GIACOMO VESPIGNANI

 

D Giacomo Vespignani, chitarrista, da sempre immagino

R Più o meno ho iniziato a 16 anni con compagni di scuola che mi hanno coinvolto ad un corso di chitarra ai Salesiani ma già da bambino ero interessato alla musica in generale, un pò a tutti gli strumenti.

D Sei un personaggio molto conosciuto in città nell’ambiente musicale, in pratica non c’è una jam dove non sei presente…buon segno no ?

R Non esageriamo, le prime jam che ho frequentato erano a Pistoia negli anni 90 e solitamente erano gestite da veri professionisti, talvolta incontravi musicisti davvero bravi, ma il buon segno è che mi piace condividere le mie esperienze ed imparare da gli altri; purtroppo gli studi classici a Livorno sono un po chiusi in fatto di espressività, per divertirti e crescere devi confrontarti con altri.

D Fai parte da moltissimi anni della Mimmo Mollica Band dove fusione ed improvvisazione la fanno da padrona: qual’è il segreto di tanta longevità?

    

R Il segreto credo che sia la passione per il blues; ho trovato persone “giuste” , con Mimmo e Sabina Dal Canto in particolare, ma anche con Mario Ginesi e Nicola Venturini e tutti quelli che talvolta ne hanno preso parte come Pepe, Salani, Espinosa, Luti. Quando suoniamo siamo una sola cosa, c’è stato dei momenti di ipnotismo totale, alla fine del concerto rimaneva una fatica che colmava vuoti e riempiva il cuore, dal 2006 ad oggi credo di non aver mai avuto contrasti o discussioni e ci divertiamo sempre.

D Giacomo Vespignani e il blues, un amore senza limiti…

R Dal 88 al 96 sono stato folgorato da artisti veramente straordinari come Luther Allison , BB King, Son Seals, Buddy Guy, Steve Ray e molti altri ai quali devo la mia crescita e passione ma anche Jimy Hendrix ha solcato un segno profondo nel mio uso della chitarra.

D Progetti futuri, concerti magari in città

R Con Mimmo a breve ci sarà un cd live e ci impegneremo per i festival blues futuri, per il resto cerco sempre di limitare i live in posti dove il blues piace: a Livorno vi sono molti locali ma pochi conoscono e apprezzano il vero Blues. Sto in oltre collaborando con Donatella Pellegrini, amo molto il Blues cantato da una voce femminile, con lei ci siamo subito trovati ed entusiasmati a vicenda.

D Conosci l’ambiente musicale cittadino benissimo, hai accompagnato moltissimi musicisti “indigeni” e non, come vedi la realtà musicale livornese, cosa manca per far si che tutti questi talenti siano apprezzati maggiormente?

R Manca collaborazione, dialogo e cultura principalmente ;Livorno è una città che si accontenta ma adesso ci stiamo rendendo conto che il business dell’ intrattenimento ci sopraffà e purtroppo molti musicisti di talento che suonano come unico lavoro si vedono costretti al meccanismo dei soldi ma ho fiducia “the blues never die”

D Quali sono le tue fonti di ispirazione, i tuoi mostri sacri da sempre?

R Ma ,ci sono delle mie icone nella storia della musica, un pò in tutti i generi, nel blues l’ispirazione più forte credo sia data da Muddy Waters, Robert Johnson, Freddy BB e Albert “King” .

D C’è un detto che dice “Chi non ama il blues non ama la musica”; senza essere così drastico penso che un fondo di verità ci sia in questa affermazione. Chi ascolta la musica del diavolo ne rimane rapito e affascinato, penso per un musicista sia come un demone che si impossessa del tuo corpo…

R Qui si potrebbe scrivere un libro, il Blues nasce dalla sofferenza, dalla voglia di esprimere emozioni, ma con il tempo ho capito che tutto è musica e qui l’Africa ne fa da padrona, il caso ha voluto che lo spostamento di africani come schiavi nel nuovo mondo generasse un infinita quantità di generi mescolandosi con le tecniche e gli strumenti dell’uomo bianco . L’affermazione che il blues sia la musica del diavolo credo parta dalla leggenda di Robert Johnson ,anche io sono andato al crocicchio in Mississippi ma per fortuna il diavolo non si è presentato.

D Hai molta esperienza, molti concerti alle spalle…se ti volti indietro quale treno vedi ancora partire senza che tu sia salito sopra ?

