CLAUDIO BARTOLI

MUSICA A LIVORNO IERI E OGGI

INTERVISTA A CLAUDIO BARTOLI

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D- La musica, insieme all’amore per il Livorno calcio, è la tua passione. Come è nata?

R- Da ragazzo giocavo a calcio all’oratorio dei Salesiani (ma non ho mai smesso…gioco ancora oggi, ma non ai Salesiani). Essendo nato e vissuto a Colline era al tempo il punto di ritrovo preferito da noi ragazzi del quartiere- La musica mi ha sempre interessato e i Beatles per me furono una folgorazione. Mio padre, per cercare di farmi stare in casa, visto che scappavo sempre per andare a giocare al pallone, mi comprò una chitarrina. Eco. Così iniziai a strimpellare con i compagni di scuola della prima Geometri.

D – I Furminanti, la tua band, un matrimonio che va avanti da anni, è la tua seconda famiglia…

R – La band è stata creata da me e Rolando Somigli…una sera a casa di comuni amici..nel 92…cominciammo a strimpellare…da li si parti  con un primo concerto nel 93 alla CAVA sugli Scali d Azeglio e non ci siamo più fermati.

D – Come nasce il nome I Furminanti, nome labronico nell’anima.

R – Il nome “ Furminanti” nacque per caso a carnevale; avevamo le pistoline giocattolo che sparavano i furminanti appunto..si, alla livornese, e così ci venne questa idea.

D – Molti musicisti sono “andati e venuti “ dai Furminanti

R –  La prima band  : io, Rolando Somigli ,  Fabio Randazzo, Angiolo Amendolia, Jionatha Ciccolini, Mauro Pietrini. Con il tempo i cambiamenti  Rolando Calabro’ al basso, Renato Bacci alla batteria e successivamente  Sergio Adami per 10 anni. Claudio, Rolando, Sergio e Jonatha sono ” gli storici” e con Sabina al basso, Pippo alla tromba .suoniamo ancora insieme.

D – Che ne pensi della scena musicale ? Negli anni 60-70 era al top, e adesso?

R –  Negli anni 60770 la musica era tutta da scoprire; Sono uscite delle canzoni di una levatura superlativa .Adesso non c’è niente di nuovo e originale: senti una canzone e ti sembra di averla già sentita

D – Quali sono i tuoi gusti musicali?

R – Pink Floyd   al primo posto (sara’ perchè riuscii a portarli a Livorno nel maggio del 89 ), a ruota   Rolling Stones, ACDC, Beatles, Led Zeppelin, U2. In Italia salvo solo Vasco.

D – Il musicista più bravo con il quale hai suonato.

R – Devo fare tre nomi: Gabriele Lorenzi, un mago delle tastiere, Roberto Luti, la migliore chitarra d’Italia e non solo e poi lasciatemi ricordare Fabio Cappanera.

D – Tu sei molto conosciuto a Livorno, ma ad uno che “‘sa ‘na sega chi sei” come ti racconteresti?

R – Sto bene con me stesso in tutti i luoghi , faccio sport ,  calcio sci  nuoto trekking… sono del 52….e non è da tutti .Non fumo tabacco e mi piace suonare la chitarra  da solo prima di andare a letto…

D – Una curiosità prima dell’ultima domanda. E’ verità o leggenda la tua “performance” sulla Muraglia Cinese?

R – Se ti riferisci alla scritta Pisa merda sulla Muraglia Cinese ebbene si, è la pura verità. Mi venne così, spontaneo.

D – I 5 migliori chitarristi di sempre a tuo giudizio.

R – Fabio Cappanera, Roberto Luti, Danny Bonzini, Jimmy Page e Angus Young.

FRANCO LA PLACA

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D La tastiera, il tuo strumento, nella musica rock…raccontaci tutto dall’inizio

R La mia scoperta della musica la devo ai Beatles e in particolare a Michelle ascoltata un giorno per caso nel 1966 alla radio: è stato amore a primo orecchio e dal quel momento la musica non m’ha lasciato più!
Ascoltavo Bandiera Gialla il programma di Boncompagni e Per voi Giovani presentato da Arbore ; a quei tempi questa era l’avanguardia! Da quella scatola sonora venivano fuori cose meravigliose ed era una scoperta continua: Il R&B di Otis e Aretha, la psichedelia dei primi Pink Floid, i Cream, Hendrix meraviglioso! ecc. ecc. E di notte con la testa infilata sotto il cuscino e la radiolina attaccata all’orecchio (non c’erano gli auricolari) passavo le ore a cercare, tra mille disturbi, fischi e ronzii di ascoltare Radio Luxemburg, la radio Pirata che trasmetteva in tutta Europa musica incredibile da una barca in mezzo al mare del nord.
Poi la mattina a scuola con Angelo Froglia, non ancora pittore, ma già creativo, ribelle e pieno di estro (eravamo compagni di Banco alle medie) ; ci scambiavamo le scoperte, e anche se a lui piacevano i Rolling Stones e a me invece più i Beatles,alla fine si facevano scorpacciate di musica insieme, magari approfittando di una brucia a scuola per andare ad ascoltare i dischi “a sbafo” in quella specie di telefoni che aveva il negozio La Comba, la cui figlia Maila tra l’altro era nostra compagna in classe. Ricordo anche pomeriggi interi passati al Disco Club di Adolfo, in via de Larderel, a scoprire nuova musica nei LP d’importazione con quelle meravigliose copertine!

Ma la svolta importante che mi ha fatta abbandonare presto la chitarra per l’organo è stata per colpa dei Procol Harum, la prima volta che ho ascoltato “A Whiter shade of pale” ho deciso che io avrei fatto l’organista era quello che volevo suonare non c’era storie!
E così con qualche cambiale firmata dal mio babbo (i tempi erano duri) ho messo per la prima volta le mani su di un organo elettrico, era un Panther (anche quello Eko e rosso) da tre lire ma che a me sembrava meraviglioso e da autodidatta, quale sono rimasto sempre per le tastiere, ho cominciato a schiacciare un po di tasti, qualche mese dopo, nel
1967, suonavo già con un gruppo, GLI SPETTRI (insieme a Paolo Valtriani, Arturino Morlacchi alla chitarra, un altro chitarrista che si chiamava forse Roberto, Sergio “Bambola” alla voce e un bassista di cui non ricordo il nome).
I primi pezzi suonati, erano : Night in White Satin, dei Moody Blues e sopratutto Repent Walpurgis, pezzo forte per l’organo, anzi Fortuna, come si chiamava in Italia, dei Procol Harum, con quella parte centrale arpeggiata difficile per me, che faceva al posto mio Arturo con la chitarra e che solo più tardi avrei scoperto essere di Bach dal Clavicembalo ben temperato ed alla fine imparato al piano.
In quei tempi ci si incontrava spesso con Antonio Favilla eravamo amici da tempo, era stato scout insieme a me  e anche lui aveva iniziato a suonare l’organo in un gruppo, nei Pokers se ricordo bene, ed era già bravo, mai stati rivali io e lui, anche in seguito, cari amici sempre!

D Hai fatto studi particolari?

R No, nessun studio particolare Erano gli anni del beat e dal teatro la Gran Guardia, forse nel ’66, è passata una strana carovana con tutti i gruppi “In” di quegli anni ,c’erano: L’equipe 84, i Rokes, i Corvi, Lucio Dalla Patty Pravo, ed altri gruppi dell’epoca che non ricordo, il teatro era strapieno e urlante, eravamo tutti in visibilio.
Ho iniziato presto, proprio in quegli anni 1966/1967 a far musica, inizialmente suonando la chitarra, una EKO con le corde di metallo rossa che a me pareva bellissima, me l’ero fatto regalare per il compleanno dei 12 anni, e ho cominciato a grattarci sopra da autodidatta con qualche ragazzo del quartiere dove sono cresciuto, Shangai.
Ricordo le prove agli esordi suonando ” For your Love” degli Yarbirds,a casa di Fabio Cappanera anche lui neo chitarrista, l’unico che poi oltre me avrebbe fatto poi, con ” La Strana Officina”, della musica una passione, purtroppo poi interrotta bruscamente da quel brutto incidente.
Un altro amico di quel gruppo che vorrei ricordare è Mauro Camici che avrebbe maledettamente anche lui interrotto la sua carriera di batterista, giovanissimo, a causa di un brutto incidente d’auto.
All’epoca nel quartiere vedevamo passare il furgone dei Satelliti , che spesso era parcheggiato in via Cestoni e pure quello dei Rangers e per noi era un sogno….

D E così iniziaste a far parte di alcuni “complessi”…come si diceva a quei tempi…

