di tutto quello che mi ha trasmesso emozioni e delineato la mia ispirazione negli anni.

 

4 – Quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando?

 

I miei punti di riferimento sono tanti, ma se devo concentrarli in una lista direi… ll susseguirsi di eventi, le persone e le storie che mi raccontano, i suoni della natura, i suoni di ciò che ha creato l’essere umano, la comprensione della propria identità e il dare ascolto alle voci dentro la mia testa.. In quanto a nomi di altri artisti che credo fosse quello a cui ti riferissi… direi: Ennio Morricone, Can, Nick Cave and the Bad Seeds, Leonard Cohen, David Bowie, Alan Vega, Sly and The Family Stone, Iggy Pop and The Stooges, Tom Waits, Lou Reed, Sun Ra and His Arkestra, Chet Baker, Miles Davis, John Lee Hooker, Muddy Waters, Serge Gainsbourg, Fabrizio de André, Franco Battiato, Daniel Johnston… Potrei andare avanti ancora per un bel pò, ma credo che questi nomi siano sufficienti a dare un idea di quali tipi di sensazione vado a ricercare musicalmente parlando a seconda di umore e necessità!

 

 

 

5 – Dopo questa esperienza hai iniziato una importante carriera solista con lo pseudonimo Young Shoes, che ti ha portato …

 

Mi ha portato alla fantastica e sofferta scoperta di me stesso, passando da intemperie ad epifanie, dalla totale concentrazione alla più estrema confusione. Ho vissuto esperienze memorabili filtrando il tutto attraverso la mia musica che si é trasformata in un enorme mezzo di interazione per quando mi riguarda. Il mio primo album solista “The Tragedies and the Maniac Passions of White Fleet” 2011, prodotto da Niccolò Mazzantini, leader della grande band labronica “Appaloosa” é stato sicuramente un epifania dall’inizio alla fine, la scrittura, la registrazione su nastro, come si faceva una volta, poi il tour Inghilterra con gli Appaloosa.. In seguito ci sono stati anni in cui il palco é stato in secondo piano perché quello che più contava era il fare musica, vivere in spazi creativi con persone che parlavano la mia stessa lingua, la ricerca di un suono per il quale ho sudato tanto durante il corso degli eventi per catturarlo e in studio per ottenerlo. Questa fase che coincideva in parte con la residenza Londinese ha portato alla realizzazione della mia piccola opera moderna, “The Secret Town” disco che é rimasto un pò nella penombra fino ad oggi, per mia scelta, in quanto ho voluto riservare a questo disco molto concettuale (con una storia legata all’inconscio e al mondo nascosto dietro l’anima di un essere umano) un qualcosa di più di un semplice release party e un pò di concerti.

Ho aspettato di avere le carte in regola per trasformale in un progetto di grande portata…

 

6 – Hai suonato in Italia e anche all’estero. A Londra hai avuto una bella esperienza di busking…una occasione formativa, che ti ha messo a contatto con molte persone. Raccontaci…

 

Esattamente.. Decisi di iniziare la mia esperienza di busking a Londra, una delle più grandi città cosmopolite al mondo e chiaramente uno dei più prolifici posti al mondo in quanto

a produzione d’arte.

I marciapiedi di Londra richiedono sudore, dedizione, pazienza e tanta passione..

Catturare l’attenzione di quella moltitudine di persone che sono esposte ad una marea di artisti che performano per strada non è semplice; Ho imparato che sta tutto nella comprensione del flusso e nell’individuazione di che tipo di momento bisogna coronare per quelle persone, questo chiaramente implica cambi di scaletta repentini, una buon senso intuitivo nel dire qualche semplice cosa che dia un assaggio di te artista e di quel brano che stai per suonare, ma non troppo, in quanto nel momento in cui si é riusciti a crearsi la folla intorno, bisogna mantenerla il più che si può e la musica, alla gente, interessa più dei discorsi.

Guardare con negli occhi le persone mentre suonavo mi aiutava in un certo senso a capirle e perdermi nelle loro sensazioni.. é un’emozione forte il momento in cui comprendi  quanto possa essere carico di energie l’attimo in cui si da qualcosa di personale a qualcuno faccia a faccia ricevendo cosi immediatamente qualcosa indietro, che sia negativo o positivo, tutto quello che torna indietro é arricchimento, sono affluenti che riempiono il fiume, per poi sfociare in un mare di comprensione, idee e condivisione..

 

7 – Attualmente vivi in Australia…che ci fai laggiù?

