BAND – Moondog matinee (1973)

BAND

Moondog Matinee

***-

Label Capitol

Format Vinyl LP                                                                              

Country USA

Released 15-10-1973

Genre/Style Rock

Side A

1 Ain’t got no home ***

2 Holy cow ***

3 Share your love (with me) ***

4 Mystery train **

5 Third man theme ***

Side B

1 The promised land **

2 The great pretender ****

3 I’m ready ***

4 Saved ***

5 A change is gonna come ***

Formazione

Rick Danko basso, voce, chitarra

Levon Helm batteria, basso. chitarra, voce

Garth Hudson organo, piano, sintetizzatore, fisarmonica, davinet, sassofono

Richard Manuel piano, batteria, voce

Robbie Robertson chitarre

Moondog Matinee, cover album, è accattivante.
Ci sono poche sorprese, anche meno tensione, e se l'album contiene una netta mancanza di momenti eccezionali, la coerenza del gruppo è stata raramente più evidente o necessaria.
Tutto sommato è una sorta di revival degli anni ”50 e ’60, come un estremo gesto di nostalgia. 
Tuttavia, Moondog Matinee rimane un lavoro fragile, una raccolta di lati B che sono tanto divertenti quanto dimenticabili nel contesto delle più grandi preoccupazioni del gruppo.
È difficile non amare Moondog Matinee anche se non è certo il top della Band.

CARLO MARI “CHARLIEATOMIX”

1 Carlo Mari chitarrista…tutto ebbe inizio quando Alessandra Falca ti chiese di accompagnarla per le sue canzoni…

1- Tutto ebbe inizio qundo a 15 anni iniziai a mixare i dischi con i piatti, a18 anni vidi un manifesto di un corso di chitarra organizzato da Dario Paganin che fu il mi primo maestro. Poi iniziai a suonare cover in un gruppo con Nico della Big Wave, poi con Alessandra Falca e Paolo Palazzi nello spettacolo delle canzoni sugli animali.

2 Grazie anche agli studi con Marco Del Giudice e Riccardo Galatolo entri a far parte dei Soogo Wonk…raccontaci

2- Inizialmente i miei studi alla chitarra erano molto superficiali ma quando ho conosciuto il maestro Marco del Giudice ho cominciato a capire le armonie che mi hanno aperto un mondo musicale. Poi ho conosciuto il Prof. Giuseppe Acquaviva (violinista), da quel momento ho cominciato a studiare sia il pianoforte che il basso.

Con i soogo wonk sono rimasto solo un paio di mesi xche’ il progetto era basato solo sull’utilizzzo di macchine e computer senza suoni strumentali che era quello che mi interessava maggiormente.

3 La musica elettronica ormai ti “ha preso” e insieme Sassu e Nannoni dai vita al gruppo LSD (Leghorn Sound Department), un nome che la dice lunga sul tuo amore per la città di Livorno.

3- Con gli LSD (io alla chitarra, Roberto Sassu al basso, Rccardo Galatolo alle tastiere e Riccardo Nannoni alle macchine) avevamo trovato la giusta maniera di combinare le macchine con gli strumenti,ora dopo una pausa di qualche anno siamo tornati a sperimentare insieme.

Potrei dire che il nome LSD sia amore x la citta’ di Livorno, in realta’ c’e’ piu amore propio per l’acido lisergico, ma non e’ vero sto scherzando,non ho mai fatto uso di acidi.

4 Si arriva così ai Villasound di Elena Mellino e al lavoro “Villasound Puro Vol.1” con il quale vi aggiudicate la prima edizione dei Livorno Music Awards…una bella soddisfazione

4- E’ stata una bella soddisfazione quando i Villa Sound (Elena Mellino, Davide Sessa e Matteo Cateni) hanno vinto il premio Livorno Music Awards. Ricordo che nell’arrangiamento per quel disco ero alle prime armi con il violino elettrico.

5 E finalmente si arraiva a Charlieatomix, la tua carriera solista. Prima di tutto perchè questo nome e poi perchè la scelta di lasciare un gruppo per esibirti da solo ?

5 Il nome Charlieatomix deriva da un programma per dj che ho usato, l’atomix mp3.

Sono sempre stato un solista a cui piace aderire a progetti e collaborazioni che mi vengono proposte o che propongo a musicisti con cui entro in contatto. Ad esempio ho collaborato con il dj alik, molto conosciuto a livorno- All’interno di uno dei suoi dischi ci sono alcuni miei riff di chitarra. Oppure quella volta che ho suonato due sere alla festa rossa con il gruppo reagge Guerrilla Farming. In quell’occasione ho conosciuto il tastierista Edoardo de Maio con il quale ho poi fatto un disco molto sperimentale intitolato ”Roba pesa con Edo”.Ultimamente ho suonato il basso acustico nel progetto “Radici Scalene”, poesie di Elisabetta Cipolli musicate da Selvaggio Casella,e sempre al basso nei Petit fleur et atomique sauvage, canzoni del risorgimento, di protesta e anarchiche, sempre con Selvaggio alla chitarra ed Enrico Fiorini alla voce.

 

6 Quali sono le tue influenze musicali e i tuoi punti di riferimento?

6- Le mie influenze musicali provengono dalla disco e dal funky degli anni 70, all’elettronica degli anni 80 e 90. I miei punti di riferimento al momento sono quasi tutti francesi come air,caravan palace,rockets oppure come gli argentini gotan progect. Tra gli italiani c’è il grande Morricone.

7 Livorno è parte di te…come ti rapporti con la città, musicalmente parlando?

7- Si, sono sempre stato a Livorno, il mio rapporto con la citta’ musicalmente parlando e’molto tranquillo, ho la mia stanzetta della musica, faccio tutto li, registrazioni prove e collaborazioni.L’estate qualche volta suono le gem session alla deriva, niente di piu’.

8 Progetti futuri ? Una tua esibizione magari proprio a Livorno ?

8- Sto lavorando ad un disco nuovo che non ha ancora un nome, poi ho 2 lettori cd gemini cdj 650 quindi dentro mantengo sempre un anima da dj.