In quel periodo ricordo di essere stato fulminato “sulla via di Damasco” da un esibizione come si dice” live” al bagno Arcobaleno di Marina di Pisa da una band che trovai in quel momento meravigliosa “The Poor Men”( Edmondo Guidi alla chitarra, straordinario , il bravo Ettore Senesi alla batteria, i due fratelli  Alessandro “Ale” & Roberto” Rubbiccio” chitarra e basso da moltissimo emigrati in America, e alla voce Nedo Faucci) che poi, senza più la voce di Nedo, sarebbero diventati The Groove con l’americano Neville Cameron maestro di R&B in tutti i Piper Club d’Italia.)
Il primo vero concerto” importante” ascoltato  fu quello dei “I New Trolls” che suonarono nel giardino del cinema Aurora nel ’67con Nico De Palo che faceva faville suonando alla Hendrix.
Dopo la prima esperienza con gli Spettri durata qualche mese sono arrivati ” I 4″ che era una band di giovani ragazzi ,(Massimo Moscato alla batteria, Brunino Pagni alla chitarra, Mario” il rossino” alla seconda chitarra e al basso Riccardo Cioni, futuro DJ,) avevano bisogno di una tastiera e siamo diventati nel
1968I 4 + 1” in seguito il gruppo si è allargato ad un cantante (Moreno Santinelli) ed ha cambiato nome i ” THE EXECUTIVES” ma non è andato avanti molto, ricordo una serata al Piper Club all’ Arena Astra e forse al Piccolo  Ranch di Antignano dello Schoemberg.
Il Piper Club, come si sa, era il locale di Punta a Livorno ci passavano i gruppi migliori e la musica che il Cignetti metteva su era strabella, tanto R&B, il Blues di John Mayall, rock di qualità, su cui si ballava a tutto spiano i capelli al vento (e si, ce l’avevo all’epoca i capelli e pure belli lunghi!)
Nel frattempo io, finita l’esperienza con gli Executives (con un bel po di altre cambiali firmate da babbo) ero passato all’organo Farfisa Professional uno strumento per l’epoca prezioso per un principiante come me, ricordo il dott. Napoli che diceva al mio babbo ma è sicuro di volerglielo comprare? questo è uno strumento da professionisti!
E difatti ce l’ho avuto poco perché poi ho fatto la pazzia! l’ho riportato a Pietro Napoli, e ho convinto quel matto del mio babbo, a comprarmi un Hammond con il suo famoso Leslie! (e li le cambiali non si contavano più!) In quel periodo ho suonato con un bassista, Alberto Neri (anche lui fece la pazzia comprandosi un basso Gibson ed un amplificatore Marshall enorme) ed ho suonato anche per un po con un altro bassista, Cesarino Caroti e il batterista che mi sembra si chiamasse Fulvio, dei Moves.
Il mio Idolo  e modello all’Hammond allora era il grandissimo Brian Auger e lo è rimasto ancora, per me è sempre il più grande! (e per Herbie Hancock pure!)
Poi nell’inverno
1969, avevo 15 anni, Aldo Pavoletti aveva bisogno di un organista e mi offri, anzi offrì al mi’ babbo, di farmi entrare nei suoi  Consoli, convincendolo, non si sa come, dopo aver abbandonato la scuola, a mandarmi con il gruppo per Night Club in giro, per l’Italia!
Ora nei Night Club tipo il Trotta sul Viale Italia qui a Livorno , in cui abbiamo suonato (si suonava fino alle 5 di mattina e la discoteca non esisteva) non si poteva entrare se minorenni (all’epoca  la maggiore età era 21 anni) ma per i musicisti si chiudeva un occhio! e quindi me ne stavo, io moccicone, dietro questo grande organo di legno, bevendo soltanto coca – cola,  a far ballare (e non solo) entreneuse e clienti sino all’alba per du’ lire.
Nel gruppo, che nel frattempo aveva cambiato nome in
“ALDO E ILNUOVO SISTEMA” (con me suonavano oltre ad Aldo, Roberto Dossena al basso, e Massimo”Zecca” peloso alla batteria).
Sono andato avanti più di anno, con la simpatia (e la furbizia) di Aldo (io ero un adolescente quasi un bambino e loro tutti molto più grandi di me) ma poi il richiamo del Rock ha avuto la meglio e sono uscito dal gruppo per entrare nel
1971 nei “THE DYNAMYTES” una band di amici di  Antignano che all’epoca suonava nei locali della città molto R&B ed è stata una boccata d’aria fresca, (io sostituivo Vittorio Santaniello che era partito militare, e nel gruppo suonavano suo Fratello Carmelo alla chitarra, Aldo al basso, Luca alla batteria (mi spiace ma l’età mi fa dimenticare i cognomi!) e alla voce, guarda un po, Nedo Faucci il cantante dei vecchi “The Poor Man”, che aveva dovuto cedere il passo nel gruppo a Neville Cameron e con onore cantava con il nuovo gruppo).
Con il mio arrivo siamo diventati “Dynamytes in Rock” i nostri pezzi forti oltre alle cover di Brian Auger, erano quelli dei Deep Purple, dei King Crimson, deglli Huria Heep, dei Black Sabbath , e via di questo passo, il Progressive imperava! il nostro regno all’epoca era L’Hotel Atleti e il Papiro o Taco Paco (non ricordo qual’èra il primo nome) dove suonavamo spesso insieme ai Modì di Valerio D’Alelio e quando i Modi dopo qualche tempo, nel
1972, si sono sciolti la loro sezione di fiati (Icilio Lanini al sax tenore, Paolo Ciangherotti al Trombone e Giovanni ? alla tromba) si è unita alla nostra band e siamo diventati “Atto Primo” passando dal Rock al Rock Jazz con in repertorio tante cover dei Blood, Sweat & Tears & Chicago, tutta roba buona, bella da suonare, anche se difficile per gli arrangiamenti! (devo dire che l’esperienza fatta con Aldo e il nuovo sistema, mi aveva lasciato in eredita la scoperta e l’amore per il jazz, attaccatomi dal batterista Massimo” Zecca” Peloso e soprattutto dal mio fraterno amico Paolo “l’indiano” Guarracino che del gruppo era il tecnico)
Ci divertivamo tanto e la band suonava di brutto. E’ stata proprio una bella stagione!
In quell’epoca i concerti fioccavano e si girava di città in città per sentire musica dal vivo. Si son sentiti tutti ,si partiva in una macchinata di musicanti e via: Genesis a Siena, Van Der graaf a Viareggio , naturalmente Brian Auger con i Trinity sempre a Viareggio, B.S & Tears a Roma, Chigago a Bologna chiusi nello stadio con la polizia che tirava dentro i lacrimogeni! Jethro Tull Deep Purple ecc,ecc, insomma tutti i grandi del rock del momento.

4 Poi nel 1976 la svolta con i Raptus…e non solo…molti altri gruppi hanno avuto bisogno di te…Ricordi tutto…lo so…

Un mio grande desiderio ,dagli anni dei” Poor man”, era quello di suonare con Edmondo”Mondo” Guidi, e insieme al mio caro amico Antonio”Tony ” Liotti dei Modì, e ad un simpatico e bravo batterista di La spezia Edoardo D’Imporzano, chiusa l’esperienza dell’Atto Primo (nel quale al mio posto, alle tastiere, subentrò il mio amico anche bassista Alberto Neri che suonava un po anche il piano) abbiamo dato vita, nel 1973, a un nuovo gruppo, “Raptus“. Purtroppo Mondo nel frattempo era partito per il sevizio militare, e nel gruppo sino al suo congedo, per un po si sono succeduti vari sostituti (Tony Trovato e Claudio Filippelli al basso e, per una stagione suonando alla Barcaccina di Vada, Alessio Colombini alla chitarra:
Nei progetti iniziali al gruppo avrebbe dovuto aggiungersi anche l’altro mio caro amico Icilio lanini al sax tenore ma purtroppo per ragioni di lavoro poi non è stato possibile!
Icilio è il responsabile della mia scelta di studiare l’oboe che all’epoca non conoscevo particolarmente, mi ha convinto facendomi ascoltare l’oboe di Robin Miller in “Island” dei King Crimson e così, iscrivendomi al Mascagni, è cominciata la mia passione per questo amato/odiato strumento, tanto bello quanto difficile, per colpa di quei due pezzettini di canna che tiene in cima all’imboccatura, la stramaledetta ancia doppia!

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Al ritorno dal suo servizio militare, con Mondo i Raptus Hanno ritrovato la loro formazione iniziale (Io all’Hammond,al Piano Wurlitzer) Mondo alla chitarra e voce (splendida!). Antonio Liotti (altra voce splendida!) a basso e chitarra, Edoardo D’Imporzano alla batteria( e buon cantante!) e accidenti se funzionava il gruppo!
Con i Raptus abbiamo suonato un po dappertutto, persbarcare il lunario, Dancing, Night Club, anche una stagione accompagnando Carlo Dapporto per le piazze d’Italia, abbiamo pure rischiato tramite Wess di diventare il gruppo che accompagnava Dori Ghezzi.
Poi io, traditore, sono uscito dal gruppo (al mio posto è arrivato Mauro Andreini, un bravo tastierista di Tirrenia, personaggio eclettico e geniale) e il gruppo ha continuato a suonare insieme ancora a lungo, lavorando tra l’altro anche con Bobby Solo, per diventare poi la band che accompagnava Checco dei Giganti.

Dopo I Raptus, inizialmente il Capitolo 6 mi ha offerto di fare un provino” con loro, c’era in ballo il loro LP ” Frutti per Kagua” che stavano preparando”
ma poi a me hanno preferito il mio caro e bravissimo amico Antonio “Tony” Favilla e io sono andato, nel 1974,a sostituire nell’ “Opera Buffa” il loro bravo tastierista, (Renato Rosset, che nel frattempo se n’ era andato per suonare nei nuovi New Trolls).
Come Opera Buffa, (con Andrea Colli alla batteria, Sergio Ducilli al basso , Fabrizio Ughi alla chitarra e voce, e Loriano “Fischio” Berti del Capitolo 6 al Sax tenore e al flauto,) abbiamo suonato un po in giro per l’Italia per almeno un anno.
Ricordo una serata in un locale di cattolica dove sono venuti a suonare , giravano così in quel periodo dei loro esordi, Venditti, Cocciante & De Gregori, tutti e tre insieme, che all’epoca non conosceva quasi nessuno, e c’erano tre gatti ad ascoltarli, e pensai che me il migliore era De Gregori, poi tutti e tre han preso il volo, ma per me il migliore me resta sempre Francesco.


Un Estate con l’opera Buffa suonavamo alla Caravella di Forte dei Marmi  e qualcuno, a locale chiuso, ha avuto la bella idea di dare fuoco al locale con i nostri strumenti dentro, e abbiamo perso tutto! del mio Leslie e dell’Hammond ( ahimè) è rimasto solo lo chassie dei contatti in metallo fuso! e siccome l’incendio era doloso, l’assicurazione (se c’era) non ha pagato nulla e ci siamo dovuti, indebitandosi, ricomprare tutto. Naturalmente per me era impossibile pensare di ricomprare l’ Hammond, e così ho ripiegato su una specie di clone, ‘na schifezza(non era come i cloni meravigliosi dell’Hammond che fanno ora!) che poi ho quasi subito sostituito con un piano elettrico Fender Rhodes e una tastiera Solina che imitava il suono degli archi, più adatti al nuovo suono del gruppo che adesso, con l’arrivo del chitarrista Enrico Rosa, alla chitarra si era trasformato in una band di Fusion un po sperimentale, una nuova versione della vecchia band progressive di Enrico
“Campo di Marte” che dal progressive era approdato al Rock jazz (per intendersi i modelli erano (Miles Davis, Wether Report, Herbie Hancock, Nucleus).
Il gruppo funzionava alla grande , avevamo per le mani un contratto con la United Artist, e nel
1974 abbiamo suonato al Carta Vetrata di Bollate, al Festival di Re Nudo al Salone Pierlombardo a Milano in una rassegna con i migliori gruppi in giro in quel momento in Italia, in jam session anche con Franco Battiato al mio Fender , di quei tempi mattacchione e perimentatore selvaggio, e abbiamo fatto un bellissimo memorabile concerto all’università di Padova che in quegli anni era un calderone esplosivo! ma poi la United Artist ha fatto marcia indietro, eravamo troppo sperimentali per loro e niente più contratto.