R Non rinnego nulla di quello che ho fatto, un tempo volevo farne professione ed ho conosciuto anche bravi musicisti che mi avrebbero aiutato ma oggi sono contento di poter e voler suonare cosa e quando voglio, non ho mai aspirato al successo e per questo devo molto a Mimmo.

D Chi è oggi Giacomo Vespignani ?

R Oggi sono uno che suona e che lavora con la passione della musica, amo la pace, la natura, le cose semplici e vorrei che il mondo fosse migliore; mi piacerebbe poter insegnare e sensibilizzare le nuove generazioni a quello che il Blues esprime, che ci lega, che ci rende unici: la magia del blues riempie gli spazi vuoti dell’essere.

SAURO MORICONI

D Sauro Moriconi, saxman…come mai la scelta di questo strumento in un mondo musicale dominato dalla chitarra?

R Non mi ritengo un sax Man ma uno strimpellatore di alcuni strumenti infatti ho 4 chitarre 1 pianoforte 2 tastiere e due sax

D Il sax è diventato quasi indispensabile nel mondo del rock…pensare che prima dell’avvento di Clarence Clemmons nella E Street Band di Bruce Springsteen era uno strumento strettamente jazz…sei d’accordo?

R Sono d accordo anche se ritengo che i vari sax posso star bene in ogni genere di musica.

D Attualmente sei membro stabile del gruppo I Furminanti, molto conosciuti a Livorno, ottimo gruppo di intrattenimento tra i più richiesti…

R Faccio parte dei Furminanti dove suono il sax… grande band di amici, ci divertiamo da matti

D Spesso e volentieri ti vediamo sul palco con I Genius o in decine di Jam sparse nella città e oltre, insomma dove c’è musica c’è Sauro Moriconi….

R Frequento le Jam perché mi piace stare in compagnia di amici e suonare qualcosa… i Genius fanno parte degli amici ..

R Prima dei Furminanti in quale gruppi hai militato, come ti sei avvicinato ad un palco di musica rock ?

D Mi sono avvicinato a un palco con il pianobar insieme al mio amico Maurizio Midili, cantante il rock non mi piace particolarmente

D Non conosco la realtà di altre città…certo che a Livorno siete in molti che hanno a tracolla il sax e tutti ottimi musicisti, sarà il salmastro? Che rapporti hai con gli altri saxmen?

R Ho buoni rapporti con tutti i musicisti che conosco, non solo con chi suona il sax..con un sassofonista ho un rapporto speciale ed è Claudio sax Fabiani che lo ritengo il migliore a Livorno e dintorni.

D A proposito di Livorno, città della musica da sempre…cosa ci manca per decollare definitivamente, eppure i musicisti di valore non mancano…

R Manca la tolleranza delle persone verso la musica live all’ aperto .E gestori di locali che abbiano a cuore la musica, non solo i loro guadagni.

D Sauro quali sono le tue fonti di ispirazione, i tuoi punti di riferimento, naturalmente musicalmente parlando?

R Non ho particolari punti di riferimento… il riferimento principale e la musica in generale

D Cosa ti senti di dire ad un giovane che oggi vorrebbe iniziare a suonare questo splendido strumento?

R Ad un giovane direi di studiare seriamente la musica ed un qualsiasi strumento che sono tutti belli . Studiare in conservatorio ..un talento che poi ha studiato in conservatorio è il top.

D Sauro qual’è quel treno che hai lasciato partire senza di te e che ancora ti penti?

R Il treno che rimpiango di aver perso in campo musicale è appunto quello di non aver studiato musica in gioventù seriamente.

D Chi è oggi Sauro Moriconi ?

R Sauro Moriconi oggi è un nonno pensionato a cui piace suonare come gli riesce, che cerca di fare del suo meglio e di migliorarsi..la musica ti fa dimenticare l ‘età che uno può avere e ti fa sentire giovane interiormente. Tutto ciò lo faccio con passione, mi diverto molto e ho tanti rapporti con molti amici ,una cosa che tanti della mia età non hanno .

FEDERICO SILVI

D Federico come nasce il tuo amore per la chitarra ?