Le esibizioni non mi attraggono molto perche’in italia il musicista viene visto come una una sorta di cazzone fannullone quindi da pagare poco o addirittura nulla. Sappiamo che non e’ cosi’ e che per imparare bene uno strumento ci vogliono diverse ore al giorno e anni di esercizi. Ora che siamo nel mondo globalizzato dell’immagine tanti musicisti suonano anche gratis solo per farsi vedere nelle loro maschere. Non sono d’accordo con questa mentalita’ e quindi esibizioni ne faccio molto poche. Mi piacerebbe andare a suonare nel resto dell europa dove i musicisti sono valutati in maniera diversa che qui in italia dove sembra che se ti facciano suonare per farti un piacere,mentre e’ propio il contrario, sono io che faccio un piacere a te e alla tua clientela e quindi o mi paghi decentemente oppure non ci vengo. Preferisco dedicarmi all’insegnamento (armonia,strumento,e allenamento ad ascoltare la musica da musicista non solo con le orecchie ma anche con il cervello) a chiunque abbia voglia di imparare a suonare uno strumento.

9 Carlo, rimpianti ? Occasioni perdute ?

9- Non ho ne’ rimpianti ne’ occasioni perdute, vado sempre avanti e basta. Ora mi sto’ dedicando a studi di batteria elettronica e sono contento cosi’.

10 Chi è oggi Carlo Mari, in arte Charlieatomix ?

10- Oggi Charlieatomix e’ un uomo di 51 anni a cui piace sempre sperimentare tutto in musica xche’ la amo, senza grandi pretese e continuo a sperimentare, finche’ mi diverto va bene cosi’.

THE BAND – Cahoots (1971)

BAND

CAHOOTS

***–

Label Capitol

Format Vinyl LP                                                                                  

Country USA

Released 15-09-1971

Genre/Style Rock

Side A

1 Life is a carnival **

2 When I paint my masterpiece ****

3 Last of the blacksmiths ***

4 Where do we go from here ? **

5 4% Pantomime ****

Side B

1 Shoot out in Chinatown **

2 The moon struck one **

3 Thinkin’ out loud **

4 Smoke signal **

5 Volcano **

6 The river Hymn ***

Formazione

Jaime Robbie Robertson chitarre, piano

Rick Danko basso, voce

Levon Helm batteria, mandolino, contrabbasso, voce

Garth Hudson organo, piano, sassofoni

Richard Manuel pianoforte, organo, batteria, slide guitar, voce

Allen Toussaint arr. ottoni in Life is a Carnival

Van Morrison voce in The River Hymn

Libby Titus cori in The River Hymn

Cahoots, pur non essendo all’altezza degli alti standard dei precedenti tre album di The Band, è un ottimo album. Il tema oscuro dell’estinzione e alcune canzoni mediocri potrebbero aver allontanato i critici e molti fan dall’album, ma io considero Cahoots un altro successo per The Band.

BAND – Stage Fright

BAND

STAGE FRIGHT

***+

Label Capitol

Format Vinyl LP

Country USA

Released 17-08-1970                                                          

Genre/Style Rock

Side A

1 Straberry wine ***

2 Sleeping **

3 Time to kill ***

4 Just another wistle stop ***

5 All La glory ***

Side B

1 The shape I’m in ****

2 The W.S Walcott medicine show ***

3 Daniel and the sacred harp ***

4 Stage fright ****

5 The rumor **

Formazione

Jamie Robbie Robertson chitarra, autoharp

Rick Danco basso, violino, voce

Levon Helm batteria, chitarra, percussioni, voce

Garth Hudson organo, piano elettrico, fisarmonica, sassofono

Richard Manuel pianoforte, organo, batteria, clavinet, voce

Dopo aver ottenuto un enorme successo con l’album omonimo del 1969, un’apparizione al leggendario Woodstock Music and Art Festival e i loro volti sulla copertina della rivista Time, The Band sono tornati in studio per un nuovo album per soddisfare le elevate aspettative dopo il loro album precedente. Nel tentativo di preservare la natura strettamente legata alla registrazione di “Music From Big Pink” e “The Brown Album”, The Band ha iniziato a registrare presso la Woodstock Playhouse nella loro città natale. Ma, come divenne presto evidente, fama e fortuna avevano preso il loro tributo su The Band, e il risultato fu Stage Fright.
Questo album si rivelò essere l’ultimo “capolavoro” di The Band, e l’ultimo con The Band ancora un gruppo affiatato. Con il prossimo album, Richard Manuel smise di scrivere completamente e Robbie Robertson iniziò a sperimentare. Persino Stage Fright di per sé non ha funzionato bene come i suoi predecessori. Tuttavia, Stage Fright possiamo definirlo un classico ed è un must per tutti i fan della band e anche per gli ascoltatori occasionali.

BAND – The Band (1969)

BAND

THE BAND

****

Label Capitol

Format Vinyl LP

Country USA

Released 22-09-1969

Genre/Style Rock

Side A

1 Across the great divide ****

2 Rag mama rag **

3 The night they drove old Dixie down *****

4 When you awake ****

5 Up on Cripple Creek ****

6 Whispering pines ***

Side B

1 Jemina surrender ***

2 Rockin’ chair ***

3 Look out Cleveland ****

4 Jawbone ***

5 The unfaithfull servant **

6 King Harvest (has surely come) **

Formazione

Jaime Robbie Robertson chitarra

Rick Danko basso, violino, trombone, voce

Levon Helm batteria, mandolino, chitarra ritmica, voce

Garth Hudson organo, clavicordo, pianoforte, sassofono, tromba, tastiere

Richard Manuel pianoforte, batteria, sassofono, armonica, voce

John Simon produzione, tuba, pianola, corno, sassofono, ingegnere del suono

Tony May ingegnere del suono

Joe Zagarino ingegnere del suono

Elliot Landy fotografieCi sono album che arrivano e non lasciano traccia alcuna. Ci sono album che che sono additati a capolavori dei quali si perde il ricordo col passare degli anni. Ci sono album che nascono immortali, che segnano la storia e influenzano generazioni intere. The Band, meglio conosciuto dai fan della band di Robertson come “The Brown Album”, è uno di questi.

Portrait of the listener as a young man Ritratto dell’ascoltatore da giovane Il mio primo disco

Faccio subito le mie scuse a James Joyce, ma il titolo mi piaceva troppo, era quello giusto.

