CHIARA PELLEGRINI

D Chiara Pellegrini, cantante. Nascere in una famiglia di musicisti cantare e suonare è stato un passaggio naturale…

R Naturale si, ma non un passaggio ovvio; purtroppo nel nostro mondo non è una cosa così normale per una bambina crescere circondata dalla musica e realizzare che tutti i tuoi familiari fanno i “musicisti di mestiere” cioè fanno di lavoro esattamente quello che amano fare, in una società dove suonare, danzare, scrivere musica, insegnare musica eccetera di solito è visto più come un hobby o un “talento” da “sfruttare”.

Sicuramente è un pregio avere una famiglia del genere, come allo stesso tempo qualcosa di molto complesso da affrontare quotidianamente, soprattutto da adolescente. Essere la settima discendente di cosi tante generazioni di musicisti è un onore, una ragione in più per trovare la forza di portare avanti la mia arte in un mondo sempre più superficiale. Spesso mi domando come deve essere stato per i miei avi essere musicisti durante la loro epoca; una cosa a cui penso spesso è che gran parte di loro per esempio, erano e sono maschi, cosa che fa sicuramente la differenza in questo mondo.

Essere donna oltre che musicista per me è comunque un’ulteriore sfida che mi mette alla prova costantemente e mi motiva a rinnovare la mia visione della musica, adesso che sono mamma poi…un altro mondo ancora!

D Non solo cantante, infatti hai studiato il corno, il flauto traverso, Canto Lirico; consegui un diploma in Canto Moderno con Ilaria Bellucci (scuola G. Bonamici, Pisa), studi Canto Jazz con Diana Torto (conservatorio G.B.Martini, Bologna) e consegui un Bachelor in Canto Jazz presso il prestigioso conservatorio Hanzehogeschool Prince Claus Conservatory, in Olanda …mica poco…

R Sin da piccola ho cantato e danzato; i miei giochi preferiti erano gli strumenti musicali, i dischi e i Real Book(s) di Jazz che trovavo nella libreria. Per me sperimentare i vari strumenti era un divertimento, un modo per cambiare il colore ai vari tipi di voci che immaginavo di avere; spesso per esempio giocavo ad imitare le mie cantanti preferite: Ella Fizgerald, Billie Holiday, Rosa Passos, la Callas, Noa, Maria João…e così imparavo le loro canzoni, i soli di Coltrane, di Davis, la voce di Luis Armstrong. Ho scoperto dopo che questo mio modo istintivo “of playing” nel sendo di “giocare la musica”, è il modo più giusto attraverso cui tutti i migliori musicisti hanno imparato e tutt’oggi imparano a suonare e cantare. Ho sempre amato tutta la musica. Non era solo il jazz ad attirarmi, ma anche le opere liriche appunto, la musica classica, le orchestre. Il mio strumento preferito fra quelli che ho studiato da bambina è stato il corno, pensa un pò…all’età di 10 anni scelsi e studiai con dedizione per qualche tempo al Conservatorio Mascagni di Livorno. Dovetti smettere perché mi misero l’apparecchio ai denti e mi tagliavo le labbra ogni volta che suonavo. Piansi per qualche mese quando mi dissero che non potevo continuare. Chissà, magari se non avessi messo l’apparecchio ai denti oggi sarei una cornista in qualche orchestra -con i denti storti-, invece che una cantante jazz e polistrumentista!

D Ti sei dedicata al jazz, genere musicale che si sposa felicemente con la tua splendida voce, ma segui anche altri generi?

R Come dicevo, per me la musica è una (anche se devo ammettere che ho sempre fatto fatica ad ascoltare il metal, come oggi faccio fatica con la trap e con certe canzoni proposte a Sanremo quest’anno per esempio) e l’ho sempre ascoltata tutta volentieri. Ho scelto di studiare il jazz sicuramente per la sua naturale versatilità che prende le sue radici dall’improvvisazione che mi “innamorava” ogni volta che mio padre e mio zio suonavano e facevano soli durante i loro concerti, ma soprattutto perché a livello canoro è uno stile musicale che offre una preparazione completa, lasciandoti gli strumenti per usare la voce come meglio si vuole. Gli alti, i medi ed i bassi con la voce dovrebbero essere studiati sempre partendo dalla preparazione jazz – ovviamente partendo dal presupposto che si ha un’insegnante all’altezza di tale insegnamento … – per poi indirizzare il proprio cammino di studi in altri generi se lo si vorrà. Un po’ come la danza classica nella danza ecco.