 

Sono venuto in Australia due anni e mezzo fa con la voglia di iniziare un nuovo capitolo di vita e di ricerca, in un mondo lontano e a me totalmente nuovo. Ho iniziato con il busking anche qui per conoscere il popolo incontrare persone e sentirne e vederne di cotte e di crude. Poi ho iniziato a vedere un pò più in grande in quanto ho capito che in questo paese sarei  potuto diventare produttore della mia stessa arte. Cosi ho iniziato a lavorare con una compagnia di abiti maschili come visual merchandiser e con saltuari servizi fotografici, cosi da poter crescere un gruzzolo che mi avrebbe permesso di produrre i miei lavori e iniziare a farmi un giro. Nella compagnia ho avuto la fortuna di conoscere molti altri artisti, persone spigliate e talentuose di varie entità: fashion designer, pittori, attori, musicisti e fra questi anche un giovane ragazzo che ha tirato su etichetta discografica tutta sua, di musica molto particolare specificamente “melbourniana” . Sono iniziate varie collaborazioni e l’ambiente stimolante di condivisione, ancora una volta ha giocato una parte fondamentale nella costruzione di un mio progetto. Ho deciso poi di prendermi un diploma in Management  and Leadership con un corso universitario di un anno cosi da poter avere una visione sviluppata in quanto a business e come gestire persone nell’ordine di un organizzazione. Nel mentre arrivano nuove conoscenze e nuove idee; e la conferma che la costruzione di un organo di produzione ha retto e ha dato esiti positivi..Adesso sono davvero in amore con questa con questo continente e la sua natura mozzafiato, ma soprattutto con questa città, Melbourne con il suo misto di culture e il suo spazio attraverso cui si respira libertà e speranza.

 

8 – So che stai lavorando ad un’altra pubblicazione…che puoi anticipare?

 

Si, hai sentito bene, questo continente e le avventure nelle quali mi ha trascinato ha fatto uscir dal calderone un nuovo disco fresco e pieno di sé.. posso anticipare che é un sound che ha sorpreso me stesso in primis. É come se fosse il riassunto di tutto ciò che son stato e che imparato fino ad oggi, un sommario del mio primo quarto di secolo, prendendosi spazi e tempo per far riflettere e a tratti prendendo le forme delle onde giganti della gold coast che si scrosciano contro metaforiche dighe di pesantezza che bloccano la nostra consapevolezza di quando sia bello sentire le cose fino in fondo alle budella, per aprirci cosi, attraverso il trasporto musicale e lirico, le porte di una percezione più realistica dove il bilancio fra negatività e positività porta alla semplice serenità, in quanto credo tutti concordiamo sul fatto che sia normale andare in contro a tempeste per un pirata, che sperso nell’oceano vuole trovare terra per rifocillarsi e ripartire in viaggio. Questo é l’unico modo in cui mi viene da descrivere questo disco…spero di aver trasmesso il concetto!!

 

9 – Sei un ottimo compositore e un ottimo paroliere e so che hai un sogno nel cassetto: un’opera teatrale…ci stai lavorando?

 

Si quel sogno é iniziato per l’appunto con la scrittura del mio secondo disco solista, “The Secret Town in quanto fosse molto di più di un semplice disco, per il fatto che avesse un concetto e una storia dietro di esso cosi e che fosse concepito con un orchestra risuonante nella testa, ha aperto un nuovo mondo sognante in cui i suoni descrivono scene dettagliate con persone e il loro mondo  che negli anni mi ha portato a sviluppare questo amore per la scrittura di storie. Scrivere tanto mi ha aiutato a raffinare la mia penna. Ho iniziato poi pensare a coreografie per ballerini, colori, costumi, luci e tutto il resto. Di recente mi sono sentito pronto per fare il passo verso questo mondo. Ho pensato che prima di renderlo uno spettacolo teatrale, avesse bisogno di una cortometraggio che lo riassumesse in immagini spettacolari ed astratte che possano far visualizzare al pubblico come il nostro mondo interno, il nostro inconscio é apparso nella mia mente attraverso intuizioni ed idee, cosicché lo spettacolo abbia una sorta di trailer. Tutto questo é diventato possibile grazie all’aiuto di Nick Mahady, co regista di questo cortometraggio, che ha presentato questo progetto all’ RMIT University of Melbourne, la quale interessata al concetto ci ha permesso di utilizzare della strumentazione di altissimo livello, ci ha dato stanze enormi in cui creare effetti speciali e studi  per lavorare all’editing; inoltre mi ha dato il via libera per utilizzare il loro nome come rappresentanza, il che mi ha reso la vita molto più facile nel processo di affitto di location in cui girare il film. Nick é un giovane artista minimalista, pieno di idee e di vita.. Mi sono innamorato dei suoi lavori quando circa un anno fa mi invitò alla sua mostra di sculture.. Ricordo ancora che appena entrai in quella stanza piena di installazioni di plexiglass che creavano un gioco di prospettive illusorio e fenomenale, pensai: io e questo ragazzo faremo grandi cose insieme! Ed eccoci qua..