Dalle mie parti siamo molto lontani dalle rive del fiume Liffey che attraversa Dublino, ma in compenso abbiamo un meraviglioso mare, un’aria che profuma di salsedine, che ti riempie i polmoni e che quando tira libeccio, ti schiaffeggia il viso, ti brucia la pelle.

Nella storia del mio primo vinile a 33 giri che, lo rivelo subito, fu Neil Young dell’omonimo cantautore canadese, c’è molta strada in bicicletta per le vie della mia città; lunghi viaggi da una periferia accogliente, quasi campagna, verso il centro, precisamente Piazza Buontalenti, Mercato Centrale, dove mia nonna Silvana gestiva un banco di frutti di mare.

Non era esattamente l’amore per le cozze, che pur esisteva e esiste tutt’ora, che mi spingeva fin là, ma molto più volgarmente ero là per la “mancia”.

Può sembrare brutto detto così, ma vi assicuro che a 12 anni non lo era affatto.

Era una commedia: tutte le volte lei faceva finta di essere sorpresa della mia visita e io facevo il nipote premuroso che faceva chilometri per andare a trovarla.

Non chiedevo soldi, mai fatto ! Cominciavo a girare per i banchi del pesce, fingendo di ammirare i naselli e le sogliole, le occhiate e le acciughe…e lei mi ignorava.

Ogni tanto “mi facevo vedere” ma lei faceva ancora finta di niente.

La scenetta terminava quando lei, stufa di vedermi trepidare, mi metteva in mano un sano biglietto di banca che quasi sempre profumava di mare.

Non penserai che sono venuto a trovarti per la mancia…” mentivo sapendo di mentire e lei lo sapeva !

Con quei soldi, quella volta, avevo deciso di acquistare il mio primo LP, il disco che “non finiva mai”…

La scelta non fu facile: quella era l’età in cui Gianni Morandi, il mio idolo indiscusso fino ad allora, iniziava a starmi stretto…avevo già fatto la conoscenza dei Rolling Stones ma solo a 45 giri…

Alla fine degli anni ’60, l’epoca di questa storia, c’era un bel negozio che si chiamava Pietro Napoli: entrando là si piombava in un luogo di delizie : strumenti musicali, spartiti, dischi e dulcis in fundo, unico in città, tre cabine per ascoltare la musica.

Le dita scorrevano tra gli scaffali, i nomi ignoti si sprecavano. Poi, come se fosse piovuto da un altro mondo, davanti a me apparve il viso dolce e bello di un giovane uomo con i capelli lunghi, che sovrasta palazzi di una città capovolta, tutt’intorno colline pietrose con alberi scheletrici, con un cielo strano, dominato da un sole ancora più strano.

Era fatta, avevo acquistato il mio primo LP.

Neil Young gira ancora sul piatto del mio giradischi, lo conosco a memoria, solco per solco, accordo per accordo. Lo ascolto perchè mi piace e anche perchè mi ricorda l’emozione di mettere insieme più mancette per comprare un nuovo disco.

Oggi mia nonna non c’è più ma ogni volta che lo ascolto non posso fare a meno di pensare a lei, al suo amore, alla sua generosità.

Si, questo disco è più suo che mio.

SIMONE SOLDANI

D Simone Soldani, in arte Bimbo..one man band…

R Io mi occupo di una prima stesura embrionale del brano, testi e accordi, e poi mi rivolgo subito a Valerio Fantozzi, il bassista che mi aiuta a dare una forma più definita al brano. Successivamente i brano passa in mano ai musicisti che più stimo:

Matteo Pastorelli chitarra,Dario Arnone batteria,Carlo Bosco shynth e pianoforte,Giulio Fagiolini nuovo arrivo shynth e pianoforte Massi Geppo sax.

Ognuno dei quali fornisce attraverso una serrato e spesso lungo confronto il suo apporto al brano.

D Dopo l’sperienza con i Negative Pole questa scelta di intraprendere un cammino musicale da solo…a cinti fatti soddisfatto ?

R Direi di si, sono soddisfatto più che altro di non essere rimasto imbrigliato in quelle sonorità , fermo a suonarmi addosso rischiando di ripetermi all’infinito. In questo modo sono riuscito a collaudare nuovi suoni ed a introdurre la lingua italiana nella mia musica.

D “Bugie per asini” è il tuo disco d’esordio; testi provocatori, che fanno riflettere. Come è nato ?

R In quel periodo stavo scrivendo colonne sonore per cortometraggi,documentari e spettacoli teatrali,sentivo una grandissima voglia di tornare a suonare dal vivo e mi sono detto: perchè non provare a scrivere un album in italiano? In un primo momento ho pensato di lasciarmi influenzare da tutti i miei vecchi ascolti di band inglesi e americane e provare a cantarci in italiano ma il rigetto è stato immediato!Quindi ho dovuto fare una ricerca più approfondita sulla musica italiana che fino a quel momento conoscevo molto poco fatta eccezione per qualche cantatutore che conoscono tutti.Il primo artista che ho scoperto e apprezzato è stato Stefano Rosso , consigliato da Carlo Virzì, e il secondo Lucio Battitsti. Ispirandomi a loro i miei brani cominciarono a prendere forma. Ecco è nato cosi…

D Il lavoro è stato accompagnato anche da un bel video per la regia di Paolo e Marco Bruciati dal titolo “Questo pesce sa di carne”, recensito anche da Rolling Stones…una bella soddisfazione…

R Il video a dir la verità è stato tutto merito dei fratelli Marco e Paolo Bruciati . Paolo mi ha chiamato proponendomi la loro idea per il video che ho trovato subito molto interessante e che quindi ho accettato al volo. Conoscevo Marco perchè avevo già collaborato con un mio brano, “Mille parole”, ad un suo cortometraggio “Margherita” liberamente tratto da “ Salò e le 20 giornate di Sodoma” di Pier Paolo Pasolini. Il video è stata un esperienza molto bella conclusasi con l’approvazione di “Rolling Stone” che per noi è stata una grande soddisfazione.