Enrico Rosa, deluso e arrabbiato è partito in Danimarca e a me è toccato, per 15 mesi, andare a servire la patria, lasciando il mio posto all’amico Antonio Salamone, bravo musicista e ottimo tastierista.
Senza di noi il Campo di Marte ha continuato a suonare lavorando su un nuovo repertorio forse meno sperimentale, più jazzistico, ma i nuovi brani del gruppo erano davvero molto belli ed io rimpiango di avere passato l’unica cassetta che avevo delle registrazioni di quei nuovi pezzi ad Ares Tavolazzi degli Area, in un periodo in cui abbiamo suonato insieme, per farglieli ascoltare, mai più riavuta.

E comunque è forse pure servito, perchè in seguito il Campo di Marte ha aperto qualche concerto degli Area e quando il batterista Capiozzo e il Chitarrista Tofani hanno lasciato il gruppo, hanno chiamato per suonare con loro per un periodo due musicisti del Campo (Andrea Colli e Enrico Rosa tornato per un periodo in Italia.)

Finito il servizio militare, nel 1976, sono tornato a suonare, (sostituendo questa volta io Mauro Andreini, che aveva preso il mio posto nel gruppo alle tastiere e che stava partendo per Londra) con i” Raptus”, che nel frattempo erano diventati la band che accompagnava Checco Marcella dei Giganti. in seguito, Mondo e Antonio hanno lasciato il gruppo per Londra dove si sono stabiliti definitivamente, e la band si è allargata ad altri musicisti Livornesi (l’amico Antonio Favilla, Marco Caluri della Mente fredda, Enrico Rosa alla chitarra prima poi Riccardo Bartolotti del Capitolo 6, e Franco Raia al sax che avrebbe poi suonato con Zucchero Fornaciari nella sua prima formazione, insomma la band aveva due batteristi, due tastieristi e anche due coriste.)

Nel frattempo anche il Campo di Marte, per sbarcare il lunario, era diventato la band che accompagnava l’altro elemento dei Giganti Enrico Maria Papes, ed erano anche loro attivi, come noi, nelle discoteche del nord.
Che viaggi e che trasferte: nella nebbia in Val padana, con il ghiaccio in Emilia, guidando sino al mattino, ricordo un ritorno memorabile seduto con la mia ragazza di allora sugli strumenti nel retro del furgone, senza riscaldamento, dopo aver suonato sino all’alba per S, Silvestro all’ Hotel Majestic di Cortina, distrutti con 20 gradi sotto zero! da congelamento! Roba da matti, ma avevo 22 anni!

Dopo un anno di queste trasferte e fatiche avevamo voglia di cambiare e così, (insieme ad Edoardo D’Imporzano, di nuovo Mondo alla chitarra, un bassista di Ferrara, Marco Marzola che in seguito è diventato un bravo contrabbassista jazz che suona in giro per il mondo, Enzo? vibrafonista pianista e percussionista anche lui di la Spezia, e al sassofono e flauto il giovane Paolo Lotti di Fucecchio che in seguito avrebbe, dato vita suonando anche la chitarra ai KUDU, collaborando con l’etichetta Materiali Sonori a vari progetti di musicisti dell’aria dell’avanguardia Europea e Americana, purtroppo scomparso prematuramente) abbiamo dato vita, nel 1977, ad un nuovo gruppo ” I Quanta”
Purtroppo la difficoltà di trovare un lavoro continuativo e il fatto che quasi tutti venivamo da città diverse rendeva le cose difficili ed il gruppo si è definitivamente sciolto dopo qualche mese di attività.

A questo punto,1978, sentivo la mia esperienza di orchestrale definitivamente conclusa e iniziando a fare anche altri lavori per vivere ho deciso di riprendere con energia con forza i mie studi al Mascagni e mi sono dedicato allo studio dell’oboe, che avevo molto trascurato negli anni precedenti suonando in giro, sperando finalmente di finire i miei studi musicali, ma la vita fa strani percorsi a volte e così, dopo appena un anno, poco prima del diploma del quinto anno è arrivata la mia prima figlia e l’impegno principale è diventato quello di pensare alla famiglia(con solo la musica non era facile tirare avanti) e così per 22 anni mi sono trovato a fare il commerciante, strana attività per un musicista!

10 E dopo? Quale percorso musicale ha intrapreso Franco La Placa arrivando ai giorni nostri?

Anche se avevo abbandonato gli studi canonici e rinunciato a diplomarmi in conservatorio, negli anni che sono seguiti ho sempre continuando a nutrirmi di musica quasi ogni giorno: suonando il piano per mio piacere, cantando musica antica per un periodo con il coro del Mascagni e ascoltando tanta musica e di ogni genere ma soprattutto Jazz e musica brasiliana che adoro, mettendo insieme un archivio di musica sterminato che è aumentato in questi anni a dismisura con internet (penso che altre due vite non mi basterebbero per ascoltare tutto quello che ho, tra cassette, LP, CD e File salvati su hard disk!)

E l’oboe in tutti questi quegli anni lo avevo suonato proprio poco, l’avevo proprio abbandonato, addirittura venduto il mio bello strumento francese Loreè, ma era come una febbre chi l’ha provata sa di cosa parlo!
E quindi nel 2004, dopo 22 anni che non soffiavo più in quel cono di legno nero mi sono ricomprato un Oboe e ho ripreso a studiare con un mio caro amico, è stata dura, ma in tre anni, nel 2007 a 54 anni, al mi sono infine  diplomato al Mascagni! E così ho dovuto aspettare quasi 25 anni per avere quel famigerato diploma, ma alla fine ce l’ho fatta! Non è che questo abbia cambiato di molto la mia vita, ma serviva per il mio lavoro di Musicoterapista, per l’iscrizione al registro professionale, avere un diploma di studio e sopra ogni altra ragione volevo dimostrare a me stesso che l’età non importa se si vuole davvero qualcosa!

A partire dal 2000 avevo iniziato la mia formazione triennale in Musicoterapia che ho completato nel 2003, chiudendo con il mio sofferto lavoro di commerciante, iniziando lavorare come Musicoterapista all’interno di un bellissimo e importante progetto per l’Handicap che si chiama Superabile nella provincia di Pisa dove ormai (che i Livornesi mi perdonino!), risiedo da diversi anni, destinato a bambini ed adolescenti affetti da varie tipologie di disabilità. E’ un lavoro bellissimo e importante, che sposa la musica con la relazione, offrendo spesso a chi, per varie motivazioni ha difficoltà e impossibilità, la possibilità di un linguaggio non verbale per potere comunicare.
In questi anni, oltre alla musicoterapia, mi sono formato anche  al metodo Gordon/Bolton ed al metodo Orff di educazione musicale per lavorare con i bambini dai primi mesi sino ad 11 anni e svolgo da tempo questo mio lavoro anche  in varie scuole Materne e primarie del comune di Pisa.
Nell’ultimo anno, con altri amici musicisti abbiamo dato vita a Vicopisano all’Associazione di Promozione Sociale Orti Sonori (Seminiamo suoni), con varie sedi in Italia, attiva nell’ambito dell’educazione e della propedeutica musicale per l’infanzia,
perchè prima si comincia a far musica e meglio è!

Suono poco l’oboe, In questo periodo, di più il piano e la mia ultima passione più recente è soffiare dentro una Pianica Yamaha, una specie di Clavietta che unisce fiato e tastiera, che mi sono regalato, ed è per me uno strumento bellissimo!
Insieme, in questo ultimo anno, ho ripreso finalmente a cantare musica antica, (medievale, gregoriano e rinascimentale) con un coro non professionista, che si chiama RUAH, di Vicopisano. sotto la guida del maestro Marco Mustaro

Insomma la mia vita è tornata ad essere interamente riempita di musica, e anche se a vivere con lei si fa fatica, perchè la musicoterapia è stata appena riconosciuta dallo stato italiano con un riconoscimento che non vale niente e siamo, tutti noi musicoterapisti, lavoratori precari con le tasche sempre verdi, che fluttuano da un taglio a l’altro delle istituzioni, il sapore della bellezza del fare musica, che ho scoperto da bimbo con Michelle dei Beatles, non mi ha mai lasciato e ne son sicuro, continuerà ad accompagnarmi.

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FRANCESCO LUONGO

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1 – Te e la tua chitarra…un amore che dura da ?

1) La chitarra l’ho iniziata a suonare verso i 17 anni. La mia è stata una necessità. Ascoltavo musica a oltranza e a un certo punto ho sentito di dover suonare, era un bisogno. Così mi feci prestare una chitarra classica da un amico e per un po’ di tempo sparii dalla circolazione. Non credo si tratti di amore, in fondo è solo un oggetto. La chitarra la considero un mezzo per esprimere qualcosa di mio senza dover usare per forza le parole.

2 – Accanto al tuo nome Francesco, su Facebook, hai inserito BLUES…questo la dice lunga…

2) Si, accanto al mio nome su FB c’è la parola “blues”, che ho anche tatuata addosso. E’ una specie di soprannome, molti mi chiamano Checcoblues o semplicemente Blues, quindi mi sembrava naturale usarla!

3 – Il blues non è solo un genere musicale, è qualcosa di più, una certa cultura, un certo modo di vedere la vita…qual’è il tuo punto di vista?

3) Il blues è certamente una forma musicale ricca di sfaccettature. Un personaggio molto importante (W. Dixon) lo definì credo molto bene in questo modo: “The blues is the roots, everything else is the fruits”. Che è un po’ il mio pensiero, è ciò da cui viene tutto. Ultimamente mi capita di rado si suonare il blues nel senso più puro del termine, ma questo non vuol dire che non lo metta in tutto ciò che suono, che sia reggae, pop, funk, rock, soul o altro.

4- E’ difficile fare blues a Livorno?

4) A Livorno c’è una buona scena musicale, molti musicisti che fanno blues a buon livello. Fare blues è difficile un po’ ovunque perchè è comunque un genere di nicchia ma comuque qui in zona capita spesso di sentire ottime serate di blues e dintorni, anche grazie ai pochi ma buoni locali che portano avanti i live anche di questo genere come La Bodeguita, La Sentina, Mediterraneo, Vinaino, Surfer Joe…

5 – Hai pubblicato qualcosa ? Se non è così hai intenzione di farlo?

5) Il primo disco in cui ho suonato uscì nel 2008 se non ricordo male, era “Rock ‘n roll girl” Di Saro & The Blues Revolution. I brani erano di Saro Buscemi arrangiati poi con noi della band.

Dentro c’era della bella roba a cavallo tra southern-rock e rock-blues. Con quella formazione suonammo poi anche al Pistoia Blues. Successivamente negli anni ho registrato vari demo, qualche nuovo brano originale con i Guerrilla Farming e attualmente sto lavorando con Luca Battistini al nostro demo-ep di cover acustiche. Poi con lui faremo un’altro disco, spero presto, con anche brani originali.