Da quando mi sono trasferita in Portogallo ed appassionata a quella che erroneamente per comodità chiamiamo “world music” per esempio, ho scoperto che alcune canzoni, se pur di armonia semplice e con melodie poco complesse, non sono semplici da cantare. Ci vuole sempre una certa preparazione per poterle interpretare al meglio.

D Dopo aver vissuto nei Paesi Bassi e nel Regno Unito, ti trasferisce a Lisbona, in Portogallo, dove vivi, suoni ed insegni per 5 anni; qui avvii il programma di Master/Specialistica con Maria João presso il conservatorio Escola de Música Superior de Lisboa. Come nasce questa “avventura”?

R Eh. Inizialmente la scelta nacque da una semplicissima esigenza. Dopo aver vissuto in paesi “freddi” e spesso grigi, anche se questi offrono moltissimi stimoli – ho instaurato amicizie che dureranno tutta la vita, per dirne una – ho sentito l’esigenza di sole, di cibo saporito che mi ricordasse casa. Ma la “vera scelta” nasce da un sogno che ho fatto una notte mentre ancora vivevo in Olanda: non ho saputo cosa avessi sognato finché non vidi con i miei occhi il luogo presente nel mio sogno. Era la Ribeira das Naus di Lisbona, il porticciolo della marina situato proprio accanto alla storica e bellissima Praça do Comércio.

Un giorno, durante la mia prima visita a Lisbona, stavo camminando in giro per la città e, passata Praça do Comércio la vidi, come nel mio sogno. Capii che era un segno, la conferma che ero sulla giusta via, la giusta direzione che la mia vita doveva prendere in quel momento. Mi trasferii subito.

Successivamente cominciai il percorso di Master in canto jazz con Maria João – per me un idolo dell’improvvisazione vocale degli anni ‘80/’90 – che però interruppi subito perché mi resi conto che non era quello che volevo in quel momento; volevo sperimentare, scoprire, imparare da ciò che trovavo in strada e non in un conservatorio. E così ho fatto per tutti i fantastici 5 anni durante i quali ho vissuto a Lisbona.

D Ti sei esibita come solista anche se ultimamente accompagni alcuni musicisti come Andrea Musio o un certo Andrea Pellegrini…

R Si! Ed è stato e lo è tutt’oggi meraviglioso! Ahahaha

Non mi fraintendere…suonare fianco a fianco con musicisti di livello come loro è sempre un’onore e una bellissima esperienza in più da raccontare, soprattutto suonare con mio padre con il quale sul palco ho un rapporto unico …

Ma per una cantante jazz esibirsi da sola è una cosa molto nuova; spesso si è in trio o quartetto o addirittura in band molto più grandi. Il che è bellissimo e ti fa sentire una vera leader intendiamoci… sopratutto quando si canta in big band!

Ma solo qualche mese dopo essere arrivata a Lisbona ho capito che volevo di più: volevo scoprire cosa fossi io quando suonavo senza gli altri. E l’ho fatto. Ho preso la chitarra ed ho cominciato a suonare.

D Perchè l’esigenza di creare Kaira Mayra ?

R Perché Kaíra Màyra è Chiara Pellegrini senza le parole “cantante jazz” accanto e perché avendo vissuto così tante esperienze durante gli anni in Olanda e a Londra avevo bisogno di mettere un vestito nuovo e raccontarmi attraverso una nuova musica.

D Interessante anche il trio tutto al femminile Faya…

R Si, Faya è nato a Lisbona e sin dai primissimi mesi è diventato un gruppo forte, composto da donne forti, musiciste scalpitanti.

Per me è stata anche un’ottima scusa per approfondire lo strumento della chitarra – che non ho mai studiato, ma solo investigato come autodidatta, cosa che non mi basta più, infatti non vedo l’ora di avere il tempo di studiarla per bene! – che ho suonato anche in forma di percussione. Questa band è stata una splendida partenza; un’esperienza che mi ha regalato anche un bel primo premio a Berlino nel Creole Global Music Contest nel 2019 e che mi ha segnata sotto molti aspetti, sia a livello lavorativo, che musicale e personale. Adesso la band è ferma.