A breve tutto sarà spiegato, per adesso voglio lasciare un velo di mistero su quello che accadrà!

 

10 – Sei sempre stato una fucina di idee…dove trovi tutta questa ispirazione?

 

Trovo l’ispirazione nei posti, nelle diverse culture, nel profondo assorbimento di gioia, dolore, malinconia, ansia, adrenalina, nelle gente, quindi nella profonda osservazione delle persone intorno, quelle a me vicine per le storie e gli episodi memorabili, quelle da un incontro singolo che lasciano il segno per il loro speciale background o per quella significativa chiacchierata, da quelle sconosciute con le quali non scambio una parola ma delle quali immagino che tipo di vita abbiano, che cosa pensino in quel momento quando stanno guardando qualcosa in maniera peculiare, parlando con qualcuno e guardandolo con uno sguardo singolare, quando sono cariche di rabbia per qualche motivo, quando sono assorte nelle loro faccende; che sorta di persone siano solo loro lo sanno ma per me diventano inconsciamente personaggi scolpiti dalla mia immaginazione a seconda di quello che hanno trasmesso al mio cuore e al mio cervello.. Trovo inoltre ispirazione nella mia vita, che da sempre cerco di vivere come un pezzo d’arte, per colorire le mie giornate e non permettere alla staticità di prendere il sopravvento. Ad esempio sto scrivendo le ultime risposte di quest’intervista in un club alle 11 di sera di sabato mentre le altre persone ballano e si dilettano nel loro sfogo fine-settimanale! Al momento sono in un totale momento di ispirazione per il lavoro al cortometraggio e le sue colonne sonore e di impegni per la sua realizzazione  , perciò a casa nel mio studio mi sono ritrovato diverse volte  a cercare di rispondere alle tue domande, Massimo, e poi una volta devo  suonare una canzone, un altra volta ho bisogno di meditazione poi di dover trascrivere qualche emozione e alla fine tutto è diventato distrazione!!! perciò ho pensato: “chissà che succede se invece creare la distrazione mi circondo di essa, creerà questo un livello di concentrazione più alto per questo specifico compito in questo particolare momento?” L’esito é positivo! Anche se non ti nego al di fuori dei bodyguard  del locale che si sono appena avvicinati per dirmi che sono entusiasti di vedere un uomo in club che non sia li pronto a cacciare la preda, mi sento un pò di occhi dubbiosi e curiosi puntati addosso!!!

 

 

11 – Chi è oggi Simone Galassi?

 

Mmm.. chi é oggi Simone Galassi? Domanda intensa!

Sono un anima aperta, una persona passionale e creativa come sono sempre stato.. la differenza é che nel crescere  ho imparato a comprendere quanto sia prezioso ogni momento su questa terra, l’interazione fra creature umane e quello che si riceve nel dare; come sia preziosa la possibilità di vivere quello che vivo quotidianamente, il che mi ha portato a capire che le cose non succedono A noi, ma PER noi. Gli anni durano di più se li si vive con intensità . Ed io non ho alcuna intenzione di mollare la presa in questo continuo tiro alla corda con la tempo.

 

MATTEO CALDARI

D – Matteo Caldari, figlio d’arte. Tuo padre Alessandro era il chitarrista dei mitici Doars…è venuto dal lì il tuo amore per la chitarra ?

R Sicuramente il fatto di esser cresciuto in mezzo a chitarre e vinili ha influito 🙂

Devo dire comunque che babbo non ha mai fatto pressioni, forse per non rischiare l’effetto contrario…

D – Puoi raccontarci la tua carriera musicale…i gruppi con i quali hai suonato ?