6 – Chi sono i musicisti più bravi con i quali hai suonato?

6) Attualmente mi ritengo fortunato di collaborare con ottimi musicisti come Fabrizio Balest, Luca Battistini, Daniele Catalucci, Nicola Venturini, Valerio Dentone, Andrea Lo Coco, Alex Sarti, Adriana Hamilton, Valentina Purcu e molti altri…

In passato mi è capitato di suonare con altri grandi professionisti come Gianni Apicella, Piero Perelli, Manlio Pepe, Davide Malito, Carlo Romagnoli,Andrea Celeste, Fabio Galeazzi, Michele Amato, il coro gospel Jubilation e sicuramente me ne dimentico molti altri.

Ho suonato per un po’ anche con Danny Bronzini, prima che prendesse il volo diventando il chitarrista di Jovanotti. Siamo molto amici ed è un talento incredibile nonostante l’età. Poi mi è capitato di suonare con Roberto Luti, un chitarrista eccezionale, con 2 note messe dove sa lui riesce a sfasciarti l’anima. In passato poi ho spesso suonato, anche facendo busking, con Niki La Rosa, una grande cantautore. Quest’ultimo mi ha trasmesso l’amore per la musica fatta in strada,

che da emozioni molto diverse rispetto alle situazioni normali e che da un po’ sto portando avanti con costanza anche a Livorno.

7 – I migliori chitarristi blues secondo il tuo giudizio?

7) Grandi chitarristi blues ce ne sono stati davvero tanti, è brutto dover limitarsi a pochi nomi.

Comunque Stevie Ray Vaughan è quello che mi fatto scattare la scintilla per iniziare a suonare.

Poi Albert Collins, BB King, Freddie King, Duane Allman, Derek Trucks, Eric Clapton, Jimi Hendrix sicuramente mi hanno influenzato molto. John Mayer tra quelli moderni è quello che mi ha influenzato di più e continua a essere un riferimento musicale per me.

8 – Dove ti esibirai a breve ?

8) A breve credo che mi esibirò in qualche Jam session Berlinese o magari per strada, visto che starò lì per un po’. Lì c’è molto fermento artistico e voglio vedere cose nuove. Per l’ultimo dell’anno comunque sarò qui e suonerò a La Bodeguita con Adriana Hamilton e Valerio Dentone dove saluteremo il 2015 e, spero, faremo divertire tutti i presenti!

9 – In definitiva…chi è Francesco “Blues” Luongo ?

9) Eheh, forse potrei rispondere: sono quello che suono, ma non credo sia così semplice. Credo di essere uno che si sta ancora conoscendo, giorno dopo giorno, come tutti forse.

Ho un mucchio di difetti e di dubbi, ma anche qualche certezza su cui baso la mia vita. Valori, riferimenti, persone senza le quali mi sentirei perso.

Aparte questo sono concreto e non mi piace lamentarmi, non amo i compromessi e apprezzo le cose semplici.

Sicuramente sono molto sincero e non sono un tipo superficiale. Infatti spesso non mi trovo molto in sintonia con la società che mi circonda e che, in genere, mi sembra viva seguendo altri codici.

In ogni caso ho molta curiosità verso le persone, la musica, l’arte, le culture e insomma cerco di fare, scoprire, e conoscere cose o persone che mi possano dare qualcosa di bello e vero sperando di contraccambiare.

EUGENIO SOURNIA

Intervista a EUGENIO SOURNIA

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1 – Te e la tua chitarra…un amore a prima vista?
1) Non direi. Con la chitarra ho un rapporto molto strano, perché nonostante mio padre sia chitarrista ed in casa abbia sempre avuto abbondanza di sei corde, da piccolo la ignoravo completamente preferendo concentrarmi sul pianoforte, che suonavo istintivamente e con piacere. Solo all’età di diciassette anni ho, quasi per gioco, senza una vera ragione, preso in mano una chitarra. La cosa buffa è che, dopo uno o due giorni, pur sapendo suonare a stento i primissimi accordi, già cominciavo a creare le mie prime canzoni e a cantarci sopra testi improvvisati. Inutile dire che non avevo neanche pensato mai neanche al canto. Il perché di questo istintivo interesse verso la composizione credo sia da ricercarsi nel fatto che la mia pochezza tecnica era tale, da non permettermi di eseguire praticamente alcun brano fra quelli che ambivo riprodurre: così mi sono messo a scrivere i miei. Col tempo, certamente, ho fatto esperienza, ma mi considero a buon diritto ancora un chitarrista del tutto improvvisato e principiante. Mi piace però molto ricercare un mio suono peculiare, attraverso l’uso di strumenti vintage e pedali. Amo molto la chitarra, lo trovo uno strumento estremamente istintivo e soddisfacente- anche se non credo che il mio amore sia ricambiato!

2 – Quale è stato il tuo percorso musicale e le tue influenze?
2)  Da piccolo e fino all’età di sedici anni ho ascoltato in prevalenza musica classica, soprattutto quella che il mio maestro di pianoforte mi faceva suonare. Devo a lui grandissima parte dell’amore che ho per la musica, perché è stato come un secondo nonno per me, si chiama Agostino Todaro e sono tutt’ora in contatto con lui. Ricordo con assoluta precisione il momento in cui mio padre mi fece ascoltare l’album “Wish you were here” dei Pink Floyd per la prima volta. Avevo sedici anni, e tutto cambiò per sempre. I Pink Floyd mi fecero capire che la musica moderna poteva ambire ad una comunicatività elevatissima, senza sacrificare per forza la ricchezza musicale. L’altro gruppo che mi ha cambiato la vita sono stati i Joy Division. Il lirismo del cantante Ian Curtis, la poesia dei suoi testi, uniti ad un modo di suonare tutto sommato basilare, mi convinsero della possibilità di lanciare un messaggio forte anche senza possedere una particolare tecnica. Se mai ho fondato un gruppo, è stato per i Joy Division. A diciassette anni dunque fondo il mio primo gruppo, gli Etrange Histoire, con alcuni compagni di scuola. Da lì è partito tutto.

3 – Sei membro di un gruppo dal nome Siberia…strano nome…da dove nasce?
3) Risposta breve: dal libro di Nicolai Lilin “Educazione Siberiana”, che parla della criminalità organizzata russa negli ultimi anni del comunismo. Risposta articolata: in realtà Siberia è un nome che affonda le sue radici nella mia fascinazione per la Russia, una passione di lungo corso cominciata da adolescente con la lettura dei grandi classici di Dostoevskij e Puskin in particolare. Siberia evoca un luogo freddo e incontaminato, dove riflettere e ritornare “primitivi”, alle cose che contano veramente. Per questo siamo tutti così affezionati al nome da non averlo voluto cambiare neanche in un momento in cui sembrava la cosa giusta da fare per la nostra carriera, sotto consiglio di alcuni discografici.

4 – A Livorno siete una band molto nota tra i giovani…
4) Non so in realtà quale sia la nostra reale portata in questo senso; mi fa piacere però notare che tra coloro che vengono ai nostri concerti ci sono persone molto dissimili tra di loro, da ragazzi cresciuti a “pane e indie rock and roll” come noi, a persone non avvezze normalmente a questo genere musicale, fino anche a uomini e donne di età più matura. Ho e abbiamo sempre puntato a essere ascoltabili dal numero più ampio possibile di persone, senza volerci rinchiudere in una nicchia. 

5 – Siete stati accettati per le selezioni di Sanremo Giovani…chance ? Speranze? Sarebbe un bel colpo…
5) Proprio nell’ottica di cui sopra, ci siamo iscritti alle selezioni con la precisa volontà di arrivare al numero più ampio possibile di potenziali ascoltatori. Certo non osavamo sperare di arrivare alla selezione finale, è stata una grande sorpresa, anche perché alle spalle non abbiamo grandi case discografiche. Siamo consapevoli che il carattere “nazionalpopolare” della manifestazione possa far un po’ storcere il naso a qualcuno, ma d’altra parte l’obiettivo è quello di arrivare a tutti facendo musica di qualità- o meglio, senza voler essere pretenziosi, la “nostra” musica, quella che scriviamo spontaneamente. Come principale compositore del gruppo, sono conscio di avere mezzi non così ampi da ambire a qualcosa di molto diverso dal pop. Ma se pop deve essere, che sia ben fatto: a questo puntiamo.

6 – Oltre Sanremo, progetti futuri ?
6) Sanremo non è che un occasione in più per farci conoscere e avere la possibilità di calcare scene più prestigiose. Quello che stiamo davvero aspettando con ansia è l’uscita del nostro primo album, che abbiamo nel cassetto ormai da mesi. Sarebbe dovuto uscire a breve, il risultato inaspettato delle selezioni ci ha convinti a posticipare. Ma non vediamo l’ora di condividerlo con tutti. 

7 – Avete pubblicato qualcosa o avete in mente di farlo?
7) Per adesso abbiamo pubblicato un EP, pubblicato in trecento copie ormai esaurite, “Voglio Regalarti Una Fotografia”, uscito nel settembre 2014. Il nostro album d’esordio uscirà invece sotto l’egida dell’etichetta milanese MACISTE DISCHI, nel prossimo inverno.

8 – I migliori musicisti secondo il tuo giudizio e quelli che ti hanno più colpito
8) Negherei un’influenza fondamentale se non citassi Francesco Bianconi dei Baustelle. Il suo modo di cantare mi ha segnato, ma con il tempo sono convinto di aver sviluppato un modo di cantare più energico del suo, dunque di aver trovato il mio stile. Per quanto riguarda il “Pantheon”, i miei artisti preferiti in assoluto, a prescindere dall’influenza che hanno effettivamente sulla mia musica, rimangono i Pink Floyd, e i CCCP Fedeli alla linea. I primi trovo che siano riusciti a coniugare alla perfezione l’energia e la potenza del rock con il desiderio di scrivere qualcosa di più complesso, ma sempre comprensibile e non, se mi è concesso il termine, onanistico- come molti altri musicisti “colti” sono finiti per fare. I CCCP sono invece un orgoglio tutto italiano, una band folle e geniale come il loro frontman, di incredibile potenza evocativa, capace di descrivere senza soluzione di continuità gli aspetti più alti e più bassi dell’animo umano.  Tra i miei musicisti favoriti citerei senz’altro anche Nick Cave, cantautore australiano di grande eleganza e dalla fortissima presenza scenica

9 – A Livorno c’è qualche musicista che ti fa “rimanere a bocca aperta”?
9) La scena livornese ha avuto e ha tutt’ora molte glorie, ed è quasi impossibile approfondire a dovere la conoscenza di tutti gli artisti meritori. Facendo un nome solo, citerei Luca Faggella, cantautore di grande credibilità e dalla notevole forza descrittiva nelle liriche. Trovo che abbia scritto delle grandi canzoni e che anche la sua voce e i suoi testi siano all’altezza di molti considerati “maestri”. 

