BRUCE SPRINGSTEEN _ Letter to you

Molti inizierebbero questa riflessione sul nuovo lavoro di Bruce Springsteen “Letter to you” con un bel “Springsteen ha fatto il disco che non ti aspetti”…io invece me lo aspettavo eccome.Aspettavo il ruggito del vecchio leone che sconquassa la foresta, il graffio con l’artiglio, la zampata potente. “Letter to you” è un signor disco. Certo i “duri e puri”, quelli che si sono fermati a Darkness e The River non saranno d’accordo ma invece il Boss è riuscito ad avvicinarsi moltissimo ai già citati lavori…direi distante solo una incollatura .Certo non è più il ragazzo “nato per correre”, neanche quello che “va al fiume”, oggi è un padre che si commuove per la cerimonia di investitura del figlio nel New York Fire Departemnt (non un dirigente da Rockefeller Center..), è l’uomo che si accorge dell’inesorabile passare del tempo, che prende atto che lui è l’unico superstite di quella che fu la sua prima band da ragazzo, i Castiles, che si guarda allo specchio e vede che i suoi capelli sono sempre meno e colorati di fili d’argento.Ancora una volta chiama intorno a sé i suoi amici di sempre , non scordando mai, neppure per un istante chi non è più con loro, la E Street Band e…la magia continua.Il suono è quello di sempre, potente, con Roy Bittan, il Professore, sugli scudi, ma è tutto il gruppo che lascia ancora una volta il segno.Bruce non inventa nulla perchè non c’è niente da inventare…questi amici miei, volenti o nolenti è il rock; quel rock che deve mettere insieme le semplici note di sempre, con testi all’altezza, che da emozioni, in barba a chi cerca assolutamente il nuovo, il di più, finendo per essere non più un musicista ma un fine elettricista.Un solo rammarico, il sapere che il tour di supporto al disco avrebbe avuto il suo concerto di apertura a Milano, dove questo nonnetto sicuramente ci avrebbe sfinito, stancato, fatto sudare con le sue solite 3 ore e mezzo di concerto…e lui lì, sul palco…Ce ne fossero vecchietti così.

CLAUDIO BONACCORSI

D: Claudio, il tuo amore per le tastiere quando e come nasce?
R: Diciamo che l’ispirazione a suonare le tastiere nasce nel lontano 1974; all’epoca ascoltavo già i Genesis (secondo me i re del prog). Le tastiere di Tony Banks mi facevano venire la pelle accapponata per i “tappeti” ma anche per gli assoli. Per questo motivo formammo il primo gruppetto musicale.