D Nel tuo curriculum anche una partecipazione nella colonna sonora di “B.B. E il cormorano” presentato al Festival di Cannes…mica poco…

R Quando Edoardo Gabriellini mi propose questo lavoro avevo da poco concluso l’esperienza Negative Pole e non sapevo neanche o quasi che cosa fosse una colonna sonora. La proposta di questo lavoro mi ha spaventato, avevo paura di non farcela, volevo scappare! La notte sognavo di non avere più idee e che quindi non sarei riuscito a portare a termine la colonna sonora questo mi causava molta ansia. Stavo per rinunciare alla proposta quando mi è arrivata la chiamata di Edoardo il quale mi informava che entro pochi giorni le riprese sarebbero partite e tutto il cast era nel panico perchè anche per molti di loro era la prima esperienza e nessuno sapeva bene cosa doveva fare.

Alla fine delle riprese la commissione di Cannes ci ha chiamato per ospitarci nella seimane de la critique e siamo esplosi di gioia.

D Quali sono le tue influenze musicali?

R Battisti,Bobo,Bugo,Beck,Billy Bragg i Beatles un po meno e Lucio Dalla anche se non comincia per B… ( cit. Battisti)

D Livorno da sempre ha dato vita a formazioni musicali “a bizzeffe”…in ambito cittadino c’è qualcuno con il quale lavoreresti volentieri?

R Certamente con Bobo Rondelli… Potrei entrare in studio con lui anche adesso mentre sto scrivendo…

D Progetti futuri? Magari dal vivo a Livorno?

R Ho appena finito di registrare un disco prodotto insieme a Ivan Rossi fonico e produttore anche del precedente.

Sto cercando di mettere insieme tutto il gruppo lavoro per riuscire a far diventare questo disco una nuova esperienza da vivere insieme ai miei musicisti e a chi ci ascolterà ,non vedo l’ora…

D Simone sei giovane ma hai un rimpianto, una occasione non sfruttata che non ti fa dormire ?

R Grazie per il giovane, ma ormai si può dire ex giovane…non credo che esista un occasione nella vita o almeno non ho mai avuto la percezione di averci avuto a che fare. Per quanto riguarda il dormire soffro di insonnia fin da quando ero piccolo…forse significa che molto tempo fa mi sono perso un’occasione gigante!

D In sostanza…chi è oggi Simone Soldani in arte Bimbo (pseudonimo tutto livornese)?

R Spesso me lo chiedo anch’io ma non trovo una risposta. Ci sono due cose che mi legano a questo nome. La prima riguarda un cartone animato, Bimbo è il cane di Betty Boop; in un primo momento Betty Boop e Bimbo erano entrambi due cagnolini ma poi, per esigenze di mercato, Betty Boop diventò una icona femminile e Bimbo rimase un cane. La seconda è l’uso che viene fatto a Livorno di questa parola, Bimbo in questa città è sinonimo di longevità…un ottantenne entrando in un bar e rivolgendosi ai suoi coetanei può dire: “Bimbi

speriamo che un vada a piove!” E dopo quel “Bimbi” iniziale chi se ne frega se oggi piove…

BAND – Music from Big Pink (1968)

BAND

MUSIC FROM BIG PINK

****

Label Capitol                                                                                           

Format Vinyl LP

Country USA

Released 01-07-1968

Genre/Style Rock

Side A

1 Tears of rage ****

2 To Kingdom come ***

3 In a station **

4 Caledonia mission ***

5 The weight *****

Side B

1 We can talk ****

2 Long black veil *****

3 Chest fever ***

4 Lonesome Suzie ****

5 This wheel’s on fire *****

6 I shall be released ****

Formazione

Robbie Robertson chitarra, voce

Rick Danko basso, fiddle, voce

Levon Helm batteria,chitarra folk, percussioni,voce

Garth Huds organo,pianoforte, clavinet,sassofono

Richard Manuel pianoforte, organo, batteria,voce

John Simon produttore,como,sassofono,pianoforte

Don Hahn, ingegnere del suono

Tony May ingegnere del suono

Shelly Yakus ingegnere del suono

Elliott Landy fotografie

Bob Dylan dipinto della copertina

Music from Big Pink è piccolo grande disco, uno di quelli che entrano nell’anima e al tempo stesso fissano le direttive per chi seguirà…un disco “seminale”. “Big Pink” è una storia americana. Come tante altre raccontate. Ma è raccontata come nessuno, mai, è riuscito. Poteva riuscirci solo una band che non aveva bisogno di darsi un nome. Molte voci in una voce sola, molti pensieri in un solo pensiero, un’anima sola per un risultato epocale.

ALESSANDRO BRILLI


D Alessandro Brilli, batterista da sempre immagino…con grande gioia dei tuoi vicini di casa…
R Purtroppo non da sempre. Avrei voluto suonare la batteria sin da bambino, ero affascinato dallo strumento sin dalla più tenerà età. Forse proprio per evitare inimicizie col vicinato, la mia famiglia,a parte una batteria giocattolo, non mi ha fatto provare lo strumento vero, questo nonostante la musica abbia riempito la vita di tutti i componenti della famiglia Brilli da generazioni, mio padre incluso. In casa c’è sempre stata la sua chitarra, io la giravo e battevo i ritmi sulla sua cassa armonica. Diciamo che a 4 anni ho inventato il Cajon . Seguivo i dischi che avevo in casa: Elvis Presley, Billy Haley, Little Richard, Buscaglione, Carosone…a tutto rock & roll. Questo fino all’età di 15 anni circa. Poi, l’estate di ben 36 anni fa, sentii parlare un amico cantante, il suo gruppo era rimasto senza batterista e ne cercavano uno. Non seppi resistere, mi si accese una scintilla dentro, NON AVEVO MAI SUONATO la BATTERIA, (provata solo una volta con compagni di classe), mi girai e gli dissi: “Vengo io!!”, “Tu?!?!” Mi rispose….. “Non sapevo suonassi la batteria! “
Dentro di me pensai: “neanche io!!!! “, ahaha, a ripensarci rido da solo. Mi dette un appuntamento per il “provino” pochi giorni dopo, ma io non avevo neanche la batteria…… feci di tutto per trovarne una!!! Un amico di mio padre me ne regalò una rovinatissima, era stata abbandonata in un pollaio per anni!!! ahahahaah La pulii, la caricai sul furgoncino di mio nonno ed andai. Beh, non erano i Deep Purple, ma mi scelsero!! Oggi dico grazie a questi ragazzi, un grazie enorme.
Da quel momento cominciai a suonare con vari gruppi, eppure non sapevo nulla dello strumento. Solo dopo un paio di anni andai a lezione da Giangi Debolini, un grande, poi da Renato Ughi. Anni dopo ho seguito seminari con BILLY COBHAM e SIMON PHILLIPS ed un Corso di Educazione Musicale presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali Pietro Mascagni di Livorno.
In questi 36 anni , grazie alla batteria ed alla musica, la mia vita ha avuto un arricchimento enorme. Ho conosciuto un mare di persone ed ho potuto conoscere meglio come ognuno si pone verso il prossimo, oltre che verso la musica.