R In modo del tutto spontaneo a 14 anni dopo una breve esperienza al pianoforte ho iniziato e da li non ho piu’ smesso… grazie alla sua presenza costante in casa dovuta a mio padre (Mauro Silvi) che tuttora continua ad esibirsi dopo anni di gruppi locali e come cantante di orchestre di sala (E’ la voce piu’ bella che conosco e recentemente l’ho coinvolto in una cover band di Elvis Presley suo mito da sempre)

D E’ da molti anni che fai parte del gruppo Jackie-O’s Farm, un ottimo gruppo che ha al suo attivo alcuni lavori di ottima fattura…

R Si, e’ dal 2006 e ad oggi dopo 2 dischi e un ep e svariati giri col furgone per lo stivale stiamo per far uscire il nostro terzo lavoro in studio che uscira’ a Dicembre per la “Black Candy records” di Firenze

D Il vostro pop-rock molto orecchiabile vi ha portato a dividere il palco con artisti come Baustelle, Malfunk, Supersystem e suonare addirittura al mitico Cavern di Liverpool, una bella soddisfazione

R Tutte belle esperienze, suonare al Cavern poi (con gli amici Bad Love Experience) per me che sono cresciuto con i Beatles e’ stata un esperienza indescrivibile!

D Un vostro brano, esattamente “I,’m sorry”, che è tratto dal vostro primo lavoro, ha avuto il previlegio di far parte della colonna sonora del film di Virzì “Il capitale umano”…mica poco

R Il pezzo nel 2014 fu candidato ai “David di Donatello” come miglior brano originale e ci permise di essere ospitati a Roma per le premiazioni nei fasti salottieri e televisivi del cinema italiano con vestiti eleganti, incontro con il Presidente della Repubblica, autisti, camerieri in guanti bianchi, diretta Rai e feste in terrazza con attori e registi di punta del cinema nostrano (unico selfie con il GRANDISSIMO Nino Frassica…) un esperienza curiosa e inaspettata. Abbiamo messo anche un altro brano “On the radio” nel film “Al posto tuo” di Max Croci nel 2016.

D E dei Silvereight che mi dici ? E’ un progetto parallelo o un bisogno di proporre cose tue senza intermediazioni ?

R Io compongo di continuo canzoni che poi una volta accumulate sviscero in vari progetti, con Silvereight ho fatto due dischi autoprodotti, il primo omonimo del 2012 e’ un ibrido folktronico, il secondo “Left Hand” del 2016 e’ un sunto della formazione base che ho sempre avuto, il power trio classico chitarra voce, basso e batteria, un viaggio in sonorita’ anni 90 dove ho condensato vari mood chitarristici e compositivi a cui sono molto legato. Il disco e l’ufficio stampa inoltre sono stati pagati con un crowdfunding in cui “svendevo” dei miei quadri, altra attivita’ artistica a cui mi dedico appena poso la chitarra…

D Federico quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando?

R Il punto di riferimento e’ il veicolare le proprie emozioni e svuotare il “filtro” per mezzo dello strumento. E’ cio’ che mi fa andare avanti da quando ho iniziato

D Progetti futuri, un nuovo lavoro, concerti magari in città ?

R Come dicevo prima il terzo disco dei The Jackie-O’s Farm in uscita a Dicembre per “Black Candy records” e’ il progetto a cui tengo maggiormente ora, poi altre collaborazioni interessanti sono quelle con la cantautrice Alessandra Falca e il nuovo gruppo dub che mi ha arruolato alla chitarra “Lola and the Workaholics” con cui suonero’ il 21 Settembre al Surfer Joe con la preziosa Guest di Dennis Bovell a cui faremo dopo il nostro set da backing band.

D Hai già anni e anni di musica alle spalle…ci fosse la possibilità di tornare indietro, quale scelta fareste o non fareste che pensi avrebbe potuto cambiare la tua vita di musicista?

R Con tutte le difficolta’ di fare musica originale in Italia rifarei tutto cio’ che ho fatto, forse un tour all’estero visto che ho sempre avuto progetti in inglese mi sarebbe piaciuto farlo, magari si fara’, boh…

D Chi è oggi Federico Silvi ?

R A saperlo sarebbe buono! Sono una persona “vittima” della smania creativa, quello si… ogni momento e’ buono per lavorare a qualcosa, che sia una canzone o un lavoro grafico… nel mezzo mi impolvero sui cantieri come idraulico e mi pulisco in mare in lunghe sessioni di nuoto (passione non artistica degli ultimi anni).