10- sei molto maturato da quella sera che timidamente fosti mio ospite in Radio…chi è oggi Eugenio ?

10) Allora ero una persona più serena, senza mezzi termini, ma anche meno consapevole. Ho vissuto alcuni momenti che credo mi abbiano fatto avvicinare all’essere un uomo, più che un ragazzo, e non tornerei indietro. Credo che, avendo avuto una piccola dose di dolore vero, abbia imparato a fuggire quella malinconia che è un po’ una posa per molti che si danno a professioni creative. Nelle mie canzoni spesso c’è tristezza, c’è sofferenza, ma credo ci sia sempre una luce che brilla da qualche parte. 

ENRICO ROSA

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D- Te e la chitarra…un amore indissolubile che dura da sempre…

R – Da piccolo avevamo il pianoforte a coda del nonno che era sia pianista che organista, cosi dalla prima infanzia giocavo e suonavo con quello. Mia madre voleva più spazio in sala cosi’ il pianoforte spari’ anche a dispetto di mio padre che lo suonava ogni volta che poteva. Lui era dirigente della Spica a Livorno ma la sua passione era la musica e spesso comprava nuove note e dopo la scomparsa del piano rispolvero’ il suo vecchio mandolino col quale mi divertivo anch’io. La chitarra fu un puro caso, il mio interesse era più su strumenti a fiato o ad arco come il violoncello ma era più facile farsi prestare una vecchia chitarra da un vicino e cosi dopo un anno con i soldi di Natale mi potevo solo comprare una chitarra per 11.000 lire e cosi fu.

D – Negli anni 60 e oltre a Livorno sei stato considerato il numero 1 in assoluto, un “maestro”…che ricordi hai di quegli anni?

R – .Sono sempre stato interessato all’armonia e composizione e il mio approccio alla chitarra fu più pianistico per usare subito polifonia e cosi via. La cosa richiedeva molto studio ma ero ormai dipendente dallo studio e cercavo sempre di trovare il modo di sviluppare lo strumento; infatti quando i miei amici mi facevano sentire dei chitarristi, non mi piacevano e mi riferivo sempre ad altri strumentisti, sui violinisti sia classici che del Jazz o pianisti, sassofonisti..A circa 15 anni il mio livello in confronto agli altri era più alto e orchestre professioniste come quella di Aldo Pavoletti venivano da mia madre a chiedere il permesso di portarmi fuori a suonare con loro che al tempo suonavano canzoni di Luigi Tenco e pezzi Jazz come Take Five e cosi via. Con loro ai tempi del Centro musicale del Tirreno entrai far parte del gruppo base nello studio del negozio gestito da Franco Fava ed il Corsi che aveva dei locali in citta’. Un’altra orchestra di musicisti che potevano benissimo essere i miei nonni e che suonavano al club degli ufficiali a Camp Darby mi chiese di suonare con loro perche’ non riuscivano a trovare un chitarrista che potesse suonare il loro repertorio che era prettamente di pezzi Jazz standard strumentali e per me fu una grande occasione per usare le cose che studiavo giornalmente ed usarle dal vivo. Allo stesso tempo cominciai a suonare al Piper ed ad accompagnare Marco che gestiva il locale e cantava in un sacco di posti, mi ricordo che spesso in macchina con lui andavamo a fare un piccolo show dove lui cantava ed io lo accompagnavo e delle volte raggiungevamo molti posti diverse durante la stessa sera/ notte. In effetti in quel periodo fui in grado di comprarmi la prima chitarra elettrica di marca, una fender Telecaster che piu’ tardi cambiai con una Gibson Les Paul. Dopo entrai a far parte di un gruppo che suonava in Versilia e prettamente Rythmen Blues i Pionieri e la cosa fu divertente ed anche interessante perche’ imparai a conoscere il Soul, Rock e cosi via Stili infatti molto piu’ semplici e che dai Jazzisti ed i Classici venivano snobbati. Io imparai a rispettare questi stili ed anche a constatare che nonostante il mio livello musicale non ero in grado, all’inizio, di creare il vero groove del soul o del rock. Usai queste esperienze per imparare anche questi aspetti e ne sono molto contento perche’ il mio modo di suonare e’ diventato molto piu’ interessante nel inserire questi colori musicali nel mio modo i suonare ed improvvisare su qualsiasi genere.

D – Tutto iniziò con i Simba…e poi il Senso Unico…

R – Quindi arriviamo ai Simba dove Amando Del Lama padre di Paolo il bassista venne a chiedermi di entrare a far parte . Amando era in effetti il manager del gruppo e viveva per noi ragazzi della band. La sua casa a Tirrenia era la nostra seconda dimora, sua moglie la nostra seconda mamma; lei ci cuciva i vestiti da usare sul palco, ci faceva da mangiare quando facevamo le prove e cosi via. Amando comprava strumenti e furgone per il gruppo usando spesso anche i soldi che non aveva. Era vero amore per la nostra causa. Il gruppo con Ilio Barontini al piano e tastiera, al tempo un organo Welson, Paolo Del Lama al basso, Sandro (non mi ricordo il cognome, scusa Sandro) alla batteria ed io alla chitarra. Avevamo moltissimi lavori tra l’altro al Caminetto di Tirrenia al tempo conosciuto anche come Tennis Club di Roberto Trebbi; anche in molti posti della Versilia, Montecatini e cosi’ via. Facemmo anche delle incisioni a Roma dal maestro Umiliani compositore di colonne sonore per film. Ci invito’ nel suo studio ad incidere. Anche qui Amando ed anche il Trebbi ebbero il merito del contatto a Roma. Piu tardi, inizio anni 70 Ilio Barontini lascio il gruppo . Senso Unico fu creato qui sempre con Paolo al basso, alla batteria il batterista dei Samurai ed al piano un ottimo pianista già usato con al tempo grossi nomi e che noi chiamavamo col soprannome Pungone (che in effetti vuol dire uccellone penso in pugliese) Mi ricordo il soprannome ma ormai non più il suo nome anche se eravamo sempre insieme e per un lungo periodo abitò a cosa mia, mi dispiace. Facemmo un bel po’ di concerti con pezzi nostri o altri pezzi nella nostra versione e suonammo anche a Firenze allo Space Electronic. li comincio il mio rapporto col locale che fu poi la casa del Campo di Marte che in effetti non si chiamo mai cosi’ in tutto il periodo di due anni circa.

D- E infine la meravigliosa avventura del Campo di Marte

R – Prima del Campo di Marte, vengo contattato dalla Verde Stagione un gruppo costituito da tre fratelli due gemelli al basso e batteria ed un”altro alla chitarra. Il chitarrista aveva bisogno di una pausa avendo dei neonati che richiedevano piu’ attenzione da lui. Quindi per circa sei mesi fui il chitarrista della band nelle tournee in Italia e qui conobbi Mauro Sarti nel negozio musicale del bassista a Prato. Mauro era stato il batterista della band ed era in giro in quel periodo col suo gruppo ,con Carlone conosciuto come Alfredo, Barducci piano, organo, flauto, corno francese nel venturo Campo di Marte e Richard Ursillo al basso che divento’ Paul Richard sulla copertina del disco. Mauro mi chiese di scrivere la musica per un progetto da creare insieme con base allo Space Electronic. L’idea mi piaceva e tutto comincio’ piu o meno all’improvviso, pochi giorni dopo Marcovecchio dei Califfi che voleva lasciare il gruppo al tempo famosissimo nella musica pop per dedicarsi a rock preferibilmente nuovo e cosi comincio’ il concetto con due batteristi e la possibilità di usare Mauro al flauto in qualche pezzo. Io mi trasferii per un periodo a casa di Carlone che era diplomato al conservatorio in Corno francese ed era un abile pianista ed anche flautista. Con lui potevo lavorare professionalmente scrivendo le musiche che lui poteva leggere e provarle insieme, quindi appena un po’ di materiale era fatto andavamo allo Space Electronic dove facevamo le prove ed allora un ‘altro processo di insegnare le parti a tutti cominciava. Appena i pezzi erano pronti venivano provati Live allo Space. Il nome della band non c’era e cosi ne provammo molti :il piu’ stravagante suggerito da Paolo uno dei due proprietari del locale, fu Osh Gosh Bigosh, cosi strano che me lo ricordo anche oggi. Peccato che non fu usato permanentemente. Gli altri tanti nomi usati sono stati tutti dimenticati. Una delle tante serate allo Space venne a trovarci Gian Borasi direttore della United Artists in Italia. Gian conosceva Marcovecchio che aveva caldeggiato il progetto ed era curioso di sentire la musica dal vivo. Quindi quella sera fu registrato il concerto con un microfono sotto il parco che divento’ il nostro demo che ci fece avere il contratto con la casa discografica. La cosa curiosa e’ che usammo un nastro che era stato usato per registrare una sera con il gruppo degli “Zero” band di casa allo Space che avevo conosciuto gia’ dal tempo del Senso Unico. Il fatto e’ che sulla scatola del nastro usato c’era scritto Concerto Zero e sulla lacca fatta dalla UA come demo venne scritto lo stesso nome. 30 anni dopo la stessa lacca ed il nome vengono usati per il doppio Live costituito dal demo del 1972 ed il Live koncert del 2003 intitolato quindi Concerto Zero. Subito dopo aver conosciuto Gian Borasi venni invitato a Milano come session man negli studi della CBS e della Ariston e qui cominciai ad incidere per Marcella Bella e tanti degli altri nomi Italiani feci parte del team costituito da Ares Tavolazzi basso, Tullio de Piscopo batteria, Goran Marianovic violino che fu parte di alcune incisioni e col quale avemmmo un progetto molto interessante con musiche di Goran, purtroppo la produzione non fu mai rilasciata. Goran e’ oggi primo violino alla Scala di Milano. Da quel periodo cominciai anche a suonare qualche serata con Ares Tavolazzi, Giulio Capiozzo batteria e Demetrio Stratos tutti e tre parte del gruppo Area. Piu tardi a gennaio 1973 lincisione del disco. Qui e testi fatti da uno studente Fiorentino vengono scartati ed una sra ci incontriamo con il npstro producer del quale al momento non mi ricordo il nome, ma sul sito Campo di Marte c’e’ una foto durante l’incisione dove Io e lui …. E credo che ci sia anche il nome. Comunque quella sera facemmo i testi nuovi ed il giorno dopo Gian Borasi gli altri del gruppo ci incontriamo per decidere un nome per la band, alla fine parlando di tutte le possibilita’ vengono fuori dei rioni di Firenze ed all’ improvviso il Campo di Marte che viene subito rifiutato dai ragazzi fiorentini ma Gian ed io ci guardiamo e qui viene l’intuizione del campo di guerra (guerra contro la guerra …..) quindi nonostante le proteste degli altri viene deciso il nome Campo di Marte. Nel periodo dopo l’incisione io sono occupatissimo negli studi a Milano ed in diversi progetti/ concerti ed il progetto da me fatto col Campo di Marte ormai per me vecchio diventa passato. L’assurdita’ e’ che il disco non e’ ancora uscito ed io non ho piu’ voglia di suonare col gruppo o quella musica che ho scritto ma tutte altre cose.Per circa 5 mesi dai giorni dell’incisione nonmi vedo con gli altri ma addirittura mi incontro a Livorno con Fabrizio Ughi mio vecchio amico e chitarrista per esempio con i Samurai ed altri gruppi abbastanza conosciuti, cosi’ parliamo di continuare il progetto Campo di Marte con nuova musica e la band viene fatta con Sergio Ducilli basso, Andrea Colli batteria, Franco la Placa tastiere, Loriano Berti (Fischio) sassofono e flauto ed io. Piu tardi Antonio Favilla fara parte del gruppo e ci saranno per un periodo due tastiere. A giugno 1973 viene rilasciati il disco e siamo invitati al Festival di Mestre dove Colosseum e qualche prog Italiani sono coinvolti ed in effetti Campo di Marte la sensazione del primo gruppo Italiano con contratto internazionale con casa americana come la United Artists. Il problema era che il gruppo di Firenze non aveva piu suonato con me dal gennaio dell’incisione e quindi mi reco a Firenze per fare delle prove. Il gruppo non funzionava affatto e forse io pretendevo troppo ma troppe cose erano dimenticate e il tutto risulta che a questo concerto grandioso ci presentiamo con un pezzo strumentale col Corno ed il flauto che era il piu’ facile da riesumsre (Alba) non mi ricordo che titolo aveva come tempo sul disco ed inoltre alla fine continuo da solo con la chitarra con in effetti la coda del pezzo che e’ sul disco che porta alla prossima composizione che non viene suonata ed il concerto finisce col mio solo in tutto un uscita di massimo 10 minuti. Dopo quel giorno la formazione fiorentina non ha piu’ suonato insieme. Tutti i concerti che facemmo dopo anche col gionale Re Nudo furono col Campo di Marte di Livorno dove producemmo una musica che non fu mai rilasciata e suonammo insieme fino al maggio 1974 dove io lasciai lItalia. Il gruppo fece qualche concerto anche dopo col nome Campo di Marte ma il tutto fini presto.