D Sei figlio d’arte…tuo padre Carlo era il chitarrista dei Four Friends, famoso gruppo livornese degli anni 60…
R Sì, sono figlio d’Arte è vero, mio padre suona la chitarra dagli anni’60. Ha fatto parte di vari gruppi musicali della sua epoca, i più noti furono i Four Friends. A quei tempi, mi ha raccontato spesso, Livorno aveva molte più opportunità di fare musica dal vivo, non esistevano le macchine infernali di oggi, quindi o suonavi dal vivo e bene o niente musica nei locali. I Bagni Pancaldi erano mèta di vari cantanti famosi che venivano a tenere i loro concerti proprio lì. La band di mio padre era la “house band”, come si direbbe oggi, e molto spesso era loro compito accompagnare quei cantanti. Esperienza notevole che richiedeva una forte preparazione musicale. Comunque a mio parere, si divertivano forse molto più di oggi e, ribadisco, se non sapevi suonare non suonavi. Però, non solo mio padre è stato musicista, nella mia famiglia sono tutti musicisti da generazioni. Ad esempio, il fratello di mia nonna,Piero Fiorentini, era famoso ai suoi tempi, incise circa 40 dischi tra gli anni ’30 e ’40 e cantava nei teatri di tutta Italia. Suonavano o cantavano pure i miei nonni paterni, i loro fratelli e chi li ha preceduti. Anche attualmente altri familiari suonano o cantano, ad esempio mia cugina Lucia Fiorentini e sua sorella Federica, entrambe ottime cantanti.

D Hai avuto molte collaborazioni con artisti importanti del calibro di Bobo Rondelli, Gatto Panceri, Mauro Pagani, poi sei entrato a far parte del gruppo La Quarta Via, il tuo primo gruppo…
R Ho suonato con tantissimi musicisti, ad esempio:
Mauro Sabbione ( Matìa Bazar) col gruppo Melodrama, giravamo palchi e teatri di tutta Italia con un repertorio piuttosto di avanguardia,. Erano gli anni ’80 ed usavamo i primi sequencers MIDI e strumentazione elettronica. Mauro era ed è un Maestro in questo oltre che ottimo compositore e musicista.
Bobo Rondelli con gli Ottavo Padiglione, suonando negli anni ’90 in vari tours nazionali e in varie dirette televisive nazionali RAI, TMC, Videomusic, Reti Mediaset.
Mauro Pagani ( PFM ), Dennis Bowell, diretta radiofonica su RAI STEREO2 con Marcello Pieri ( ” Se fai l’amore come cammini” – Festivalbar 1991 ),DAVID BRIAN SRB bassista /trombettisa/cantante/compositore americano, GEPPI FRATTALI e JAMES THOMPSON, a quei tempi basso e sax della band di ZUCCHERO FORNACIARI , GIUSEPPE DE CHIRICO, MICHAEL MELLNER, Mimmo Mollica & Blues HARBOUR ( ciao Manlio ), ALESSIO COLOMBINI ( Sanremo ),Luca Faggella , Dona Donatella Pellegrini, Andrea Pellegrini,Stefano Onorati, Carlo Cavallini ,Claudio Sax Fabiani, Francesco Carmignani, l’ENSEMBLE BACCHELLI diretto da Rita Bacchelli I ( musica classica e colonne sonore ),
I LICANTROPI l’ironica band livornese (Quale livornese non ha mai sentito “Dè Maddè”??? è opera mia e di Andrea Landi ), decine di rock band, varie Tribute Band: TUBE SCREAMER ( The Police) , Michael Mellner ( Van Halen ), BLOOD BROTHERS ( Springsteen ), SIGMA 6 ( Pink Floyd ). Ho registrato vari album in studio con band e cantautori locali, cito STRANI ELEMENTI, LA QUARTA VIA, LICANTROPI, e vari altri.

D In seguito insieme a tuo fratello Fabrizio (il dna famigliare…) fondi i Tube Screamer…raccontaci

R Il gruppo TUBE SCREAMER in realtà è stato il primo gruppo che ho fondato con mio fratello Fabrizio. Un gruppo del quale in tanti si ricordano ancora oggi. Partimmo come cover band ( Police, Pink Floyd, Supertramp, Eric Clapton), poi divenimmo Tribute Band The Police e qui oltre ad imparare un sacco tecnicamente parlando, ci siamo “guadagnati” un sacco di “fans”. Amici che ci chiedono di rimettere su questa band. Amici che ci dicono che ascoltando noi , li abbiamo invogliati ad imbracciare un basso o una chitarra o sedersi dietro una batteria e cominciare a suonare… dichiarazioni molto lusinghiere direi e di grande soddisfazione.
Anni dopo divenimmo un trio che proponeva canzoni proprie, scritte di nostro pugno. Non avemmo uno sbocco discografico purtroppo. A quei tempi ( anni ’80) dovevi cantare in italiano e fare un certo tipo di musica che a noi 19 enni non piaceva assolutamente, eravamo “fuori mercato italiano”, sia perchè cantavamo in inglese sia perchè facevamo un rock che si ispirava ai Police.
Dopodichè i Tube Screamer tornarono cover band mettendosi a fare del buon rock-blues: Robben Ford, Gary Moore, Jimy Hendrix, Steve Ray Vaughan misto a nostri brani originali. Dal 1986 i Tube Screamer divennero associazione musicale creando a Livorno la prima Scuola di Musica Moderna con annesso un piccolo studio di registrazione dove decine di gruppi cittadini e dalla provincia hanno realizzato i loro primo demo tape. Allora si registrava su bobina in analogico, “senza trucco e senza inganno”.

