VALERIO D’ALELIO

D Valerio D’Alelio…batterista…

R Eh si, la batteria è stato il mio primo strumento; pensa, oggi mi sono dovuto riciclare e sono un “one man band” dove suono tastiere, sax, percussioni e infine canto.

D Tutto ebbe inizio nel 1964…

R Con gli Attaboys…ebbero un problema con il loro batterista…io giocavo a calcio, non pensavo a suonare. Mi ritrovai con delle bacchette in mano insieme a questi ragazzi più grandi…andò bene anche se ho sempre avuto la sensazione che mi avessero scelto perchè piacevo alle ragazzine…

D E poi i Modì…

R Si, era il 1967 o 1968. Inizialmente accompagnavamo il cantante Alfonzo Belfiore esibendoci nei locali della città: Albergo Atleti, Astoria, Cantuccio, Club 2000 per poi girovagare in tutta la Toscana.

D Il successo era a portata di mano, poi qualcosa andò storto…

R Roma divenne la nostra città di adozione. L’impresario Sandro Gagliardi, uno con l’occhio lungo, ci prese sotto la sua ala protettrice facendoci suonare nei locali della Capitale. Facemmo un tour come supporter dei New Trolls e suonavamo in contesti dove si esibivano i non ancora famosissimi, Ricchi e Poveri, Four Cats, Mal dei Primitives…

D Al tempo Roma era il posto giusto per giovani di talento…

R Locali come il Piper, il Titan, il Bar del Tennis, la Piscina Olimpica, il Club Brigadoon erano i locali “cult” per i giovani di allora e noi suonavamo là regolarmente. Al tempo Roma era superiore a Milano nel campo musicale…poi tutto è cambiato.

D Si, ma che successe…

R Successe che la nostalgia di Livorno e di casa prese il sopravvento…avevo la ragazza in città…storia comune già sentita e risentita…

D Comunque non ti perdeste di coraggio…

R No di certo: inizia a suonare la batteria “a chiamata”..andavo dove c’era bisogno. Inizia la stagione estiva a Punta Ala, suonai la batteria per Patty Pravo alla Bussola e partecipai alla registrazione in studio della canzone di Modugno “La lontananza”…si quella batteria è la mia ; non solo ma accompagnai seppur per poco Adriano Celentano e Umberto Bindi mi scelse per alcune serate. Ma fu l’incontro con Romano Mussolini che dette un senso alla mia carriera: nel 1972 lo incontrai ad Agropoli per poi finire a suonare per lui al “Saracino”.

D E dell’avventura con i Corvi che mi dici…

R Si sta parlando dei Corvi in fase di “chiusura gruppo”. Angelo Ravasini cercava di rimettere in sesto una band che non esisteva di fatto più: fui chiamato alla batteria; ci esibimmo al Tartana di Follonica dove incontrai un cantante diciamo “pasciuto” che stava avendo una discussione con il tirchissimo proprietario del locale…ebbene era Francesco Di Giacomo, vocalist del Banco Mutuo Soccorso che si erano esibiti prima di noi.

D Valerio quali sono stati i tuoi punti di riferimento?

R La bossanova, Sergio Mendes ma impossibile non parlare del mondo beat della mia gioventù con i Beatles e i Kinks su tutti.

D Una domanda che faccio a tutti i batteristi: Charlie Watts ha sempre detto che il “suo culo” è quello di Mick Jagger che da oltre 50 anni vede dimenarsi davanti a lui sul palco…qual’è il “tuo culo” ?

R Sono stato dietro alla batteria per molto tempo…di culi ne ho visti tanti ma quelli che più sento miei sono quelli di Bruno Martino con il quale suonavo in Via Veneto a Roma e naturalmente quello di Romano Mussolini.

D Che fai oggi? Progetti futuri? So che sei sempre sulla braccia…

R Certo che sono sulla breccia, mai arrendersi. Oggi sono un “one man band” nel senso che suono le tastiere, il sax, le percussioni e accompagno il tutto con il canto…certo alcune tonalità sono diventate irraggiungibili ma me la cavo sempre discretamente. Vado dove mi chiamano, dove mi diverto, dove posso stare in compagnia di amici e fortunatamente il lavoro non manca.

D Inevitabile parlare di rimpianti e di occasioni perdute…in tanti anni di carriera …

R Nel 1973 passavo casualmente dalla RAI…avevano bisogno di un batterista al momento…gli piacqui…erano disposti a farmi un contratto RAI…sarei stato “a posto”…problemi familiari mi impedirono di accettare.

D Chi è oggi Valerio D’Alelio?

R Un “ragazzo” con qualche capello bianco che ama ancora la musica, che suona ancora con molta passione divertendosi e cercando di far divertire. Non mi sento ancora un “sopravvissuto” ma parte integrante di questo meraviglioso mondo.

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