ALBERTO BIENTINESI

D Alberto Bientinesi, bassista. Chitarrista pentito o innamorato da sempre dello strumento ?

R Il mio approccio con la musica è stato come avido ascoltatore di dischi jazz, poi ho sentito l’esigenza di iniziare a suonare un strumento… qualsiasi. Alla fine ho ridotto la scelta a tre strumenti : sassofono, contrabbasso e batteria e ho scelto il contrabbasso. Dopo pochi anni ho realizzato che il basso elettrico aveva potenziale artistico in via di sviluppo (stiamo parlando del 1980) e mi sono concentrato su quello, ma va detto che ho sempre giocato con il pianoforte di casa che mi è servito in seguito per comporre.

D Hai fatto studi classici o sei autididatta ?

Ho studiato tecnica del basso elettrico per un anno con Ares Tavola zi e 3 anni teoria, analisi musicale e composizione con Mauro Grossi, più alcuni seminari (Siena Jazz, CPM Milano, Umbria Jazz…)

D Attualmente fai parte del gruppo Ultrasoda, ottimo sound, ottimi musicisti…come nasce questa band ?

R Alla domanda come nasce la band Ultrasoda la risposta è come sono nati tutti i miei progetti: ho chiamato i musicisti per un progetto mio e gli ho sottoposto i brani già scritti in precedenza, poi una volta cominciati i concerti ne ho scrittodi nuovi, pensati per i musicisti stessi. Il repertorio è sempre approvato da tutti e c’è spazio per brani scritti da loro, ma fino a oggi è avvenuto raramente che un membro del gruppo proponesse pezzi propri. Ho sempre messo l’entusiasmo di tutti i componenti al primo posto per portare avanti i progetti . Ho sempre avuto gruppi musicali in cui ero il leader, anche prima di sapere il nome delle note sul basso! Ultrasoda è solo l’attuale formazione con la quale cerco di raccontare me stesso dialogando con gli altri componenti. Gli ottimi musicisti che si avvicendano nel gruppo hanno un ruolo fondamentale per l’identità del progetto. Personalmente sento che il mio strumento più che il basso è la band stessa. Con loro suono pezzi miei vecchi e nuovi che ogni volta assumono nuovi significati.

Ultrasoda

D In precedenza hai fatto parte di altre band ?

R Naturalmente ho avuto altre band in cui ero il leader (si può consultare la mia biografia nel sito : albertobientinesi.wixsite.com/alberto-bientinesi) e nelle fasi della mia vita ho proposto la musica che mi sembrava esprimere..” Ho suonato anche in molti gruppi come sidemen sia in progetti artistici che in situazioni di lavoro. Non sto a elencarli tutti, ma stiamo parlando di contesti musicali di tutti i tipi, dal duo alla big band, a sonorità acustiche a uso di tecnologie sofisticate, a sistemi musicali occidentali e non.

D Hai suonato Rhythm & Blues, soul, jazz ma anche funky, musica afrocubana e brasiliana…impossibile stabilire il tuo genere preferito…

R Non mi sono mai preoccupato della questione del genere, semmai sto molto attento allo stile. In questo mi ha aiutato molto il cinema. Prendiamo i film di Sergio Leone o di Tarantino, o anche quelli di bollywood: i generi convivono tra loro (tensione, dramma, umorismo, surrealismo) ma lo stile è sempre rigoroso. Direi che la mia musica è un treno che parte da una stazione che potremmo chiamare jazz e che viaggia verso nuovi territori. Il treno non si può fermare altrimenti cessa di essere un treno.

D Sei molto conosciuto naturalmente in zona ma anche in Italia e poi hai suonato in ogni posto del mondo: Senegal, Costa D’avorio, Marocco, India, Venezuela, Cuba, Bolivia, Brasile, Uruguay, Romania, Francia, Gran Bretagna, Canada, Stati Uniti…esperienze meravigliose immagino…

R Nella mia vita ho investito molto nei viaggi (viaggi non organizzati, preferibilmente molto lunghi, spesso da solo) e c’è una forte connessione tra i miei viaggi e la mia musica. Ascoltando la mia musica si potrebbe anche intuire i luoghi che ho visitato. Nei viaggi ho sempre avuto occasione di scambio con musicisti locali e ho cercato di vivere più profondamente possibile i luoghi. La musica jazz di oggi è come un pentolone dove si possono mettere molti ingredienti per cucinare sempre cose nuove, così come la società in cui viviamo è sempre più multiculturale. Il genere che preferisco? Non so, ce ne sono molti. Ascolto musiche tradizionali di tutti i paesi, musica popolare, colta, religiosa, da ballo… Mi annoio quando sento che manca una sincerità profonda. Naturalmente ascolto molta musica che non suonerei mai, ma vedo che mi è utile quando creo la MIA musica, è parte delle mie esperienze che agisce a livello inconscio.

Da ragazzino ero un toscano che ascoltava musica afroamericana poi con il tempo ho scoperto i luoghi da cui provenivano le influenze dei miei artisti preferiti e sono risalito alle fonti : il Brasile di Wayne Shorter, l’africa di Joe Zawinul, L’India di John McLaughlin, la Spagna di Chick Corea e poi Giamaica, Cuba, Sud Est Asiatico… Se le esperienze sono state belle? La parola esperienza contiene il concetto di bellezza sia se si fanno esperienze piacevoli che spiacevoli. Il mio punto di riferimento come essere umano è : gratitudine, sempre, la mia parola d’ordine, il mio mantra (o la mia preghiera del mattino

D Progetti futuri ? Un altro CD, concerti magari in zona ?

R Appena torno in Italia devo missare 3 differenti cd, uno dei quali con gli Ultrasoda. Ho già pianificato altri 3 cd da realizzare appena ci sarà il tempo. Dal punto di vista della creatività sono sempre in movimento, non potrò mai realizzare tutto quello che ho in mente (non solo musica, ma anche film e simili…). Realizzare cd per me è una esigenza imprescindibile, quando sento questo richiamo devo registrare e dopo mi sento diverso, alleggerito, pronto per qualcosa di nuovo. Inoltre l’idea che qualcosa di registrare possa rimanere anche dopo la mia morte mi fa sentire meglio

D Ognuno di noi ha un rimpianto che ogni tanto fa capolino…un treno che ci aspettava sul quale non siamo saliti…musicalmente parlando, dove andava quel tuo treno ?

R Non ho rimpianti, le cose sono andate come dovevano andare.

D Chi è oggi Alberto Bientinesi ?

R Alberto oggi è qualcuno che cerca di essere più umano del giorno prima, ogni giorno. La vera sfida per me è cercare di migliorare sempre come essere umano, la mia musica solo un diario, un giocattolo, forse un tranquillante (o un eccitante). Sono sempre pronto a scoprire cose nuove dentro e fuori di me.

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