D Infine l’esperienza Blue Box…punto di arrivo o di partenza?
R I Blue Box. Bella esperienza. I Blue Box erano un progetto molto ambizioso. Io sono un appassionato di musica elettronica, New Age, Ambient, colonne sonore e cominciai a dilettarmi con sintetizzatori e campionatori, fino a comporre musiche che si abbinavano bene a coreografie di danza contemporanea. Così cercai la collaborazione di danzatrici locali e mettemmo sù un tipo di spettacolo, ispirato alle “Cronache Terrestri” di Zecharìa Sitchin, a metà tra la musica live e sintetizzata, la danza ed il teatro. Ho composto circa una quarantina di brani strumentali che oggi, dopo lo scioglimento del gruppo , tengo lì da parte per un mio tanto sognato album da pubblicare.

D Quali sono le tue influenze, i tuoi mostri sacri?
R I miei mostri sacri…..
Sin da piccolo ho ammirato il nostro Tullio De Piscopo. Mi ha sempre affascinato il suo modo di suonare e di porsi sul palco. Lo ammiro ed apprezzo tutt’oggi. Un signor batterista.
Il vero mostro sacro, che però mi ha fatto venire la voglia matta di avvicinarmi alla batteria è Stewart Copeland. Era appena uscito l’album dei Police “Zenyatta Mondatta”, lo comprai su suggerimento di un compagno di classe. Lo misi sul giradischi e………non ce l’ho più tolto!!!
Rimasi folgorato dal modo di suonare, dal sound, dall’energia incredibile che trasmetteva e che trasmette ancora oggi. Non ho mai smesso di ascoltarlo per ben 36 anni. Per me è un riferimento assoluto per il drumming.
Ho un altro mostro sacro più “recente” di Copeland. Da almeno una ventina di anni seguo con molta ammirazione Simon Phillips. Batterista che ha suonato con i più grandi nella sua lunghissima carriera, andate sul suo sito e leggete l’enorme lista di collaborazioni. Lo ammiro per il suo modo di suonare molto originale, per la raffinatezza, per l’ambidestrismo e l’incredibile bellezza del sound che riesce a tirar fuori dalla batteria. Lo seguo appassionatamente non solo nelle sue lezioni, video , concerti, albums ma anche perchè pure lui è un Sound Engineer con una enorme esperienza, perfino come Producer. Grazie a lui ho imparato un sacco di cose. Il bello della musica, se ti ci poni con umiltà, è che c’è sempre da imparare.

D Dagli anni 60 ad oggi Livorno è stata una vetrina determinante per molti musicisti locali…in casa avete mai parlato di questa “città della musica” che è la nostra ?
R Livorno città della Musica. Sì, ti ho accennato prima alla testimonianza di mio padre che col suo gruppo accompagnava musicisti famosi degli anni ’60. Noi siamo a stretto contatto con la comunità musicale livornese da decenni. Abbiamo creato associazioni musicali, eventi , un service audio-luci ed infine un negozio di vendita di strumenti musicali. Un contatto perenne con i musicisti,gestori di locali ed organizzatori di eventi a tutto tondo e per tutti i gusti. I confronti tra di noi in famiglia o con amici musicisti, parte da tempi più remoti e arriva ad osservare il panorama cittadino attuale. Purtroppo la conclusione è sempre la stessa: siamo una piccola città con un alta percentuale di musicisti in rapporto alla popolazione. Tanti di questi sono pure bravi o potrebbero esserlo anche di più. Solo che per vari motivi non si riesce ad evolvere oltre un certo punto. Una sorta di limite che spesso viene “imposto” da una nostra tipica cultura vagabonda o da un background politico -culturale che non vuole “sconfinare”, si rifiuta di aprire le porte ad una mentalità collaborativa, delegando solo a pochi “eletti” e sempre li stessi. Manca quello che prima era più presente nel movimento musicale: la comunicazione. Ognuno guarda il proprio orticello, e da lì non si smuove. Fa bene chi fa le valigie e se ne va, ammiro tutti questi personaggi. Ecco, il mio “treno mai preso” è proprio questo, avrei dovuto farlo pure io, non perchè mi ritenga un talento eccelso, ma per poter crescere di più di quel che son riuscito a fare. Nel mio piccolo ho sempre cercato di divulgare questo messaggio: condivisione di idee e di ruoli, di spazi ed opportunità di fare musica. A Livorno questo atteggiamento è sempre più evitato per vari motivi. Ricordo i miei esordi. Il Comune , tramite l’Ufficio Cultura, almeno una volta l’anno convocava il “Collettivo Musicale” composto dalle bands cittadine ed insieme organizzavano la classica rassegna Musicale. Questa seppur modesta iniziativa era importante, c’era un dialogo tra le parti ed un tentativo di valorizzare quello che si faceva sul territorio. Adesso?????