MARCO FRANCHI

D Marco Franchi, tra le tue innumerevoli occupazioni…chitarrista…un amore datato nel tempo immagino

R Considerando che ormai sono proiettato verso i 44, la datazione nel tempo c’è….in realtà mi sono approcciato alla chitarra già da grandino…avevo 16 anni…un amore nato in estate, quando – da studente – potevi permetterti di gozzovigliare da metà giugno a metà settembre…in casa c’era la chitarra di babbo, una chitarra comprata – usata – da “Cremisi” verso la metà degli anni 60… la mia prima “sunburst”…mi ha accompagnato per tutta l’estate al mare e in cortile… sei mesi dopo soddisfeci il mio desiderio di comprarmi la chitarra elettrica…dopodiché non ci siamo più lasciati….

D Fai parte del gruppo Humanoira; il vostro genere denota senza dubbio una matrice prog con brani molto lunghi…da dove nasce questo sound ?

R Io non c’ero ancora, ma i primi anni della band (nata nel 1999) sono indubbiamente caratterizzati da brani molto lunghi con testi molto profondi e di non facile approccio…nei live c’erano molto grunge, suoni sporchi e graffianti, sintetizzatori che sparavano suoni acidi oltremisura, uso/abuso di loopstation e addirittura assoli di “martello e incudine”…quando si dice la musica “pesante”…

Mentre la musica e i gusti musicali cambiavano, gli Humanoira mi “imbarcavano sul carro” e restavano “Fedeli alla linea”, per dirla con il titolo del secondo cd….

D La vostra non è una proposta facile, sicuramente molto originale, con una fortissima teatralità…

R L’originalità dei testi e anche di alcune soluzioni musicali è stata spesso richiamata dalle varie recensioni che hanno commentato i nostri lavori in studio…Riccardo, frontman della band ed autore di tutti i testi – tranne uno, scritto da Davide – è molto profondo e molto abile a mescolare dolcezza e ironia, rabbia e sarcasmo, atmosfere oniriche e fredda realtà.

Rispetto a “L’arte di sciogliere la neve”, primo disco, “Fedeli alla linea” è più pop, con canzoni nel consueto stile Humanoira ma adatte anche a “timpani” meno rockettari… abbiamo definitivamente riposto l’incudine (probabilmente venduta su “mercatino musicale” per chissà quale cifra….) e, di recente, abbiamo (definitivamente??) svoltato verso l’elettro-pop che va tanto tra i giovanissimi…del resto siamo (musicalmente) giovani dentro….

D Avete condiviso il palco con ottimi artisti come Carotone, Canali, Il Teatro degli Orrori, avete partecipato alle finali di Arezzo Wave, avete dato alle stampe un paio di album, al vostro attivo molte date, se le mie informazioni sono giuste, anche fuori dai confini nazionali…una bella soddisfazione

R Una grandissima soddisfazione e tanti ricordi….come quello di Davide, il bassista, che chiese alla cassiera di un autogrill francese, in perfetto italiano, “si può scaldare??” , riferendosi al panino preso dal banco frigo, scandendo le parole come se stesse parlando ad una sordomuta… Altrettanto bello fu suonare – sempre in Francia – “Bella Ciao” in una sorta di centro sociale in cui tutti, pur non capendo una parola di italiano, si sgolavano e cantavano con noi….fu in quella occasione che conoscemmo un ragazzo (che lavorava – e lavora – come tecnico video a Parigi) che, colpito dal nostro sound, si propose di girare un video per noi. Eravamo tutti abbastanza gonfi….fortunatamente il batterista gli aveva lasciato un nostro recapito e, cinque anni dopo, il sogno del video (di “Fedeli alla linea”) si è avverato! Il tour del primo cd, cominciato nel 2007, è durato più di un anno e che ci ha visti macinare chilometri in furgone e macchina, da un lato all’altro della penisola: Perugia, Novara, Cuneo, Firenze, Pisa, Taranto, Caserta, Benevento, Napoli, Brescia, Milazzo, Cascina, Milano, Livorno… e poi, appunto, la settimana oltralpe, con “quartier generale” (e dormitorio) a Dijon…. cose “che voi umani non potete capire”…

D Marco quali sono le tue fonti di ispirazione, i chitarristi che hanno contribuito a far si che tu imbracciassi la chitarra ?

R Ho cominciato a suonare la chitarra elettrica nei primi anni 90, quando il sound di Seattle aveva ormai rotto gli argini ed invaso gli scaffali dei negozi di dischi italiani… hard rock e glam rock stavano ormai cedendo il passo a band come Nirvana, Alice in Chains, Pearl Jam e a tutto il Grunge Rock…e mentre la stragrande maggioranza dei miei amici ballava con la musica house e cantava gli 883 (qualcuno anche Masini…), io passavo i pomeriggi in casa a suonare l’hard rock con un amplificatore Wasbourne a transistor e il pedalino overdrive della boss….e con le prime band, i pomeriggi li dedicavo allo studio e i dopocena al fondo….

