MATTEO CALDARI

D – Matteo Caldari, figlio d’arte. Tuo padre Alessandro era il chitarrista dei mitici Doars…è venuto dal lì il tuo amore per la chitarra ?

R Sicuramente il fatto di esser cresciuto in mezzo a chitarre e vinili ha influito 🙂

Devo dire comunque che babbo non ha mai fatto pressioni, forse per non rischiare l’effetto contrario…

D – Puoi raccontarci la tua carriera musicale…i gruppi con i quali hai suonato ?

R Ho cominciato presto a strimpellare la chitarra, la prima band si chiamava Semenia ed era in pieno periodo grunge, quindi provavamo a suonare brani dei Nirvana e delle band di Seattle. Ho cantato negli Amok, cavalcando il periodo ‘nu metal’ di Rage against the machine, Korn e Deftones. In seguito ho militato nelle band hardcore anti-NRA e Radio Mosquito, sempre come chitarrista. Il primo approccio al mondo punk/hardcore è avvenuto con i Barney Gambles, che io reputo un po’ la fase embrionale di quelli che poi sono diventati gli attuali 7Years, nati nel 2001 e ancora oggi vivi e vegeti, e con i quali ho cominiciato a suonare il basso. Per qualche anno ho suonato in un terzetto rock’n’roll chiamato The Sweat, con mio fratello alla chitarra e Rolando Cappanera alla batteria. Dal 2003 per circa dieci anni ho militato nei Seed’n’feed, una delle mie band preferite in assoluto. Inoltre in questi anni ho avuto la fortuna e l’onore di aver collaborato con artisti come Joey Cape (Lagwagon), Jasper Vergeer (Undeclinable), Mickey Leigh (fratello di Joey Ramone), Jeff Caudill (Gameface), Chuck Ragan (Hot water music), Hans Roofthooft (F.O.D.), Michael Vogelsang (Farside), Jonah Matranga, Jamie Woolford (Let go, The Stereo), Yotam Ben Horin (Useless ID) ecc.

D – Quali sono i tuoi punti di riferimento, i tuoi chitarristi “del cuore” ?

R Dovrei fare una lunga lista di nomi citando tanti artisti e tante band che mi hanno influenzato in questi anni. Mi limito a fare alcuni nomi: Queen, Nirvana, The Beatles, Lagwagon, Bad Religion, Rage against the machine, Refused… alla domanda sui chitarristi invece rispondo Brian May e la sua Red Special 🙂

D – Ti ho visto suonare insieme a tuo padre…che effetto fa ?

R Lo scorso anno ci ha chiesto di prendere parte alla bella iniziativa “Tutto parte dal basso”, è stata una bellissima esperienza condividere il palco con babbo e Diego… stare su un palco insieme a mio fratello ormai è una consuetudine, ma suonare tutti e tre insieme è stato molto emozionante.

D – In casa avrai sentito parlare molte volte dell’atmosfera particolare che c’era in città negli anni 60; te che sei a contatto con quella di oggi, che mi sai dire a riguardo?

R A mio avviso il numero di band e il livello qualitativo sono alti per una città di provincia come Livorno. Onestamente però non sento un’atmosfera particolare, ci sono semplicemente delle buone band attive in Italia e all’estero.

D – So che, musicalmente parlando, oltre che valente chitarrista/bassista, ti occupi di altro…

R Dal 2001, sempre insieme a mio fratello, portiamo avanti una piccola etichetta discografica indipendente chiamata Inconsapevole Records con la quale cerchiamo, per quanto ci è possibile, di dare una mano a band emergenti che riteniamo valide. Se vi va di approfondire vi invito a visitare il nostro sito www.inconsapevolerecords.com

Inoltre da qualche anno collaboriamo e organizziamo concerti tutti i Venerdì con il Surfer Joe (www.surferjoe.it), il locale accanto all’Acquario sulla Terrazza Mascagni.

D – Quali sono i tuoi progetti futuri?

R Abbiamo da poco terminato il nuovo album dei 7Years (www.7years.eu) e siamo in contatto con diverse etichette per definirne i dettagli dell’uscita. Credo comunque che faremo un concerto di presentazione di Estate al Surfer Joe e il 14 Agosto avremo l’onore di condividere il palco del Bay Fest di Rimini con Bad Religion, Good Riddance, Pennywise ecc. Inoltre ho cominciato a registrare nuovo materiale per un disco acustico solista di cui presto avrete notizie seguendo la pagina www.facebook.com/thefartbreaker

D – Seppur ancora molto giovane, c’è una occasione che ti penti di non aver sfruttato a dovere?

R In un breve periodo della mia vita ho valutato l’idea di trasferirmi in California, dove la musica che suono va per la maggiore e le possibilità di lavorare in ambito musicale sono sicuramente più elevate. Ma si sa, per fare delle scelte ci vuole coraggio e bisogna essere disposti a lasciare qualcosa e soprattutto qualcuno, io non me la sono sentita.

D – Sei cresciuto a “pane e musica”; riesci ad immaginare un mondo senza la stessa?

R Assolutamente no. Fare musica mi fa stare bene e mi è terapeutico. La mia famiglia lo sa e quindi mi supporta e sopporta da sempre.

D – Chi è oggi Matteo Caldari?

R E’ un babbo, un marito, un figlio, un fratello che, quando riesce a ritagliarsi del tempo libero, suona ancora punk rock… e non solo.

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