D Progetti futuri ? Esibizioni in città dove poter incontrare la tua musica?
R I miei progetti futuri non si fermano mai. Sono in continua evoluzione. Sono un creativo da sempre, mi annoio e devo cambiare. Sogno ad occhi aperti, vedo immagini e cerco di materializzarle. Il “treno” che ho preso ora è il mio ritorno alla professione musicale. Purtroppo quando ero professionista ebbi un terribile incidente che mise fuorigioco totale la mia mano destra. Non ero più in grado nemmeno di prendere un bicchiere d’acqua, figuriamoci suonare. Così fui costretto a smettere. Era il 1998. Ma non volevo fermarmi per nessun motivo. Mi rinchiudevo in studio e suonavo lo stesso con la sola mano sinistra. Non lo nascondo, diverse volte ci ho pianto. Poi ho cercato pure lì di vederci il positivo: la mia mano sinistra sarebbe finalmente migliorata 🙂 Dopo due anni ripresi a suonare come principiante assieme a principianti, ci vuole molta determinazione credimi. Come aver buttato via anni di esperienza, di studio e tornare indietro nel tempo. Parallelamente cominciai a seguire più seriamente l’aspetto Sound Engineering prendendo una qualifica di Fonico per poi insegnare in Corsi di Formazione della Regione Toscana, e dirigendo nel tempo tre Associazioni Musicali : la Tube Screamer, la Presenze e la Blue Box Studio.
Gradatamente ho ripreso a studiare lo strumento e pian piano a suonare con vari musicisti , riuscendo a far crescere il mio livello tecnico, cercando di colmare quel gap dovuto all’infortunio. Oggi il mio progetto è la nuovissima Scuola MUSIC BOX dove insegno Batteria. Inaugurata proprio il 13 Gennaio 2018. Finalmente ho la collaborazione di musicisti validissimi, professionisti e con la mia stessa volontà di apertura e di condivisione. Abbiamo realizzato una struttura unica nel suo genere. Diverse aule attrezzatissime, studio di Registrazione ad alti livelli, Centro STEINBERG per la Toscana e progetti di gran respiro che per ora non posso rivelare. Organizziamo Corsi di Canto e vari strumenti, Corsi per imparare ad usare vari Software Musicali come Cubase e Ableton. Corsi di Propedeutica Musicale e di Lingua Inglese, Corsi di Musica d’Insieme e di Arrangiamento/Composizione.
Tutto questo è stato possibile collaborando con le persone giuste. Professionisti che hanno voglia di fare bene, confrontandosi. Non è utopia, bisogna crederci fortemente. Le persone giuste arrivano se l’energia che metti in una cosa è positiva e si può palpare, altrimenti no!!
E’ così anche mentre stai suonando con qualcuno. Se tra i musicisti c’è intesa e si divertono, il pubblico se ne accorge e si diverte, altrimenti sbuffano e se ne vanno.
La MUSIC BOX è stata fondata dal sottoscritto, Niko Santaniello (Direttore del mitico Big Wave Studio, musicista esperto, Sound Engineer, Producer, Docente Qualificato di Corsi Cubase) e Mala Guerrini ( musicista di origine Indiana, qualificata e di esperienza, Docente Qualificata di Solfeggio , Propedeutica Musicale e lingua Inglese, Laureata in Lingue ).
Per chi volesse dare un’occhiata al ns sito: http://www.bigwavestudio.com/corsi/music-box-school/
Oltre all’aspetto Didattico, sto portando avanti il lato Musica dal vivo molto seriamente ed attivamente. Ho una gran voglia di suonare. Sto collaborando con vari musicisti in varie formazioni e di varie provenienze. Dalla scorsa estate suono con la cover band SOLD OUT, quintetto che propone un repertorio pop-rock dai ’70 ad oggi.
Poi col trio COVER DRIVE, rock cover band formata da musicisti con tanta voglia di divertirsi con musica di qualità. La LAZY BLUE BAND, quartetto Swing anni ’20-’30, assieme al mio amico Enrico Lucarelli, pianista. ( Suonavamo assieme già nei primi Tube Screamer). A proposito, Sabato 17 Febbraio ci esibiamo al Centro Artistico Il Grattacielo con un nostro spettacolo musical-teatrale.
Suono pure con la EV BAND, capitanata dalla fantastica Eleonora Vecchio, cantante a mio avviso unica e bravissima. Nella band suoniamo brani di sua composizione ed arrangiati ottimamente da Marco Susini. Inoltre collaboro con gli STEEL NOVO gruppo Funky con Chiara Prispoli alla Voce, Valerio Dentone al basso e Carlo Bosco alle tastiere.
Dove potete sentirmi suonare? Nei locali live della ns città e della provincia e non solo. Seguite il mio profilo facebook se siete interessati ( ora mi monto la testa ahahaha).

D Una domanda che faccio a tutti i batteristi: Charlie Watts dei Rolling Stones ha sempre detto che il “suo culo” è quello di Mick Jagger perchè da oltre 50 anni se lo vede dimenare ogni volta sul palco…quale è il “tuo culo” ?
R Ahahaha il mio culo??? hmmm. Tanti culi!!! ahahaha. Quelli che in passato ho avuto più spesso davanti agli occhi sui palchi son stati: Bobo Rondelli, un animale da palcoscenico e grande artista. Quando suonavo con lui non ero solo il suo batterista ma suo fan. Il massimo.
L’altro “nostrano” Andrea Landi col quale fondai i Licantropi. Grande energia e divertimento puro, spesso improvvisando sul palco. Dulcis in fundo quello di mio fratello Fabrizio. Ottimo chitarrista, di quelli che ti fanno venire i brividi quando suona. Ha collaborato con fior di musicisti italiani e stranieri. Mi auguro di tornare a suonare alla grande pure con lui.

D Dal 1999 sei il direttore del Blue Box studio dove insegni batteria e tieni corsi di software musicali, ma in sostanza..chi è oggi Alessandro Brilli ?
R Bella domanda. Chi sono oggi…..
Un padre 51 enne con lo spirito di un 20enne?. Innamorato della musica e del fatto che questa ti può regalare tante emozioni. Uno che ama sentire suonare gente brava, che ha qualcosa di suo da darti. Questi musicisti mi danno la voglia di continuare a suonare e a studiare. E’ bellissimo avere sempre qualcosa da imparare. Menomale, sennò ti immagini che noia?? Ho sempre ascoltato musica di vari generi: Classica ( amo Beethoven), Rock, Fusion , Jazz, Reggae, Pop, Funky, Blues, Ambient…. ti dirò, ho un po’ antipatico dividerla in generi, a mio avviso esiste la musica, al massimo la puoi dividere in bella e brutta, ma è soggettivo.

GIACOMO SALVADORI

D Alla fine degli anni 90 prendono vita i Betularia con Giacomo Salvadori alla batteria…

R E siamo sempre qua, pronti a un nuovo episodio. Intorno a me c’è tutto un altro contesto, un figlio, una famiglia, il lavoro; la mia vita si è arricchita ma niente ha tolto rilevanza alla musica, anzi più si creano impedimenti più mi accanisco.

D “La stanza di Ardesia”, il vostro disco del 2007 vi fa conoscere al grande pubblico…una bella soddisfazione…

R In tutto il nostro percorso ci sono state molte soddisfazioni alternate a periodi anche lunghi di frustrazione, il nostro pubblico non è mai stato grande, vero che il nome ha girato a tratti in ambito nazionale, ma La Stanza di Ardesia, per la sua forma non certo immediata, e per il contesto non felicissimo della musica underground, non avrebbe potuto in nessun modo avere un grande pubblico.