Per rispondere alla tua domanda, i chitarristi che mi hanno fatto avvicinare alla chitarra sono tutti quelli dei gruppi hard-rock e glam-rock che, a inizio anni 90, ascoltavo….ero letteralmente intrippato dei Guns n’Roses….ma ascoltavo anche Poison, Motley Crue, Cinderella, L.A. Guns e tutto il rock anni 70….inclusi i Beatles e i Rolling Stones.

D Oltre agli Humanoira ti dedichi anche ad altre cose, rimanendo nell’ambito musicale, come accompagnare Flavia Fronesio Margot, raccontaci questo sodalizio…

R Un sodalizio che mi ha permesso di scoprire il fantastico mondo della chitarra acustica….ho acquistato la mia sesta chitarra (acustica) – a breve arriverà la settima – e mi sono rimesso in gioco, imparando ad approcciarmi alle sei corde in modo profondamente diverso…con Flavia non suono più e sto lavorando con un paio di amici a un progetto acustico che speriamo possa farci divertire, divertendo il pubblico.

D Progetti futuri, nuovi lavori, nuovi apparizioni live magari in città ?

R Con gli Humanoira stiamo lavorando sugli arrangiamenti dei pezzi dell’ultimo EP per proporli live…anche perchè, malgrado mi sia approcciato all’acustica, la voglia di suonare la elettrica è ancora fortissima…e me ne accorgo ogni volta che la riabbraccio….ovviamente la voglia di proporci alla gente, soprattutto alla nostra gente, è ancora tanta.

D Livorno e la musica, una città da sempre capace di generare decine e decine di musicisti eppure…che cosa è mancato e manca per far nascere una vera e propria “scuola livornese” ?

R E’ vero…. Livorno è una città che, artisticamente parlando”, ha dato tanto, in ogni epoca…. penso che, al di là di ogni campanilismo, una “scuola livornese” non è nata a causa del nostro carattere…siamo spesso incoscienti di quanto sappiamo fare e il fatto che qualche “artista” sia livornese ce lo fa percepire come uno come noi… semplice… un po’ come se “semplicità ed umiltà” fossero sinonimi di “mediocrità”…

D Marco, un sogno non raggiunto, un treno che hai lascito partisse senza di te…

R Sono ancora in stazione….devo solo finire di trovare i soldi per il biglietto…. e il treno deve ancora arrivare… non smetterò di suonare…non smetterò di provare a migliorarmi e di mettermi alla prova…e quando arriva il treno, se ho già il biglietto, ci salgo….

D Sei un uomo molto impegnato nel sociale ( anche il tuo lavoro lo dimostra ) ma in sintesi, chi è oggi Marco Franchi ?

R Sono lo stesso che ero venticinque anni fa, rumoroso, iperattivo, pignolo e fermamente convinto che avere qualcosa di cui ridere di pro non significhi per forza essere superficiale….sono un incontentabile sognatore coi piedi per terra, che volge sempre l’occhio a “chi sta peggio”…e lo faccio oggi più di ieri, non soltanto perchè forse sto invecchiando, ma anche perchè percepisco che, “chi sta peggio”, ha sempre meno spazio nella società ed è sempre meno considerato… detto questo, siccome voglio essere ottimista, spero che i nostri figli – anzi, i vostri figli (perché io non ne ho) – siano più sensibili ed aperti di quanto non lo siamo noi….

ORPHAN BRIGADE

CASTELFRANCO DI SOPRA (PI)

20 luglio 2018

All’interno del Musicastrada Festival , nel paesino di Castelfranco di Sopra, nato nel 1299 , nella campagna Toscana, si è svolto il concerto degli Orphan Brigade. Ben Glover, Nelson Hubbard e Joshua Britt hanno così chiamato la loro band dall’appellativo dato ad un contingente di soldati del Kentucky che combattè nella Guerra di Secessione sotto la bandiera della Confederazione. Dopo il successo di “Soundtrack to a ghost story” tornano in Italia con un nuovissimo disco concepito e realizzato completamente nel nostro paese. Così come l’ottimo disco d’esordio, si tratta di un concept album, che ha come punto di riferimento la cittadina marchigiana di Osimo e le sue antiche grotte , grotte colme di misteri e di racconti tenebrosi di santi e società segrete.