D: 1978… Libera Espressione… il tuo gruppo.
R: Il gruppo Libera Espressione era un gruppo con idee abbastanza chiare. I primi esperimenti insieme non avevano portato a niente di concreto. Poi cominciammo a “suonicchiare” dei brani tutti nostri ispirati a vari temi sociali. Suonavamo con la passione trascinante dei ventenni. Stavamo molto tempo, spesso fino a tarda notte, a cercare di sfornare idee per creare i pezzi anche se avevamo una strumentazione ridicola rispetto agli strumenti costosi del tempo.
D: Le tastiere e il rock… un connubio spesso non facile ma anche vincente.
R: Certo! Nel rock le tastiere sono senz’altro importanti, soprattutto per alternarsi alle chitarre o per integrarle: i duetti dei Deep Purple sono un esempio lampante; chiaramente, le tastiere troverebbero poco spazio nell’heavy metal o in altri tipi di rock.
D: Nel 1981 esci dal gruppo…
R: Quando nel 1981 uscii dal gruppo non fu una scelta facile. Volevo sposarmi e non potevo sopperire a spese impegnative come quelle di una band. Infatti avrei dovuto migliorare la mia strumentazione, contribuire a comprare un impianto voci ed altre spese. I miei compagni lo presero come un abbandono e per certi versi era vero.
D: Keith Emerson o Rick Wakeman? Chi ti ha più ispirato? O chi altri?
R: Keith Emerson o Rick Wakeman? Qui ci sarebbe da scrivere un mondo! Sono due tastieristi molto diversi tra loro. Mi piace Emerson per come sapeva rendere il pianoforte e l’Hammond “micidiali”; avessi avuto almeno una delle sue mani… Wakeman mi piace molto per le atmosfere che creava con gli Yes. Comunque il mio preferito in assoluto è Tony Banks.
D: La fine degli anni ’70 ha visto l’esplosione del prog. Anche voi avevate nel vostro repertorio cover dei Genesis e altri. Una manna per chi suonava le tastiere
R: Il prog è in assoluto la musica che preferisco: Genesis, ELP, Pink Floyd, King Crimson, PFIlM, Orme, Banco del Mutuo Soccorso… ultimamente ne ho scoperti molti di gruppi prog che in gioventù non avevo mai ascoltato. A parte questa leggera premessa, ti rispondo che in quel periodo non avevamo in mente di fare cover di altri gruppi, vuoi per la scarsa preparazione musicale per fare quel genere di cover, vuoi per la strumentazione non adatta a ricreare le atmosfere Genesisiane o dei Pink Floyd. Personalmente avevo una tastiera SIEL che per il periodo non era niente male, anche se in circolazione c’erano già tastiere importanti come l’Hammond o il moog… e stava cominciando l’era delle workstation…
D: C’è qualche musicista livornese che apprezzi particolarmente con il quale vorresti suonare?
R: Ammiro moltissimo il batterista Leandro Bartorelli e il flautista/sassofonista Claudio Fabiani e ho avuto il piacere di fare un paio di jam con Alessandro De Fusco, secondo me un tra i più bravi chitarristi rock, ottimo interprete degli AC/DC. Magari fossi all’altezza di suonare con questi musicisti: vorrebbe dire che sarei un grande musicista anch’io! Invece sono solo un appassionato.
D: So che suoni anche oggi. Parlaci del tuo gruppo.
R: Ho ripreso a suonare sei anni fa. Fino a quel momento strimpellavo in casa… ma era soltanto un passatempo. Comunque man mano che passava il tempo sentivo l’esigenza di suonare con una band. La mia poca esperienza e la mia timidezza mi avevano impedito di propormi come tastierista. Poi un giorno ho ritrovato il mio amico fratermo Mauro Pietrini e grazie a lui abbiamo formato un gruppo: i Return Flame. La formazione era la seguente: Mauro Pietrini al basso, Silvano Storpi alla chitarra, Sergio Paoletti alla chitarra ritmica e controvoci, Sergio (Sughino) Donati alla batteria (sostituito in seguito da Gianni Venturi), Moreno Lenzi alla voce e il sottoscritto alla tastiera. Mauro, per motivi personali, fu sostituito da Marco Dentone. La band è andata avnti fino al 2012 poi ci siamo sciolti. Posso dire che è stata una bella esperienza; ci siamo divertiti e ho debuttato con loro al Cavern di Piero Ciantelli. Facevano cover dei Deep Purple, Uriah Heep, Orme… e molti altri. Sì, ci siamo tolti delle belle soddisfazioni. Non voglio pavoneggiarmi, non è nel mio carattere, però posso dire che abbiamo avuto l’onore di apripista al Banco del Mutuo Soccorso e Tolo Marton. Dopo lo scioglimento dei Return Flame, con Moreno Lenzi e sua moglie Monica, decidemmo di formare un’altra band: la Libera Espressione. Il nome è quello originale del primo gruppo, e fu scelto perché al suo interno, oltre a me, entrò a far parte anche Giovanni Di Rocca (mio amico fraterno e chitarrista dei primi anni). La formazione era così composta: Moreno Lenzi e Monica alle voci, Giovanni Di Rocca alla chitarra, Tino Tozzi al basso, Sergio “Sughino” Donati alla batteria (sostituito in seguito da Gianluca Chetoni prima e poi da mio fratello Mirco Bonaccorsi). Avevamo intenzione di fare anche musica nostra, ma poi il progetto andò in fumo e continuammo con il filone delle cover. Facemmo un paio di uscite non importanti ma comunque piacevoli ma dopo due anni il gruppo si divise. A quel punto il sottoscritto, Giovanni Di Rocca e Mirco Bonaccorsi siamo rimasti soli e ci siamo dati da fare per cercare bassista e cantante. Abbiamo anche trovato delle persone con le quali abbiamo provato a formare una nuova band, ma tralascio di raccontarti questo periodo. Attualmente abbiamo formato un altro gruppo con il quale non ci siamo ancora esibiti (ad eccezione di una jam questa estate). La band si chiama “La Percezione”. Volevamo ripetere le esperienze delle cover rock degli anni 70/80 e anche fare musica nostra, ma dobbiamo ripiegare su cover pop/rock più leggere. Questo ci dà la possibilità di esibirci in determinati luoghi, come ad esempio gli stabilimenti balneari. Questo è un compromesso necessario per non “marcire” a fare le prove dentro un fondo.
D: Sei stato protagonista negli anni 70 e ancora oggi calchi le scene… che differenze, a parte l’età, trovi nella scena musicale livornese?
R: La parola protagonista mi sembra eccessiva. Diciamo che ho avuto la gioia di assaporare l’evoluzione della musica rock dei mitici anni 70. Cosa ne penso dell’attuale scena musicale livornese? Ad essere sincero non seguo più come qualche anno fa i gruppi nostrani.
D: Chi è oggi Claudio Bonaccorsi?
R: Da un punto di vista musicale un uomo abbastanza soddisfatto perché forse, con l’attuale band, abbiamo trovato un equilibrio, una stabilità. La voglia di suonare è ancora tanta e spero di potermi ancora esibire in pubblico al più presto. Da un punto di vista umano posso dirti che tra un anno e mezzo circa andrò in pensione e naturalmente potrò dedicarmi maggiormente alla musica, sperando di continuare a lungo a suonare con questo gruppo.