D Dal 2009 ad oggi ti sei esibita in Germania, Olanda, Portogallo, Regno Unito, Italia, Polonia, Francia, collaborando con artisti di fama internazionale come The Trammps, Joris Teepe, Maestro Pellegrini, Guy Mintus, Vittorio Silvestri, Carlos Mil Homens, Andrea Pellegrini, Gonçalo Sousa, Olmo Marin, Nino Pellegrini, Nicolás Farruggia, Giacomo Riggi, Toms Mikals, Esat Ekincioglu, Ziv Taubenfeld, Andrea Caruso, Kristina Schäfer, Elena La Conte, Andrea Musio. Dal 2006 al 2016 partecipi a Masterclass con grandi nomi come Roger Treece; Deborah Brown; Andam Nussbaum; Wess Anderson; Lewis Nash; Don Braden; Kurt Weiss; Michael Moore; Steve Altenberg; Freddie Bryant; David Berkman; Gene Jackson; JD Walter; Guinga; Gretchen Parlato; Deborah Davis; Sheila Jordan; Elisabetta Antonini; Marco Bartalini; Anita Wardell; Rosario Giuliani; CharisIoannou; Danilo Perez; Gwendolyn Sampè – Prince Claus Conservatorie (NL)/ Saint Louis College Of Music (IT)/ Teatro C (IT); Managment Artistico-Creativo con Teresa Mariano…una gran bella soddisfazione…

R Eppure penso sempre di non aver fatto abbastanza! Ahahah

Quando giri il mondo e conosci così tanti maestri e colleghi, capisci che non si finisce mai di imparare e che la musica ed il mondo dei musicisti è come un quadro che puoi interpretare e ri-interpretare fino all’infinito senza mai stancarti di farlo.

É un onore per me aver conosciuto e collaborato con tutte queste persone.. e chissà quante altre ne conoscerò!

D Progetti futuri ? Qualche incisione ? Concerti magari in città?

R Fortunatamente molti!

Nonostante il terribile periodo che tutti noi abbiano vissuto e passato – speriamo – a causa del COVID 19, nell’ultimo anno e mezzo, insieme al mio compagno Andrea Musio – chitarrista, oboista, cantautore – abbiamo anche cambiato paese rientrando in Italia, paese nel quale non vivevamo rispettivamente da 12 anni… e come se non bastasse, siamo ritornati in 3! Ho dato alla luce la nostra splendida Ginevra Naira che ovviamente a un anno canticchia e tiene il tempo con il piedino come sua madre…(chissà se sarà a portare avanti l’ottava generazione di musicisti!?)

Siamo una squadra vincente e siamo riusciti a ripartire nonostante le difficoltà immense del periodo storico, del pochissimo sostegno che molti degli stati europei – Italia e Portogallo sicuramente fra i peggiori – hanno dato ai lavoratori del nostro settore.

Non solo siamo riusciti a ripartire, ma insieme abbiamo dato vita ad un nuovo progetto che si chiama Luarte Project con il quale proponiamo un repertorio di World Fusion e canzone d’autore fra cover e originali nostri, nel quale sia Andrea che io cantiamo, suoniamo la chitarra e le percussioni.

Quest’estate suoneremo molto, per la maggior parte in Toscana, con qualche data nel Salento e nelle Langhe.

In questo progetto per me il challenge è investigare il mio lato di percussionista, oltre al lato di compositrice. Mi diverto moltissimo perché suono spesso il cajon e piccole percussioni come la kayamba, chakers ed altri, e perché al mio fianco c’è il mio compagno che è un musicista pazzesco, oltre che autore di canzoni bellissime.

Abbiamo anche in progetto di pubblicare il nostro primo EP quest’estate… insomma… tante cose belle!

D Tutti noi abbiamo un rimorso, un rimpianto che ogni tanto fa capolino per non essere saliti su quel treno che aspettava solo noi…musicalmente parlando, dove andava il tuo e perchè non sei salita ?

R No, io di treni ne ho presi anche troppi…aerei soprattutto!

Scherzi a parte, non ho di questi rimorsi fortunatamente… confido nel futuro che mi proporrà ancora tante cose, e se nel passato ne ho persa qualcuna ed era quella giusta, credo che me la riproporrà e si avvererà se si deve avverare il sogno.

Ho viaggiato molto ed incontrato persone incredibili, ho fatto una famiglia con un musicista che da priorità alla stesse cose in cui credo io, sono madre di una bimba splendida e figlia di genitori grandiosi che credono in me e sostengono quel che faccio e che sono oggi.

Sicuramente ho il rammarico di non aver avuto la dedizione da adolescente di studiare seriamente tutti gli strumenti che avrei voluto studiare… volevo addirittura diventare direttore d’orchestra! Ma l’esperienza che ho oggi mi insegna che a fare quel che si vuole davvero fare c’è sempre tempo: comincerò a prendere lezioni di chitarra e percussioni, continuerò a scrivere quando ho qualcosa da dire e chissà, forse porterò a termine il biennio per poi un giorno poter insegnare nei conservatori tutto quello che so.

D Chi è oggi Chiara Pellegrini ?