La piccola piazza che ospita il municipio è stracolma e fa piacere vedere che tra il pubblico si mescolano almeno tre generazioni di persone.

The Orphan Brigade propongono una formula prettamente acustica, dove il mandolino detta il ritmo tuffandosi però a piene mani nella musica Americana con sfumature irlandesi (Ben Glover nato a Belfast) e il concerto non fa che confermare la loro proposta.

Apre “Osimo” seguita da “Town of a hundred churches” per finire il trittico iniziale con una sontuosa, struggente, malinconica “Pile of bones”.

Ha fatto la sua comparsa sul palco anche il violinista marchigiano Marco Santini, che ha fatto conoscenza degli Orphan durante il loro soggiorno a Osimo. Santini ha ricevuto una lettera di complimenti e di ringraziamento da Papa Francesco che ha ascoltato il suo “Il Cristo delle Marche”, primo brano da lui composto ed eseguito al Pantheon di Roma davanti alle più alte cariche dello stato e ripresentato questa sera a Castelfranco di Sopra, per poi unirsi alla band .

Insieme a Santini prendono vita “Vitriol” (per capire il titolo unire le prime lettere del motto“visita interiora terrae rectificandoque invenies occultum lapidem” e Flying Joecanzone ispirata alla storia del santo patrono Giuseppe da Copertino, che causa dei miracoli che gli venivano attribuiti e delle estasi che lo portavano a compiere voli, subì due processi del Sant’Uffizio, che lo relegarono dapprima in Assisi, poi a Pietrarubbia e, infine, a Fossombrone, in isolati conventi-romitori dei Frati Cappuccini. Morì a Osimo e il suo corpo è custodito nella cripta del santuario, in un’urna di bronzo dorato.

Neanche una pausa e partono l’epica Alchemy, la dolce “Sweet Cecilia “ e la pop stile primissimi anni 60 “The bells are ringing”, la cupa e tetra “The birds are silent” e la finale “Sweetheart”.

La band saluta il pubblico ma al grido incessante di “One more, one more” tornano volentieri sul palco per proporre la commovente “Pain is gone” e una inaspettata cover di Bruce Springsteen “I’m on fire”.

Ancora saluti ma il pubblico non se ne va, non vuole andar via e ecco allora Glover, Hubbard, Britt e Santini in mezzo al pubblico intonare a cappella (Nelson Hubbard voce solista) una Paddy’s Lament da Soundtrack , (che ben trasmette la rabbia e la delusione di un immigrato irlandese venuto a cercare fortuna in America e si ritrova “sbattuto” in un campo di battaglia) semplicemente da brividi. Che si tratti degli orrori della guerra civile o delle viscere della terra, gli Orphan Brigade dal vivo ci sono:ottimo concerto di una piccola, grande band.

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Davide Salvadori

D Sei giovanissimo, eppure sei già molto conosciuto e hai fatto parte di alcune band…insomma, nato con la chitarra

R Nato con la chitarra no, il mio amore per la musica sboccia ad 11/12 anni. Prima avevo come un rigetto verso la musica, poi tutto è cambiato per una combinazione di eventi, in primis la scoperta di alcuni gruppi (i primi che mi “folgorarono” furono i Linkin Park e poi i Metallica), ma anche l’incoraggiamento del prof di musica delle medie, gli amici… insomma ci vuole sempre il giusto ambiente. Da quel momento la musica è diventata fondamentale per me e mi sono sempre speso molto sia come musicista che come ascoltatore e fruitore.

D Ad appena 15 anni entri a far parte de i Bones con tanto di singolo di lancio “Count the sheep” e viaggetto in Germania nel 2013 dopo aver vinto il Premio Frisoni…mica male

R I Bones hanno avuto una formazione lenta: io e Giacomo Biagini (che adesso suona il basso nei Cromosauri) decidemmo prima di mettere su un gruppo, poi iniziammo a suonare. Quindi romanticamente possiamo dire che i Bones nascano nel 2009. In realtà il gruppo si completerà e debutterà nel 2011. Abbiamo fatto un sacco di concerti, la mia esperienza con loro mi ha aiutato molto. La crescita e la formazione che si hanno suonando dal vivo con altre persone è incredibilmente efficace. “Count The Sheep” fu uno dei brani che i nostri fan apprezzavano di più, nonché uno dei primi che scrivemmo.