DAIO BICCHIERAI

D Dario Bicchierai, tastierista. hai fatto studi classici o sei autodidatta ?

R Ho fatto studi classici; ho studiato pianoforte per circa tre anni da ragazzo.. ho cominciato da adolescente.. 16 anni circa.. poi..sbagliando, mi sono accontentato ed ho abbandonato.. è rimasto un mio rimpianto in quanto avrei dovuto e potuto continuare lo studio che è fondamentale per riuscire bene nella musica, specie uno strumento molto tecnico quale il pianoforte e più un genere le tastiere..

D Attualmente fai parte del gruppo Four Heavens, ottimi musicisti, bel sound, come nasce questo progetto ?

R I Four Heavens nascono, come tutte le cose belle spesso accade, per caso; suonavo con altri musicisti pezzi inediti, con molta passione ma poco successo; poi l’incontro con il nostro attuale batterista e bassista, Claudio De Giulli e Ferdinando Roberti, e con il nostro ex chitarrista Claudio Di Paco; tutti con esperienze musicali diverse ma profonde, coincidenze di gusto ed una ottima intesa hanno fatto nascere i Four Heavens; poi Claudio Di Paco ha deciso di “camminare da solo” ed e stato sostituito da Aldo Zanni, grande chitarrista con un passato musicale illustre; attualmente stiamo integrando la band con due cantanti donne per poter ampliare il repertorio; prossimamente pubblicheremo la nuova formazione sulla nostra pagina Facebook.

D Sbaglio o è in uscita un vostro nuovo CD ?

R L’uscita di un cd era un progetto valutato prima di questa trasformazione; il progetto è solo stato momentaneamente accantonato per integrare la formazione ma non appena saremo “operativi” sarà un progetto che verrà ripreso e terminato.

D Prima hai fatto parte di altre band ?

R In passato ho suonato molto con altre formazioni anche se spesso erano “jam”… ho fatto molto piano bar con musicisti chitarristi ma prevalentemente con cantanti donne.

D A partire dagli anni 70 le tastiere hanno iniziato a farsi largo all’interno della musica rock, specialmente con il nascere del prog…oggi è quasi un elemento indispensabile…

R Credo che le tastiere siano un elemento fondamentale all’interno di una band; non necessariamente devono essere protagoniste in evidenza ma sopratutto per dare una coesione, un impasto musicale, un trait d’union della sonorità che fa si che il risultato finale sia in grado di dare una sensazione di “benessere uditivo” all’ascoltatore.

D Quali sono i tuoi punti di riferimento, le tue fonti di ispirazione ?

R Io non mi vergogno a dire che il mio grande ispiratore musicale dia stato Roby Facchinetti, tastierista dei Pooh, anche se poi il nostro repertorio non comprenda loro brani; tuttavia ho sempre apprezzato il suo stile, il suo non apparire mai troppo e, ovviamente, la sua indubbia tecnica musicale.

D Progetti futuri ? Magari qualche concerto a breve, coronavirus permettendo ?

