ANDREA MICHELAZZI

Michelazzi e i Pionieri - 1969

D – Il basso, il tuo strumento…come vi siete incontrati?

R – Bisogna tornare al lontano 1965 ,quando trovatomi al cospetto con una vecchia chitarra, cominciai , con grande passione , supportato da una buona ed innata musicalità ,ad estrapolare da essa , i primi rudimentali canoni musicali . Il passaggio al basso venne in seguito , quando , sulla meravigliosa esplosione musicale di quei tempi , decidemmo tra amici più o meno esperti, di formare un quartetto. Dal momento che alla chitarra era subentrato un elemento più esperto di me , ed in mancanza del bassista , decisi così di passare a questo nuovo strumento che trovò in me , subito , grande affinità .

D – Nel 1967 iniziò l’.avventura dei Pionieri…raccontaci

R – Siamo agli albori del 1967 , anno in cui prese corpo il quartetto dei Pionieri : io al basso e voce solista , Alberto Esposito alla chitarra , Auro Morini alle tastiere , Sergio Consani batteria e percussioni . Essendo dotati di una smisurata passione e , supportati da un buon sound ,decidemmo che valeva la pena continuare la nostra bella avventura e , come supporto al cantante ” Alfonso Belfiore”un semiprofessionista emergente dall’allora festival di Castrocaro Terme , ebbe inizio , attraverso la collaborazione dell’agenzia teatrale di Carmelo Santini in Viareggio il nostro percorso musicale. Ci esibimmo così nei più bei locali della costa versiliese fino alla Liguria supportando talvolta nomi blasonati dell’epoca come :Bruno Martino , Giuliano ed i Notturni ( quello del ballo di Simone ) i mitici Corvi, i Four Kents e diversi ancora.

D – All’inizio il vostro repertorio era “beat”, poi con l’allontanamento da Belfiore vi avvicinaste a sonorità rythm”n’blues…

R – La nostra collaborazione con Belfiore finì abbastanza presto a causa di invidie e dissapori , così , dal momento che eravamo già apprezzati , continuammo da soli il proprio percorso , aggiungendo all’organico , due sax :Corrado e Piero . Questo avvicendamento ci consentì di accantonare in parte il nostro genere melodico, per dedicarci al blues che prepotentemente , sopratutto dall’America arrivava anche a casa nostra ora . Il sestetto era pronto per affrontare con tanto sound aggiunto , questa nostra esperienza che ci ha accompagnato fino alla fine del nostro sodalizio .

D – Che ricordi hai di quegli anni riguardo la scena musicale livornese?

R – Per quanto riguarda il panorama livornese musicale , si può asserire che brulicava di musicisti più o meno blasonati : tra questi ricordo gli Arceri, gli Storms, i Satelliti, i Lisbon, le Mummie e tanti tanti ancora. Respiravamo l’aria salubre ed innovativa di quella rivoluzione musicale e culturale di quel famoso decennio del quale mi ritengo fortunato di aver fatto parte. Oggi, a quasi 50 anni di distanza…. mi sembra ieri .

D- I migliori bassisti mai esistiti secondo il tuo giudizio

R – Senza dubbio Stanly Clark e Jaco Pastorius .

D – Quali musicisti livornesi ricordi di quegli anni?

Per non fare torto a nessuno , ricordo tutti con grande affetto e nostalgia , e con profondo rimpianto per quelli che hanno lasciato questo mondo

D – Andrea, qualche rimpianto, qualche occasione perduta?

Di rimpianti ne ho diversi , ma il più grande è che quando si invecchia , per forza di cose siamo sempre più inadeguati a stare al passo con i tempi ed rincorrere la loro continua evoluzione .

D – Hai attaccato il basso al fatidico chiodo o suoni ancora?

R – Continuo sebbene molto blandamente a dedicarmi alla musica che mi supporta moralmente , sopratutto nei momenti più critici ,tipici dell’età . Sono praticamente un autodidatta , che con pazienza e passione si accompagna nelle sue performance occasionali suonando , con l’aiuto di tastiere sempre più sofisticate e meravigliose, il mio lungo repertorio , che oggi verte sopratutto sul melodico e sulla musica “da night” : quella definita soft spaziando da classici americani ad indelebili cantautori nostrani.

Michelazzi oggi