GABRIELE LORENZI – Livorno 10/12/2011

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“Esistono tre tipi di musica: quella suonata, quella ascoltata e quella raccontata”. Così ha esordito Gabriele Lorenzi, tastierista labronico del mitico complesso della Formula Tre – ma prima ancora dei Samurai e dei Camaleonti – nell’incontro di sabato sera con i numerosi presenti al circolo ricreativo culturale dei dipendenti comunali della “Bottega del caffè” organizzato dalla SezioneMusica di Livorno.

Per tutti i partecipanti, è stata una serata veramente gradevole in cui il bravissimo tastierista ha alternato l’esecuzione dei più famosi brani storici della Formula 3  e di Lucio Battisti con il quale il gruppo ebbe un rapporto speciale di amicizia e di collaborazione.

Tra una canzone e l’altra Lorenzi ha deliziato i presenti con il racconto di piacevoli aneddoti sui personaggi più in vista di quel mondo, negli anni sessanta e settanta, e sulle esperienze professionali maturate in quel periodo.

Si è creato così,  sia per la indubbia bravura che per la sua innata simpatia, un feeling immediato tra il musicista ed il pubblico, coinvolto al punto che non ha mancato di accompagnarlo in coro nei brani più famosi di volta in volta eseguiti.

Solamente il raggiungimento dei limiti di orario imposti nel locale hanno, ad una certa ora, obbligato la fine della performance che, dato l’innegabile successo ottenuto, dovrà essere senz’altro riproposta a beneficio di chi non c’era e di coloro che sicuramente torneranno a voler rivivere almeno per una serata quegli anni magici.

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VICTORIA WILLIAMS & Original Harmony Creeckdippers Sarz 01

VICTORIA WILLIAMS & ORIGINAL HARMONY CREEKDIPPERS, JUX TAP, SARZANA, 17/5/2001

Come al solito al Jux Tap si danno convegno i soliti affezionati per lo show di una delle cantautrici più atipiche del circuito “roots” americano, Victoria Williams, accompagnata per l’occasione dalla nuova band del marito Mark Olson, indimenticato leader dei Jayhawks, una delle prime band a portare in auge quel suono chiamato “americana”, che tanti proseliti ha fatto al di là dell’Atlantico. Come dimenticare infatti album quali “Hollywood town hall” o “Tomorrow the green grass” che hanno aperto la strada a tutto un filone musicale capace di esprimere una grande qualità artistica rifacendosi alle radici della cultura musicale d’oltre oceano pur senza rinnegare la profonda matrice rock che ormai è diventata parte integrante del bagaglio culturale dei nostri tempi. A dimostrazione di tutto ciò quando Olson ha abbandonato i Jayhawks lasciando la leadership del gruppo in mano al compagno Gary Louris costoro si sono via via trasformati in un gruppetto pop dalla direzione artistica quanto mai confusa e scadente, ma questa è un’altra storia.

Il brano d’apertura è “This moment”, che apriva anche il live della Williams inciso a Toronto nel ’95 e subito veniamo colti di sorpresa dalla voce della signora Olson che si dimostra molto acuta fin quasi a divenire stridula, una cosa che nei suoi dischi in studio non si evidenziava davvero. Il violino sostiene la melodia ed anche nel brano seguente di impronta country questo strumento viene affiancato dalle chitarre. L’atmosfera cambia radicalmente con la terza canzone dal suono molto jazzato (non c’è il basso sostituito dalle congas), ma la Williams sembra quasi una bambina che giochi a fare la cantante con quella sua vocina stridula.

Dopo gli applausi di rito, il tempo si fa cadenzato, un tipico 4/4 col mandolino a sostenere la melodia, Mark Olson si avvicina al microfono ed immediatamente viene fuori il suono classico dell’ex Jayhawks, il pubblico apprezza e “Still we have a friend like you” scivola via che è una bellezza. Un altro paio sono i brani di questo stampo ed è subito chiaro che ci troviamo di fronte ad un altro passo, un’altra categoria.

Dopo “Water to drink”, title-track dell’ultimo album della Williams e cover di un brano di chiara matrice jazz brasiliana di Antonio Carlos Jobim, la band si avvicina alla platea e dà vita ad un intermezzo acustico con steel guitar e basso con alcuni brani molto country, il tutto si chiude con una specie di square-dance che il pubblico mostra di gradire apertamente.

Si torna quindi alle atmosfere rarefatte care alla Williams con steel guitar e violino che ricamano lievemente sullo sfondo dei brani, adatti ai fumosi club newyorchesi degli anni quaranta, in particolare “Until the real thing comes along”, la nostra canta bene ma Billie Holiday era un’altra cosa.

Attacco potente, molto rock e Mark Olson con “Someone to talk with” ci riporta in pieno Jayhawks sound. Voce solida e ben impostata, chitarra in evidenza, sezione ritmica granitica e violino a dare un delizioso tocco traditional. Gran bel pezzo.

La serata è giunta ormai al suo culmine, marito e moglie si alternano alla voce solista e cantano in duetto accompagnati bravamente dal resto degli Original Harmony Creekdippers finché come bis ci concedono come brano di chiusura una soffusa e sempre bella “What a wonderful world” cantata da Victoria Williams con bravura e rispetto a dimostrazione dei gusti musicali di questa performer atipica e intelligente. La serata si conclude, i live-shows in questo bel locale ricominceranno in autunno e siamo sicuri che ci verrà offerta sempre buona musica. Alla prossima.