D- Chi sono i musicisti livornesi che ricordi con più affetto ?

R – Senza dubbio il primo e’ Antonio Favilla purtroppo oggi scomparso a circa 40 anni. Un ragazzo meraviglioso con tanto talento. Antonio fece parte sia del Campo di Marte Livornese e piu’ tardi nella band di Checco dei Giganti dove suonai nel 75/76 in un ritorno in Italia dove forse sarei rimasto ma l’austerity di quel periodo cancello le possibilita’ di rimanere in Italia.la stessa band con Checco,nella quale entrai appena di ritorno da un periodo in Norvegia e Germania, fu l’orchestra di Gianni Bella nella sua turne che termino’ al Piper di Viareggio dove ricevette il premio del festival bar col pezzo “Non si puo’ morire dentro” pezzo che in effetti avevo collaborato ad incidere ed arrangiare. Il prossimo musicista e’ Fabrizio Ughe che e’ un carissimo amico e collega chitarrista col quale ho sempre avuto molto piacere suonare insieme. Tony di music city e’ stato una pietra miliare della chitarra a Livorno mi ricordo quando il negozio fu fondato in piazza Cavour all’angolo opposto dove sitrova oggi subito prima di via ricasoli.Toni era di ritorno dopo un periodo come professionista ianche in Danimarca a Copenhagen ed aveva una buona conoscenza del Jazz ed un ottimo talento il che risulto’ in ispirazione per i giovani chitarristi. Andrea Michelazzi amico d’infanzia col quale suonai anche all’oratorio dei salesiani ed a casa dai suoi genitori e con i Pionieri. Quindi il prossimo e’ Pepe che sostitui andre nei Pionieri e che era icantante soul d’eccellenza solo con la mancanza dell’inglese, comunque la sonorita’ era giusta e cosi’ il feeling alla Otis Redding, Joe Tex ed il grande James Brown e gli Italiani del tempo non capivano comunque niente in Inglese quindi Pepe era perfetto. Andrea Colli fu un grande amico ed insieme cercammo di far sviluppare il Campo di Marte ci sarebbero tante storie da raccontare in riguardo. Franco la Placa, Sergio Ducilli grandi cari amici e mi ricordo del periodo con Checco dei Giganti dove Franco era uno dei due tastierist dove lui portava il riso integrade cotto da mangiare quando come spesso dovevamo suonare ad Asti o Mantova, Bologna e cosi via. Il Giangi e’ sempre stato un’amico e ci siamo visti molte volte e suonato insieme forse solo una volta a Castiglioncello. Un’altro caro amico e’ Mauro Romani che suonava con i Rangers, il Capitolo 6 e cosi via. Ci siamo visti spesso a Livorno ai tempi ed anche qualche anno fa. Un’altro vecchio grande amico e’ Massimo Peloso detto Zecca che era il batterista con il Pavoletti e come il Giangi un grande amante del Jazz. Massimo si sposo’ e si trasferi’ in Lombardia a nord di Milano, li lo visitai spesso e nei lunghi periodi dove lavoravo in studio a Milano abitavo da lui. Lo ho incontrato anche negli ultimi anni ed ora vive maggiormente in maremma dove ci siamo visti un paio d’anni fa.
Non ricordo altri per nome ma penso sempre ai musicisti a Livorno con i quali ho condiviso la mia infanzia e prima gioventu’.

D- Quando tornerai a suonare in Italia e a Livorno?

R – Verrei molto volentieri a suonare a Livorno sia da solo che con altri musicisti. La musica e’ la mia vita ed il mio grande amore

D – Vuoi salutare qualcuno attraverso il nostro giornale?

R – Un saluto a tutti i miei amici musicisti e un’ abbraccio a te e tutti gli amici della Sezione Musica.

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ENRICO FAGGIONI

enrico-faggioni1 Come è stato il tuo incontro con la chitarra?

R E’ stato per caso perché nella casa dove abitavano nessuno suonava, soltanto un mio zio avevo un banjo e mi ricordo che mi insegnò le prime note di “C’è una casa bianca che…” di Marisa Sannia e visto che continuavo a mostrare interesse per la musica, quando fui promosso dalla quinta elementare alla prima media, mi comprarono una chitarra acustica che ancora ho, una 07 in acero naturale, acquistata da Pietro Napoli al prezzo di 19.500 lire.

2 Alla fine degli anni ‘70, giovanissimo, sei entrato a far parte del gruppo I Lisbon…

R Dopo il diploma in ragioneria, entrai a far parte de “I Lisbon” di Roberto e Piero Antonini e Piero Borgogni, dove sono stato 5 anni, intervallati dalla pausa del servizio militare. Quello è stato uno dei più bei periodi della mia vita, si suonava, si guadagnava, ci si divertiva e ho anche imparato tanto.

3 Che ricordi hai della scena beat livornese?

R Ricordo con piacere, il clima che si respirava in quegli anni, si suonava nei club o meglio… nei “clebbini” , nelle cantine con le pareti tinte di tanti colori, si suonava nelle case per la “gioa” dei vicini ma… in quel periodo si poteva fare, le persone erano più disponibili rispetto ad oggi. I miei idoli in quegli anni erano Il campo di Marte, La mente corta, La strana officina e guardavo suonare con avidità di imparare qualcosa Fabrizio Ughi, Paolo Endellini ed Edmondo Guidi.

4 E una volta terminata l’esperienza con i Lisbon?

R La prendo un po’ alla larga, prima dei Lisbon ho suonato nel panorama del teatro vernacolare livornese accompagnando i grandi di quel tempo come Tina Andrey, Gino Lena, Otello Papini, Mario Fenzi, poi ho suonato in un’orchestra di liscio insieme a Salvatore Loiacono che è stato il mio primo maestro di chitarra, successivamente sono arrivati Lisbon e poi ho cominciato a fare piano bar insieme al compianto e bravissimo Manlio Pepe, due chitarre, voce e batteria elettronica, altro che basi!

5 Quali sono i generi musicali che più ti appartengono?

R Dalla carrellata che ho appena fatto si può capire che mi arrangio un po’ in tutti ma, grazie alla frequentazione del negozio di Tony Mazzone è chiaro che i generi che suono con più soddisfazione… o meglio che provo a suonare, vista la complessità, sono il jazz, il blues e ultimamente mi sono innamorato della bossa nova. Purtroppo non sono mai riuscito ad avvicinarmi alla musica classica.

6 Stila una tua personale classifica dei 5 migliori chitarristi

R Questa è una domanda difficile anche perché i grandi sono tutti bravi, mi viene da ridere quando si fanno i confronti fra Santana e Clapton o fra Al di Meola e John Mc Laughlin,,,, sono tutti bravissimi, possono soltanto piacere un po’ di più o un po’ di meno ma dipende soltanto dal gusto personale. Comunque rispondo alla domanda in questa maniera, voglio premiare coloro che sono stati i promotori, gli inventori di un genere o di una maniera di suonare; per il rock l’indiscusso Jimie Handrix; per il blues B.B. King; nel jazz a me piace molto Jim Hall; nella maniera di suonare finger-picking nell’ambito jazzistico Joe Pass e vcome chitarrista brasiliano sicuramente Baden Powell.

7 Anche oggi ti diletti con la chitarra…

R Boia dé! Senza chitarra m’ero già buttato di sotto dar ponte di Calignaia!| Chitarra sempre presente in qualsiasi momento del giorno, quando posso.

Provo soddisfazione soltanto a d avere la chitarra addosso, la chitarra classica o acustica, data la sua forma si può proprio abbracciare.

8 Progetti futuri?

R Gli artisti, parola che mi fa un po’ paura pronunciare, anche se di livello medio basso come me, rimangono sempre bimbi nell’animo, sognano sempre chi sa cosa ma sognano, per cui progetti futuri… tutto quello che di buono mi potrà capitare, spero che il bello debba sempre venire!