Per ben 2 volte di fila (2013 e 2014) durante il Premio Fisoni ci siamo aggiudicati i premi “Giuria popolare” e “ Miglior Band Cecinese”, il secondo dei quali ci ha permesso di esibirci per ben 2 volte a Gilching, vicino a Monaco di Baviera. Inutile dire che oltre alla soddisfazione fu dannatamente divertente: prendi 5 ragazzi di 16 e 17 anni e mandali a suonare in Germania… vuoi che non succeda qualcosa di assurdo?

D Nel 2014 inizia la tua avventura, insieme a tuo fratello, con i Cromosauri, band dalle sonorità grunge-rock, come nasce questa idea ?

R I Cromosauri nascono in maniera spontanea. Ho sempre scritto molti brani, bozze, testi. Alcuni di questi ai colleghi Bones non piacevano, quindi iniziai a suonarli con mio fratello, batterista. Vedendo che veniva fuori roba interessante, decidemmo di mettere su un gruppo vero e proprio ed uscire dalla nostra soffitta.

Dato che io e mio fratello, vivendo insieme, avevamo le stesse radici musicali, le sonorità dei Cromosauri sono state subito più “categoriche” (anche se trattando di musica bisogna sempre usare le pinze a parlare di generi e categorie) legate al grunge dei Nirvana e Pearl Jam, differente da quello che accadeva nei Bones dove c’erano 5 mondi musicali molto, molto differenti che si incontravano.

Ovviamente anche il sound dei Cromosauri è in continua evoluzione e secondo me si sta, se non allontanando, diramando verso altri sound. Dopotutto in 4 anni ne abbiamo ascoltata di musica, sia io che mio fratello, poi abbiamo cambiato bassista (adesso come dicevo prima c’è Giacomo, grande amico ed ex-Bones) che ha portato le sue influenze.

D Finalmente NOIZ! Il vostro lavoro. Il disco vede la luce il 10 dicembre 2016, promosso da Ghost Label Record e distribuito da Crashsound, Believe e CODE7 e il brano Bad vince il premio Test Song ai Livorno Music Awards 2017, una bella soddisfazione

R NOIZ! è considerabile il manifesto dei Cromosauri, l’album con cui diciamo “noi siamo questi, abbiamo fatto così e così e ci è successo questo, da qui partiamo verso dove vogliamo andare”. Un lavoro del quale avevamo bisogno della massima libertà per via del profondo legame che abbiamo con quelle canzoni, scritte in periodo in cui sono successe tante cose. È stato pensato nei dettagli, musicalmente e concettualmente, ci siamo occupati sia delle registrazioni (che si sono protratte per ben 4 mesi) e del mixaggio, nonché delle grafiche e dei video dei tre singoli estratti (Friendly, Chocolate e When Somebody Loses Himself). Abbiamo seguito un’etica molto “fai da te” cercando di ottenere un suono vivo. Il disco è come sarebbe dovuto essere, sporco, assolutamente informale, con i suoi momenti allegri e quelli tristi. L’essenza dell’album è perfettamente riassunta dalla copertina, una foto scattata per caso che racchiude una energia primordiale e vera. Alcuni non hanno capito, o non hanno voluto capire, le chiavi di lettura che stanno dietro a questo lavoro, ed abbiamo ricevuto diverse critiche che, senza negare la loro importanza per migliorarsi, fanno un po’ dispiacere considerando quanto ti sei speso nella realizzazione del tutto.

Non sono mancate però neanche le soddisfazioni, gli apprezzamenti e i complimenti. Hai citato Bad che si è aggiudicata il premio “Best Song” ai Livorno Music Awards 2017… è un premio enorme, non ci sognavamo minimamente una cosa del genere, un riconoscimento davvero inaspettato.

D In contemporanea ai Cromosauri sei impegnato con Lesta Sinutre, un ottimo progetto che ti vede accompagnare con la chitarra le poesie della poetessa Laura Bertolini, raccontaci…

R Mi è sempre piaciuta la contaminazione tra arti, anche con i Cromosauri ci abbiamo provato più volte, il nostro primo EP Cromomito doveva essere accompagnato da un cortometraggio. Quindi come mi si presenta l’occasione cerco sempre di mescolare tutto e “sintetizzare” qualcosa di strano. Anche Laura non è estranea a queste mescolanze, spesso ha collaborato con pittori o addirittura cuochi.