R Riprenderemo i concerti, COVID permettendo, a partire dalle mese di Novembre

D Le tastiere e i giovani di oggi…è uno strumento che affascina le nuove generazioni o sono tutti legati ad “una chitarra e via” ?

R Non ho sensazioni precise sul punto; certo, frequentando il Centro Musicale presso il quale abbiamo la nostra sala prove devo dire che vedo molti giovani colleghi musicisti chitarristi; credo che sia uno strumento che inizialmente dia un senso di aggregazione più facile; inoltre per Iniziare a suonare, per “fare qualche nota” lo studio della chitarra ti consente questa cosa.. il piano o più in genere le tastiere… all’inizio.. ti danno solo dolore alle mani e nessuna canzone da suonare….

D Dario tutti noi abbiamo rimpianti che ci tormentano, treni che aspettavano noi sui quali non siamo saliti…musicalmente parlando dove andava quel tuo treno ?

R Il treno che non ho preso era quello che mi avrebbe portato a terminare gli studi di pianoforte e a dedicarmi in maniera professionale al mondo della musica; persone molto qualificate del settore dicono che ho molto istinto e che sarebbe stato ben indirizzato..

D Chi è oggi Dario Bicchierai ?

R Dario Bicchierai, come spesso io mi definisco, è un musicista nell’anima e nelle aspirazioni prestato all’avvocatura, professione che svolgo da quasi trenta anni…

CLAUDIO FABIANI

D: Claudio Fabiani, saxman, a vedere le foto fin dalla tenerissima età…
R: Sono stato fotunato, quando ero piccolo mio padre mi comprava strumenti giocattolo, batteria, chitarra, pianola, sax, ecc, io giocavo suonando ad orecchio i vari motivetti che sentivo in tv.

D: Hai fattoi studi classici, hai frequentato l’Istituto Musicale Mascagni…
R: Sì, mi sono diplomato al Mascagni in flauto traverso.
D: In ogni jam che si rispetti c’è Claudio Fabiani… io personalmente ho assistito a tue esibizioni con i Black Tunes, i Robbers, i Trenta Corde… significa che sei stimato dai colleghi, una bella soddisfazione, no?
R: A dire il vero non faccio molte jam purtroppo, sono molto divertenti, è un’occasione per stare tra amici. Aggiungerei alle Band da te mensionate “Kozmic Sound, Il Circolo dei Baccanali, i mitici Fede & gli Infedeli e Paul Moss & Friends”, anzi, se non li conosci ti aspettiamo ai prossimi concerti, appena mostro Covid ce lo permetterà.

D: Hai mai fatto parte di una band in maniera stabile?
R: Ero stabile in quasi tutte le band mensionate precedentemente, più altre, adesso purtroppo ferme, “Fibra, Tugs, Acquaforte…
D: Quali sono i tuoi punti di riferimento, i tuoi mostri sacri?
R: Mostri Sacri? Tutti sono Mostri Sacri.
D: Con Clarence Clemmon della E Street Band di Bruce Springsteen il sax è stato definitivamente accolto nel mondo della musica rock… devo dire che spesso è la “ciliegina” che mancava, il raccordo tra strumenti, il “ricamo” indispensabile. Sei d’accordo?
R: Già prima di Clarence Sax & Flauto avevano una parte importantissima nella musica Rock.
D: Progetti futuri, qualche concerto alla vista, coronavirus permettendo?
R: Coronavirus permettendo? Suonare ovunque, con tutto il fiato che ho.
D: I giovani e il sax (quando ero ragazzo ricordo un saxman che si allenava con il suo strumento ai pratini davanti al Cimitero della Misericordia ed era una mosca rara…), qual è oggi il loro rapporto con questo meraviglioso strumento?
R: In molti prendono lezioni, in pochi studiano seriamente.

D: Rimorsi, rimpianti, occasioni perdute, treni lasciati partire senza salirci… musicalmente parlando qual è il tuo più grosso rimpianto?
R: Mi piacerebbe riprendere a suonare musica Classica, ma… va benissimo anche così, quando voglio prendo uno spartito, studio e sto bene.
D: Chi è oggi Claudio Sax Fabiani?
R: Chi sono? Un semplice mestierante. Nessuno di importante, anzi… Perché hai intervistato me? 😊