9 Musicalmente parlando, quale è il tuo più grande rimpianto…quel treno che potevi prendere ma che non hai preso?

R Grosse occasioni non mi sono mai capitate e probabilmente questo dipende appunto dalla mia capacità sì di suonare ma non a alti livelli, comunque un grosso rimpianto è quello di aver smesso, per un periodo, di suonare professionalmente per fare altri lavori, continuando ininterrottamente avrei passato momenti più o meno facili ma tanto oggi è tutto difficile sicché tanto valeva continuare a suonare.

10 Chi è oggi Enrico Faggioni?

R Un disgraziato a giro per ir mondo! E anche un cantastorie con chitarra a tracolla e barzellettiere! Dopo aver scritto il primo libro “Livornesi ar Barre” ho cominciato a fare qualche presentazione del libro, mi ci sono appassionato e ho pensato di unire la passione per lo scrivere in vernacolo alla passione per la chitarra. E’ stato un risvolto inaspettato ma è successo! Infatti una persona che mi conosce bene qualche giorno fa mi ha fermato per strada e mi ha detto. Enrico, a imparà sonà la ‘hitarra ciài messo più di quarant’anni, a fa lo scemo invece hai imparato subito! Di siùro per fa lo scemo sei partito avvantaggiato!!!

Grazie a tutti ciao.

 

EDMONDO GUIDI

Intervista a Edmondo Guidi

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1 – Te e la tua chitarra, quando vi siete incontrati ?

R – Nel 1965 ero pazzo dei Beatles e Glauco Cecchi mi fece sentire che sapeva suonare il famoso intro di “Day Tripper”. Lo implorai di insegnarmelo e quella fu` la prima cosa che ho imparato sulla chitarra. Un giorno che passavo davanti al negozio di strumenti musicali in Piazza della Repubblica (Micaeli) Vidi una chitarra elettrica di marca “EKO” sul davanti rossa tutta brillantini con 4 pickups una marea Di pulsanti e il did dietro in finta madreperla. (Un vero schifo) Ma me ne ero innamorato. Costrinsi mio padre a vendere il mio bellissimo motorino Ital Jet Mustand Trial per tramutarlo in quella chitarra. Ormai il mio destino era segnato.

2 – Tutto è cominciato nel 1966 con i Poor Men…

R – Abitavo in Corea Nuova in Via Bezzecca 4. Nel palazzo di fronte abitava il mio amico Nedo Faucci. Io e lui decidemmo insieme nella mia cantina di mettere su` un “Complesso” e` cosi` che a quel tempo veniva chiamato un gruppo musicale. Nedo sarebbe stato il cantante. Il fratello di Nedo (Aldo) un pochino piu` grande di noi ci disse:…avrete bisogno di un batterista. Sono sicuro che ad Ettore Senesi piacerebbe imparare a suonare la batteria e fare parte del vostro complesso. Ettore poi si rivelo` un ottimo batterista. Anche un altro nostro amico di Corea Roberto Bois volle diventare uno del nostro gruppo e allora decidemmo che lui sarebbe stato il bassista. Il nostro complesso fu` battezzato (L`idea venne da Ettore) con il nome: “The Poor Men”. La prima vera volta che abbiamo suonato per soldi e` stato La note dell`ultimo dell`anno 1966/67 a Castel del Boccale. Eravamo in 5 (il secondo chitarrista soprannominato Beetoven di cui non mi ricordo il suo nome) e ci siamo divisi 80.000 lire…..per noi e` stata una bellissima esperienza.

3 – Al Piper eravate di casa…che ricordi hai di quegli anni ?

R – 1967 e 68 Il nostro complesso alla passione che ci mettevamo crebbe notevolmente in ogni senso. Con I due fratelli Roberto Agostino al basso e Alessandro Agostino alla seconda chitarra eravamo diventati molto uniti e compatti. Eravamo parecchio richiesti e avevamo cominciato a suonare spesso in tante situazioni diverse, anche nei locali notturni. Sognavo un giorno di poter suonare al Piper di Viareggio ma intanto eravamo diventati il gruppo stabile del Piper di Livorno. Suonavamo molto Rock e Rhythm and Blues. Eravamo appassionati soprattutto di Jimi Hendrix. L`estate del 1968 fu` memorabile al Bagno Arcobaleno dove potevamo suonare a tutta birra. Fu` li` che io e mia moglie ci siamo incontrati. Un giorno di Settembre del 68 il proprietario del Piper di Livorno Marco Cignetti ci chiamo` per dirci che Nevil Cameron aveva bisogno di un nuovo gruppo perche` improvvisamente la band che suonava per lui erano tornati a Liverpool e lui entro un paio di settimane aveva dei contratti importanti che doveva ottemperare. Noi conoscevamo gia` Nevil Cameron perche` avevamo suonato come spalla a due suoi concerti. Era un`occasione unica per noi. Con la morte nel cuore ci siamo dovuti lasciare con Nedo il cantante e con I due sassofonisti che erano rimasti fedeli a Nevil, The Poor Men cessarono di esistere per fondersi nel Nevil Cameron and The Groove. 4 Livornesi con 2 di Liverpool e il cantante Jamaicano. Lo stile era Rhythm and Blues.

4 – Poi nel 1968 l’incontro con Nevil Cameron…e la nascita dei Groove…

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R – Con Nevil Cameron gran parte del 69 e del 70 eravamo di casa al Piper di Roma e ogni tanto a quello di Viareggio. Fu` cosi` che coronai il mio sogno di suonare al Piper di Viareggio. Era a Roma che nel 69/70 I Ricchi e Poveri (che allora non erano nessuno) ci facevano da spalla e devo dire che mi erano simpatico perche` suonavano e cantavano I pezzi dei Mamas and Papas. Comunque l`attrazione vera eravamo noi. Quando dico “noi” intendo….Nevil Cameron and The Grove sia chiaro che I Poor Men non esistevano piu`. Nevil ci ha fatto sudare sette camice per piu` di una settimana 12 ore al giorno di prove e sto` dicendo la verita`. Per due anni abbiamo fatto concerti in tutta Italia da Nord a Sud.

5 – Com’è la storia che i Ricchi e Poveri vi facevano da spalla?

R – Il 18 Settembre del 1970 il giorno della morte di Jimi Hendrix fu` l`ultima volta che Nevil Cameron and The Groove si sono esibiti insieme. Al Titan di Roma dove anche Jimi aveva suonato. I due fratelli Roberto e Alessandro stavano per lasciare l`Italia per sempre per andare a stabilirsi Nel New Jersey non lontani da New York. Io ed Ettore non abbiamo avuto la voglia di continuare con Nevil (Errore fatale) e semplicemente siamo tornati alle nostre normalita` Livornesi.

6 – Nel 1970 il gruppo si sciolse…dissidi interni o che altro?

R – Gli anni che sono passati poi sono stati pieni di altri tipi di esperienze e non rinnego nulla anzi aver suonato nei Night Clubs e` sempre stata fonte di arricchimento musicale, c`e` sempre da imparare da qualsiasi stile. Nel 74 Bobby Solo fu` nostro coproduttore insieme a Roberto (…………) La produzione fu` grande e bellissima con un bellissimo servizio fotografico nel Foro Romano, il nostro gruppo si chiamava “Raptus” Il pezzo in inglese si intitolava “Try this Now” Usci` anche su una cassetta promozionale sulla rivista GONG ma purtroppo il tutto fini` in una bancarotta. Nel 78 Nella “Ricordi” di Milano Io e Antonio Liotti abbiamo lavorato al progetto che fu` intitolato “Miscuglio Magico” Il gruppo nato a tavolino nella Ricordi si chiamava MAGNUM. Alla batteria Tuttio de Piscopo e al coro Gianna Nannini. Sara` bene che mi fermo qui` perche` temo di essermi dilungato un po` troppo.

7 – Quando ti sei trasferito a Londra, dove abiti tutt’oggi , che ambiente hai trovato nella capitale inglese tu che venivi da una realtà di provincia?

R – Quando mi sono trasferito (nel 1985) a Londra dove tuttora sono, ero reduce di lavorare nella musica da discoteca e credevo che avrei potuto continuare a fare lo stesso ma mi illudevo. Ho cominciato a suonare e cantare nei Dinner Dancing qui` a Londra e ancora lo faccio. Ho provato a bussare a molte porte ma se non hai delle conoscenze o delle raccomandazioni qui` entrare nelle case discografiche e` praticamente impossibile, non importa se sei bravo o se sei bello. Non mi lamento perche` ho lavorato in continuazione e ho potuto finire di pagare il mutuo nel 94 ma e` anche vero che mi sarebbe piaciuto entrare in qualche casa discografica. Tutto sommato devo dire che qui` a Londra mi sono sentito a casa mia da subito.

8 – Come si vive a Londra?

R – Gli Inglesi non mi dispiacciano, fanno molto gli affari suoi e sono amanti delle regole Infatti qui` tutto funziona alla perfezione. Sono grandi bevitori di birra e la percentuale di alcolizzati e` maggiore nelle donne. Non mi piace molto il fatto che quando entrano nei locali sono sempre molto educati e perfetti Ma dopo qualche drinks (Spesso) diventano dei mostri. Se sento la nostalgia? ECCOME! Io amo la mi` Livorno e sempre la amero`.

Ti prende mai la nostalgia?

9 – Chi è oggi Edmondo “Mondo” Guidi ? Naturalmente suoni ancora…

R- Oggi Edmondo Guidi (Mondo) e` un fissato dei 5 Stelle che spera che un giorno le cose andranno meglio Perche` io voglio tornare e vedere la mi` Livorno un po` meglio di come l`ho lasciata.

10 – Vuoi salutare qualcuno in particolare a Livorno attraverso il nostro giornale?

R – La lista delle persone che vorrei salutare e` troppo lunga e non vorrei fare torto a nessuno Anzi voglio abbracciare tutti i Livornesi che conosco e anche quelli che non conosco. Un unico pensiero che viene dal cuore va` al mio amico fraterno Manlio Pepe che troppo presto ci ha lasciati.

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ADRIANO BRILLI

D Tutto ebbe inizio nel 1958 con il gruppo Roby & The Gentlemen

R Si, per tanti anni ho cantato e suonato la chitarra con con Roby. Eravamo di casa a Viareggio, a Massa , alle Panterai a Montecatini , a Stiava. Pensa che per circa quattro mesi abbiamo suonato al Gancino a Torini. Poi all’Arlecchino e al Reposi in Valle d’Aosta

D Avete accompagnato anche Gino Paoli…

R Si, per molti mesi siamo stati il suo gruppo. Lo abbiamo accompagnato a Gabice Monte e dopo abbiamo continuato la stagione a Riccione, Rimini e Cesenatico.