D Difficile etichettare il vostro genere: moderno e classico, rock e cantautorato…

R In tutta sincerità è sempre stato un problema anche per noi, una vera scocciatura, a qualsiasi lavoro puoi dare facilmente un’etichetta, se non ti basta una sola puoi aggiungerne una seconda e così via. Noi abbiamo cercato di lasciare la porta aperta alla creatività, pertanto ci siamo sempre esonerati da questo giochino e continueremo a farlo. Personalmente l’unico termine a cui sono affezionato è Underground: ti dava un colore e rivelava qualcosa del tuo approccio, del senso che davi alla musica e dove ponevi te stesso rispetto al mondo, al sistema. Adesso si preferisce usare il termine Indipendente, che non dice proprio nulla, afferma solo che sei sovrastato dall’economia.

D Dopo anni di silenzio nel 2013, dopo un concerto all’ex cinema Aurora, date alle stampe un vostro nuovo lavoro, l’Ep “Tracce”…raccontaci

R No, non è andata proprio così, “Tracce” è un Ep digitale, sono bozzetti di una preproduzione del 2010, dopo quell’anno ci sono stati profondi turbamenti nella formazione e alle preproduzioni in corso non ha seguito una produzione vera e propria, sono passati tre anni girando a vuoto, alla ricerca di un nuovo equilibrio interno, Gabriele (chitarra) non è cosa che sostituisci in due minuti. A un certo punto abbiamo deciso di voltare pagina, di fare qualcosa completamente diverso, abbiamo pubblicato quei bozzetti che avevamo (Tracce), ho smesso di suonare la batteria e mi sono messo dietro la chitarra acustica, da principiante, due anni dopo ne è nato un disco “Pura Sopravvivenza” (Novembre 2015) di cui sono molto soddisfatto.

D Giacomo, quali i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando?

R Mi impongo una ricerca continua, non ci sto a fare il nostalgico dei tempi passati. Ho due mondi di riferimento più che due punti, la musica italiana e la musica anglo-americana, e sono sempre in cerca di qualcosa di imprecisato che in quel determinato periodo della mia vita mi emozioni, non necessariamente una nuova uscita, mi basta che sia nuovo per me; il problema è che quando questo incrocio si verifica sono capace di ascoltarlo centinaia di volte. In questo momento ad esempio sono molto coinvolto dalla scena rap italiana, quella più feroce, che probabilmente è anche l’unica produzione attuale che mantiene quella ribellione tipica del Rock.

D Cosa ne pensi della scena musicale livornese, una città da sempre in fermento da questo punto di vista, con centinaia di band “indigene”?

R Non manco mai di ascoltare i lavori dei miei concittadini, a casa ho un reparto specifico di dischi di autori livornesi. A Livorno nascono cose molto interessanti, ma di band vere e proprie non mi sembra ce ne siano tantissime. Vedo tanti “progetti”, molti di breve durata, molti con finalità trascurabili, le centinaia di offerte vanno pesantemente scremate senza nulla togliere alla grande creatività della mia città. Al momento i musicisti mi sembrano più orientati al progetto solista più che alla forma “gruppo”, come del resto avviene da diversi anni anche a scala nazionale.

D Progetti futuri ? Quando potremo ascoltarvi dal vivo a Livorno?

R Al futuro ci stiamo già lavorando, ho ripreso il mio ruolo di batterista, anche se la chitarra ormai fa parte del mio setup, nel 2017 abbiamo fondato uno studio che ci permetterà di lavorare in modi fino ad ora inimmaginabili, abbiamo già nuovo materiale da proporre e difficilmente arriveremo al 2019 senza pubblicare qualcosa. Per il live stiamo preparando uno spettacolo che oltre a proporre canzoni nuovissime attingerà da tutto il nostro repertorio. Non passerà molto tempo al prossimo concerto.

D Una domanda che faccio di rito a tutti i batteristi: Charlie Watts dei Rolling Stones ha affermato che il “suo culo” è quello di Mick Jagger perchè sono più di 50 anni che se lo vede dimenare davanti sul palco…quale è il “tuo culo”?

R Il “mio culo” non può essere che quello di Simone Turchi, non sono cinquant’anni ma venti tutti. Un appunto in merito però lo devo fare: madre natura il culo s’è scordata di farglielo. La stessa cosa vale per me e non sto parlando di fortuna.

D Nonostante la giovane età hai un rimpianto, una occasione non sfruttata che avrebbe potuto cambiare tutto?

R Sono sempre stato convinto che se dopo il 2007 fossimo restati compatti le cose avrebbero potuto decollare, ma non ho rimpianti per questo, ho sempre fatto tutto quello che mi andava di fare, la mia vita mi piace anche se sono eternamente insoddisfatto, il motivo è caratteriale ma ci sono abituato, guardo sempre avanti e probabilmente sacrifico molto del presente in funzione di un futuro non ben definito. A 36 anni mi sono messo a studiare il pianoforte fino a 39, a 39 ho iniziato a studiare la chitarra e tutt’ora lo sto portando avanti insieme a quello della batteria. Ho visto poche mattine a favore della notte, per studiare, per suonare, per fare tutto ciò che mi viene in mente di fare. Avvolte sento miei coetanei, o addirittura più giovani, dire “mi piacerebbe fare questo o quello ma ormai…”, questo salto mentale non sono in grado di farlo, finché sono vivo non mi precludo niente. C’è in me una parte infantile fortissima e ogni volta che le contingenze spingono verso la sua repressione mi sento letteralmente male.

D Oltre a te fanno parte dei Betularia, Simone Turchi (voce e testi), Nicola Porciani (tastiere), Eliano Brilli (basso)…ottimi musicisti e amici, la formula vincente?

R Se ci fosse una formula l’avrei trovata, sono bravissimo in matematica. L’amicizia può darti una marcia in più, avvolte può diventare un ostacolo, un gruppo risente tutte le oscillazioni individuali, in positivo e in negativo. L’importante è capire che le cose non restano mai immobili, devi restare malleabile e tenere le porte aperte a nuovi equilibri, influenze e partecipazioni. Ti chiudo l’intervista con due versi di Simone tratte dalla canzone “L’Esodo dei Girasoli” (La stanza di ardesia) a cui sono molto legato:

Fermi, in una staticità apparente

Mossi da un sottile vento, leggermente.