Ci conoscevamo e stimavamo da diversi anni, la scorsa estate venne da me per registrare delle sue poesie. Io le feci sentire un paio di bozze che avevo nel cassetto, proponendole di leggerci qualcosa sopra. Alla prima take sono nate “Che Hai Trovato In Me?” e “Non Ho Più Parole”. Nel giro di un mese abbiamo registrato altri 8 pezzi in un’atmosfera molto ispirata e creativa. Per me è stata l’occasione di lavorare su sonorità più elettroniche e sperimentare nuove forme di scrittura, Laura si è dovuta concentrare sull’espressività, scegliere il ritmo giusto per le sue parole.
E’ uscito fuori questo album diviso in 2 metà, “Arrivi-Partenze”, pubblicato questo inverno.

Laura durante l’inverno abita a Davis, California, e questo ci costringe a stopparci durante l’inverno. Questa estate abbiamo messo su uno spettacolo che abbiamo presentato il 17 agosto a Montescudaio ed ha riscosso grandi apprezzamenti, contiamo di riproporlo in giro il prima possibile.

D E per non farsi mancare nulla sei impegnato anche nella G.L. Records dove vengono effettuati vari corsi tra cui chitarra, canto, fisarmonica, tastiera, ma anche meditazione; illustraci questo interessante progetto

R G. L. Records è una nuova scuola di musica nella quale insegno chitarra. È una piccola realtà aperta da Giuseppe Scianna, cantante, a Cecina. Il 24 agosto c’è stata l’inaugurazione vera propria, faremo qualche open day nel mese di settembre per farci conoscere. Insieme a me e Giuseppe ci sarà un ragazzo che insegna pianoforte e fisarmonica. Sono fiero di far parte di questa piccola squadra, è un’altra bella occasione di mettersi in gioco.
Vi invito a passare a trovarci per tutte le curiosità riguardo ai corsi musicali e non. Ci trovate a Cecina, in via Ticino 10, interno 8. Vi accoglieremo a braccia aperte.

D Davide, quali sono le tue fonti di ispirazione, quei chitarristi dei quali avevi attaccato il poster in cameretta?

R Questa è la domanda più difficile, ne uscirebbe una lista della spesa. Ti posso dire che Pearl Jam, Nirvana e Smashing Pumpkins mi hanno forgiato, così come Soundgarden e Alice In Chains. Sono legato poi ad artisti dei più disparati generi, i Doors, i Police, A Perfect Circle, Smiths, i Quintorigo con John De Leo, Snarky Puppy, potrei farti una lista della spesa, ma verrei a noia. A livello chitarristico adoro Hendrix e Steve Ray Vaughan, ultimamento sto assumendo enormi quantità di vecchio blues, Son House, Howlin’ Wolf, Robert Johnson…

D Progetti futuri, esibizioni dal vivo dove possiamo sentirti, magari in città?

R Il progetto più grande attualmente è il nuovo album dei Cromosauri. Dal 10 settembre inizieremo un campagna di crowdfunding e poi entreremo in studio, abbiamo del nuovo materiale entusiasmante, l’aggettivo che meglio lo descrive a parer mio è “profondo”. Inoltre a breve auto-pubblicherò una raccolta di mie poesie chiamata “Concerto per Sole Parole”. Purtroppo non ho date in programma, quindi vi invito a seguire i social miei, dei Cromosauri e dei Lesta Sinutre per non perdervi niente, ci trovate su Facebook, Instagram e YouTube.

D A proposito di Livorno, quale è il tuo rapporto con la città, musicalmente parlando, una città da sempre madre di ottimi musicisti ?

R Livorno e le zone circostanti brulicano di musicisti e artisti spettacolari, con alcuni dei quali sono in buoni rapporti. Ho sempre cercato di tenermi aggiornato sulla situazione locale e di essere partecipe, se non c’è interazione tra i musicisti, sarà difficile avvicinare altre persone alla nostra scena musicale. Ci sono dei gruppi di cui sono un grande fan tipo Madame Du Bois, Hilo, Nut, Mr. Bison, ma anche Biffers, Hati&Skoll e la lista è lunga…

D Chi è oggi Davide “El Ghita” Salvadori ?

R Mi posso dare del pazzo? Un pazzo con un soprannome discutibile ahaha… scherzi a parte, non è semplice, sicuramente sono uno con dei sogni abbastanza grandi e ambiziosi, ma non ho paura di farmi il mazzo per realizzarli. La strada è lunga se vuoi fare rock’n roll, ma sono allenato.