D Alla fine dei 60 il gruppo si scioglie ed entri a far parte dei 5 Cirochi…raccontaci

R Una volta tornati a Livorno dalla tournee con Gino Paoli io sono uscito dal gruppo per formare un gruppo che si chiamava i 5 Cirochi.

D E dopo i Cirochi che è successo?

R Dopo ho formato un altro gruppo con i migliori musicisti di Livorno : Quantini, Caroti, Menichino e Bruno Basso . Ci esibimmo alla Rotonda , al Corallo e all’SVS .

Una volta terminata quella esperienza ho iniziato a fare la professione vera e propria.

Ho suonato per tanto tempo al caminetto di Tirrenia accompagnando di volta in volta Mina, Dalla. Gaber, Il mio gruppo si chiamava Adriano e i 5 assi. Andammo in giro per tutta Italia Siamo stati anche all’estero : Svizzera, Novy Sad (vecchia Yugoslavia) Francia, vicino Parigi, alla Plage de Gourny sur Marne.

D C’è qualche gruppo o artista che ricordi particolarmente ?

R Giangi che abbiamo suonato insieme. Lombardi Gabriele dei Formula Tre Poi Toni Mazzoni e Grossi. Abbiamo fatto anche una serata insieme.

D Mi risulta che tu non abbia mai smesso di suonare…e che tu ti esibisci ancora

R Si. Una volta terminata l’esperienza con i vari gruppi ho continuato a suonare e cantare da solo, suonando anche la tastiera per qualche anno, soprattutto in Sardegna e Corsica, in hotel e villaggi.

D Chi è oggi Adriano Brilli ?

R Un musicista in pensione che fa qualche serata ogni tanto per divertirsi.

VALERIO CHIMENTI

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D Il basso…da sempre il tuo strumento?

R All’età di 8 anni cominciai a prendere lezioni di chitarra dietro iniziativa di mio padre,in quegli anni vivevo in Australia. Nel 1964 quando siamo tornati in Italia per la mia famiglia c’erano altre priorità e le lezioni di chitarra furono abbandonate. Verso i 14 anni vidi in un negozio di strumenti musicali quella chitarra ” strana ” con 4 corde grosse ;non so perché ma mi affascinò , cominciai a prendere lezioni di basso e dopo poco feci la mia prima strumentazione : basso Hofner semiacustico e amplificatore Meazzi per la grande cifra di 60 mila lire .

D A metà degli anni 70 formasti il “complesso” Il Punto”

R Nel 1971 metto su il mio gruppo ” Le Nuove Parole ” . Iniziamo con i concorsi cittadini con un paio di secondi posti . Nel 1972 fui contattato da Valerio Gasperini ex “Soul Fire ” che stava formando il ” Punto ” con Roberto Benedetti. In seguito si aggiunsero Massimo Chicca e Valeriano Tramagli . Il debutto fu al dancing il “Morino” di Barga e fu fantastico .

D Erano anni fantastici…che ricordi hai della scena musicale livornese del tempo?

R Si è vero erano anni fantastici. Con il nostro furgone Volkswagem cominciammo a girare la toscana a fare serate . Si stava respirando aria nuova. A Livorno c’era tanta gente che suonava,la cantina o garage diventavano il fondo che poi puntualmente venivi sfrattato perché davi noia . Con i nostri capelli lunghi e il look un’ pò selvaggio e l’atteggiamento anticonformistico si vedeva che il mondo stava cambiando. Ogni tanto ti arrivava qualche disco da Camp Darby e rimanevi sconcertato dalla bravura dei musicisti di oltreoceano che ti davano stimolo a migliorarti

D Deep Purple, Uriah Heep, Free…un repertorio di cover importante…

R I Deep Purple sono stati fondamentali per la mia formazione musicale . ” Made in Japan ” per me è il Live più bello che ho ascoltato . Gli Uriah Heep erano splendidi con i loro cori e la bellissima “July morning” . i Free erano grintosi i Jethro Tull erano geniali i Cream con quegli assoli di Clapton che non finivano mai erano stupendi . In quegli anni il pubblico voleva queste cose e a noi la cosa non poteva che far piacere .

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D E dopo “Il Punto” che successe?

R Nel 1976 il ” Punto ” diventa ” Alturas ” ; subentrano nuovi musicisti. Mauro Senesi alla voce,Antonio Scanu alla chitarra e Baldo Lami alle tastiere . il panorama del mondo musicale stava cambiando , il rock nelle sale stava il posto alla discodance Si aggiunse al gruppo una cantante americana di colore di nome Shirley . Cambio totale di repertorio e inizio giro dancing della toscana . Nel 1979 il gruppo si scioglie e ognuno prende la sua strada musicale .

D Quali sono i bassisti che più ti hanno influenzato e che più ammiri?

R Il bassista che mi ha influenzato è Gary Thain degli Uriah Heep : aveva una tecnica e dei fraseggi con il basso che sarebbero attuali tutt’ora e Verdine White degli Earth Wind e Fire che ha una ritmica esagerata.

D Hai qualche rimpianto musicalmente parlando? Qualche occasione perduta?

R Sarei stato curioso ,se si continuava a suonare, di vedere dove saremmo arrivati con gli ” Alturas ” ,eravamo veramente un bel gruppo .

D So che suoni ancora…parlaci del tuo gruppo odierno e dei vostri progetti

R Nel 2011 ho fondato i ” Vintage Again ” un gruppo di coetanei con una gran passione per la musica . Il nostro genere è rock anni 70 e oltre . Facciamo dei Live nei vari locali adatti a questo genere .

D Te sei stato un protagonista degli anni 70 e ancora oggi suoni…che differenza tra i due tempi…a parte qualche capello bianco?

RGli anni . Quando sei giovane hai tanta voglia di suonare , alla nostra età sei più esigente e vuoi suonare bene .

D Chi è oggi Valerio Chimenti?

R Valerio Chimenti oggi è una persona che è stata più di 30 anni senza suonare ma che grazie ai miei figli Denis e Matteo, che sono due bravi musicisti, è rimasto sempre aggiornato sul panorama musicale .Suonare mi fa stare bene e spero di non smettere più .

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VALERIO CHIMENTI

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D Il basso…da sempre il tuo strumento?

R All’età di 8 anni cominciai a prendere lezioni di chitarra dietro iniziativa di mio padre,in quegli anni vivevo in Australia. Nel 1964 quando siamo tornati in Italia per la mia famiglia c’erano altre priorità e le lezioni di chitarra furono abbandonate. Verso i 14 anni vidi in un negozio di strumenti musicali quella chitarra ” strana ” con 4 corde grosse ;non so perché ma mi affascinò , cominciai a prendere lezioni di basso e dopo poco feci la mia prima strumentazione : basso Hofner semiacustico e amplificatore Meazzi per la grande cifra di 60 mila lire .

D A metà degli anni 70 formasti il “complesso” Il Punto”

R Nel 1971 metto su il mio gruppo ” Le Nuove Parole ” . Iniziamo con i concorsi cittadini con un paio di secondi posti . Nel 1972 fui contattato da Valerio Gasperini ex “Soul Fire ” che stava formando il ” Punto ” con Roberto Benedetti. In seguito si aggiunsero Massimo Chicca e Valeriano Tramagli . Il debutto fu al dancing il “Morino” di Barga e fu fantastico .

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D Erano anni fantastici…che ricordi hai della scena musicale livornese del tempo?

R Si è vero erano anni fantastici. Con il nostro furgone Volkswagem cominciammo a girare la toscana a fare serate . Si stava respirando aria nuova. A Livorno c’era tanta gente che suonava,la cantina o garage diventavano il fondo che poi puntualmente venivi sfrattato perché davi noia . Con i nostri capelli lunghi e il look un’ pò selvaggio e l’atteggiamento anticonformistico si vedeva che il mondo stava cambiando. Ogni tanto ti arrivava qualche disco da Camp Darby e rimanevi sconcertato dalla bravura dei musicisti di oltreoceano che ti davano stimolo a migliorarti

D Deep Purple, Uriah Heep, Free…un repertorio di cover importante…

R I Deep Purple sono stati fondamentali per la mia formazione musicale . ” Made in Japan ” per me è il Live più bello che ho ascoltato . Gli Uriah Heep erano splendidi con i loro cori e la bellissima “July morning” . i Free erano grintosi i Jethro Tull erano geniali i Cream con quegli assoli di Clapton che non finivano mai erano stupendi . In quegli anni il pubblico voleva queste cose e a noi la cosa non poteva che far piacere .

D E dopo “Il Punto” che successe?

R Nel 1976 il ” Punto ” diventa ” Alturas ” ; subentrano nuovi musicisti. Mauro Senesi alla voce,Antonio Scanu alla chitarra e Baldo Lami alle tastiere . il panorama del mondo musicale stava cambiando , il rock nelle sale stava il posto alla discodance Si aggiunse al gruppo una cantante americana di colore di nome Shirley . Cambio totale di repertorio e inizio giro dancing della toscana . Nel 1979 il gruppo si scioglie e ognuno prende la sua strada musicale .

D Quali sono i bassisti che più ti hanno influenzato e che più ammiri?

R Il bassista che mi ha influenzato è Gary Thain degli Uriah Heep : aveva una tecnica e dei fraseggi con il basso che sarebbero attuali tutt’ora e Verdine White degli Earth Wind e Fire che ha una ritmica esagerata.

D Hai qualche rimpianto musicalmente parlando? Qualche occasione perduta?

R Sarei stato curioso ,se si continuava a suonare, di vedere dove saremmo arrivati con gli ” Alturas ” ,eravamo veramente un bel gruppo .

D So che suoni ancora…parlaci del tuo gruppo odierno e dei vostri progetti

R Nel 2011 ho fondato i ” Vintage Again ” un gruppo di coetanei con una gran passione per la musica . Il nostro genere è rock anni 70 e oltre . Facciamo dei Live nei vari locali adatti a questo genere .

D Te sei stato un protagonista degli anni 70 e ancora oggi suoni…che differenza tra i due tempi…a parte qualche capello bianco?

RGli anni . Quando sei giovane hai tanta voglia di suonare , alla nostra età sei più esigente e vuoi suonare bene .

D Chi è oggi Valerio Chimenti?

R Valerio Chimenti oggi è una persona che è stata più di 30 anni senza suonare ma che grazie ai miei figli Denis e Matteo, che sono due bravi musicisti, è rimasto sempre aggiornato sul panorama musicale .Suonare mi fa stare bene e spero di non smettere più .

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