R Ho cominciato presto a strimpellare la chitarra, la prima band si chiamava Semenia ed era in pieno periodo grunge, quindi provavamo a suonare brani dei Nirvana e delle band di Seattle. Ho cantato negli Amok, cavalcando il periodo ‘nu metal’ di Rage against the machine, Korn e Deftones. In seguito ho militato nelle band hardcore anti-NRA e Radio Mosquito, sempre come chitarrista. Il primo approccio al mondo punk/hardcore è avvenuto con i Barney Gambles, che io reputo un po’ la fase embrionale di quelli che poi sono diventati gli attuali 7Years, nati nel 2001 e ancora oggi vivi e vegeti, e con i quali ho cominiciato a suonare il basso. Per qualche anno ho suonato in un terzetto rock’n’roll chiamato The Sweat, con mio fratello alla chitarra e Rolando Cappanera alla batteria. Dal 2003 per circa dieci anni ho militato nei Seed’n’feed, una delle mie band preferite in assoluto. Inoltre in questi anni ho avuto la fortuna e l’onore di aver collaborato con artisti come Joey Cape (Lagwagon), Jasper Vergeer (Undeclinable), Mickey Leigh (fratello di Joey Ramone), Jeff Caudill (Gameface), Chuck Ragan (Hot water music), Hans Roofthooft (F.O.D.), Michael Vogelsang (Farside), Jonah Matranga, Jamie Woolford (Let go, The Stereo), Yotam Ben Horin (Useless ID) ecc.

D – Quali sono i tuoi punti di riferimento, i tuoi chitarristi “del cuore” ?

R Dovrei fare una lunga lista di nomi citando tanti artisti e tante band che mi hanno influenzato in questi anni. Mi limito a fare alcuni nomi: Queen, Nirvana, The Beatles, Lagwagon, Bad Religion, Rage against the machine, Refused… alla domanda sui chitarristi invece rispondo Brian May e la sua Red Special 🙂

D – Ti ho visto suonare insieme a tuo padre…che effetto fa ?

R Lo scorso anno ci ha chiesto di prendere parte alla bella iniziativa “Tutto parte dal basso”, è stata una bellissima esperienza condividere il palco con babbo e Diego… stare su un palco insieme a mio fratello ormai è una consuetudine, ma suonare tutti e tre insieme è stato molto emozionante.

D – In casa avrai sentito parlare molte volte dell’atmosfera particolare che c’era in città negli anni 60; te che sei a contatto con quella di oggi, che mi sai dire a riguardo?

R A mio avviso il numero di band e il livello qualitativo sono alti per una città di provincia come Livorno. Onestamente però non sento un’atmosfera particolare, ci sono semplicemente delle buone band attive in Italia e all’estero.

D – So che, musicalmente parlando, oltre che valente chitarrista/bassista, ti occupi di altro…

R Dal 2001, sempre insieme a mio fratello, portiamo avanti una piccola etichetta discografica indipendente chiamata Inconsapevole Records con la quale cerchiamo, per quanto ci è possibile, di dare una mano a band emergenti che riteniamo valide. Se vi va di approfondire vi invito a visitare il nostro sito www.inconsapevolerecords.com

Inoltre da qualche anno collaboriamo e organizziamo concerti tutti i Venerdì con il Surfer Joe (www.surferjoe.it), il locale accanto all’Acquario sulla Terrazza Mascagni.

D – Quali sono i tuoi progetti futuri?

R Abbiamo da poco terminato il nuovo album dei 7Years (www.7years.eu) e siamo in contatto con diverse etichette per definirne i dettagli dell’uscita. Credo comunque che faremo un concerto di presentazione di Estate al Surfer Joe e il 14 Agosto avremo l’onore di condividere il palco del Bay Fest di Rimini con Bad Religion, Good Riddance, Pennywise ecc. Inoltre ho cominciato a registrare nuovo materiale per un disco acustico solista di cui presto avrete notizie seguendo la pagina www.facebook.com/thefartbreaker

D – Seppur ancora molto giovane, c’è una occasione che ti penti di non aver sfruttato a dovere?

R In un breve periodo della mia vita ho valutato l’idea di trasferirmi in California, dove la musica che suono va per la maggiore e le possibilità di lavorare in ambito musicale sono sicuramente più elevate. Ma si sa, per fare delle scelte ci vuole coraggio e bisogna essere disposti a lasciare qualcosa e soprattutto qualcuno, io non me la sono sentita.

D – Sei cresciuto a “pane e musica”; riesci ad immaginare un mondo senza la stessa?

R Assolutamente no. Fare musica mi fa stare bene e mi è terapeutico. La mia famiglia lo sa e quindi mi supporta e sopporta da sempre.

D – Chi è oggi Matteo Caldari?

R E’ un babbo, un marito, un figlio, un fratello che, quando riesce a ritagliarsi del tempo libero, suona ancora punk rock… e non solo.