Portrait of the listener as a young man Ritratto dell’ascoltatore da giovane Il mio primo disco

Faccio subito le mie scuse a James Joyce, ma il titolo mi piaceva troppo, era quello giusto.

Dalle mie parti siamo molto lontani dalle rive del fiume Liffey che attraversa Dublino, ma in compenso abbiamo un meraviglioso mare, un’aria che profuma di salsedine, che ti riempie i polmoni e che quando tira libeccio, ti schiaffeggia il viso, ti brucia la pelle.

Nella storia del mio primo vinile a 33 giri che, lo rivelo subito, fu Neil Young dell’omonimo cantautore canadese, c’è molta strada in bicicletta per le vie della mia città; lunghi viaggi da una periferia accogliente, quasi campagna, verso il centro, precisamente Piazza Buontalenti, Mercato Centrale, dove mia nonna Silvana gestiva un banco di frutti di mare.

Non era esattamente l’amore per le cozze, che pur esisteva e esiste tutt’ora, che mi spingeva fin là, ma molto più volgarmente ero là per la “mancia”.

Può sembrare brutto detto così, ma vi assicuro che a 12 anni non lo era affatto.

Era una commedia: tutte le volte lei faceva finta di essere sorpresa della mia visita e io facevo il nipote premuroso che faceva chilometri per andare a trovarla.

Non chiedevo soldi, mai fatto ! Cominciavo a girare per i banchi del pesce, fingendo di ammirare i naselli e le sogliole, le occhiate e le acciughe…e lei mi ignorava.

Ogni tanto “mi facevo vedere” ma lei faceva ancora finta di niente.

La scenetta terminava quando lei, stufa di vedermi trepidare, mi metteva in mano un sano biglietto di banca che quasi sempre profumava di mare.

Non penserai che sono venuto a trovarti per la mancia…” mentivo sapendo di mentire e lei lo sapeva !

Con quei soldi, quella volta, avevo deciso di acquistare il mio primo LP, il disco che “non finiva mai”…

La scelta non fu facile: quella era l’età in cui Gianni Morandi, il mio idolo indiscusso fino ad allora, iniziava a starmi stretto…avevo già fatto la conoscenza dei Rolling Stones ma solo a 45 giri…

Alla fine degli anni ’60, l’epoca di questa storia, c’era un bel negozio che si chiamava Pietro Napoli: entrando là si piombava in un luogo di delizie : strumenti musicali, spartiti, dischi e dulcis in fundo, unico in città, tre cabine per ascoltare la musica.

Le dita scorrevano tra gli scaffali, i nomi ignoti si sprecavano. Poi, come se fosse piovuto da un altro mondo, davanti a me apparve il viso dolce e bello di un giovane uomo con i capelli lunghi, che sovrasta palazzi di una città capovolta, tutt’intorno colline pietrose con alberi scheletrici, con un cielo strano, dominato da un sole ancora più strano.

Era fatta, avevo acquistato il mio primo LP.

Neil Young gira ancora sul piatto del mio giradischi, lo conosco a memoria, solco per solco, accordo per accordo. Lo ascolto perchè mi piace e anche perchè mi ricorda l’emozione di mettere insieme più mancette per comprare un nuovo disco.

Oggi mia nonna non c’è più ma ogni volta che lo ascolto non posso fare a meno di pensare a lei, al suo amore, alla sua generosità.

Si, questo disco è più suo che mio.

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