R Chiara Pellegrini è una musicista e compositrice scalpitante, un insegnante dedicata, una donna, un’amica, una figlia ed una madre che sarà sempre quello che è nata per essere.

VALERIO CASINI

D Valerio Casini, innamorato della chitarra fin dalla tenera età immagino…

R Ciao, bentrovato. Con la chitarra ho cominciato a 13 anni circa, quando chiesi a mia zia di prestarmi la sua chitarra classica per provare a suonarci canzoni punk. Di tanto in tanto chiedevo dritte a mia cugina che è una chitarrista professionista. C’è sempre stato un buon feeling tra me e la chitarra. Ho anche altri strumenti con i quali mi diverto ma quando devo scrivere prendo la chitarra.

D Attualmente fai parte del gruppo Portulaca, ottima band, ottimi musicisti…come nasce questa unione?

R Nasce dal bisogno di fare quello che ci piace, e di farlo con chi è sulla stessa lunghezza d’onda. Meno testa e più cuore. Ho scoperto che rende più felici davvero.

D Prima hai militato nei Bad Love Experience, altra ottima band…esperienza finita o percorso parallelo ?

R Esperienza finita. Abbiamo condiviso quasi 20 anni di giornate, dischi, tour e tante esperienze. Troppe divergenze sul finire per poter continuare a stare insieme. Ho dei bellissimi ricordi e sono contento di tutto quello che abbiamo fatto, voglio e verrò sempre bene a quel periodo della mia vita ed agli amici che lo hanno vissuto con me.

D Tornando ai Portulaca sta uscendo il vostro nuovo lavoro “Per il dolore, per la felicità”, mixato al Jambona Studio di Livorno…soddisfatto?

R Si molto. E’ stato un lungo lavoro, anche a causa della pandemia che interrompeva il ritmo. Ma lo è stato anche perchè ci siamo presi tutto il tempo di fare le cose con i nostri tempi e secondo il nostro gusto. Abbiamo registrato al Banana Studio con Valerio Fantozzi, amico di vecchia data e ottimo tecnico audio. Dopodichè lo abbiamo mixato al Jambona Lab da Antonio Castiello e Aldo De Sanctis con i quali c’è stato feeling immediato sulla direzione che doveva prendere.

D Se non sbaglio è interamente autoprodotto…

R Si lo abbiamo prodotto noi come Inner Animal Recordings, collettivo di artisti livornesi.

D Geniale l’idea di stampare 100 copie in vinile con 10 copertine diverse…

R Grazie. Lo dobbiamo anche a tutti quegli artisti che si sono fatti coinvolgere con entusiasmo.

Vedere con gli occhi quello che un artista vede nella tua canzone è coinvolgente, è collaborare su un piano di scambio emozionale e di soggettività diverse.

Proveremo a organizzare un evento/mostra per presentare il connubio musica / pittura non appena avremo in mano i vinili.

D In questo lavoro c’è un ritorno alle radici, una ricerca della musica popolare…è il tuo genere o magari preferiresti sperimentare altro ?

R La musica mi piace quasi tutta. La mia casa però sono la musica country, quella folk e il rock’n’roll degli anni 50. Più che sperimentare generi a me piace collaborare e mi piace farlo con le persone con cui sento un feeling. Dalla collaborazione nasce sempre qualcosa di altro rispetto a me soltanto.

D Progetti futuri, qualche concerto a breve magari in città?

R Per l’estate no, molti della band sono sotto lavori che con la stagione raddoppiano. Da settembre vediamo di mettere in moto qualcosa, sicuramente una prima a Livorno si farà.

D Quali sono i tuoi mostri sacri, i chitarristi che imitavi davanti allo specchio?

R Billie Joe Armstrong dei Green Day da adolescente, dopo Pete Townshend, Steve Marriott, John Lennon, Joe Strummer, Mick Jones, Bob Dylan, Eddie Cochran.

D Tutti noi abbiamo un rimpianto che ogni tanto “salta fuori”…quale è, musicalmente parlando il tuo?

R Non essere riuscito a vivere solo nella musica. Il mondo musicale che amo, con cui sono cresciuto, di cui ho letto, mi sono appassionato e che mi ha formato non esiste più. Non parlo solo di genere ma di circuito. Odio questi discorsi da vecchio nostalgico che non sono ma oggi, parlando su un piano di realtà, è davvero difficile se non impossibile vivere grazie a una band, un negozio di dischi, un’etichetta. Essere immersi nella musica. Oggi abbiamo Spotify e Netflix.

D Chi è oggi Valerio Casini ?

R Sono un sognatore che si confronta con la realtà ma non smette di sognare.

Ho bisogno di una meta, di relazioni autentiche e di musica.