SIMONE GALASSI

1 – Simone Galassi, compositore, polistrumentista ma soprattutto chitarrista da sempre…

 

La chitarra, il mio primo amore, lo strumento con il quale da bambino ho iniziato a sognare a trovare nella musica quella via di espressione che in seguito nella vita é diventato il mio appoggio, la mia curiosità, il mio sfogo, il mio romanticismo, la mia rabbia, la mia prigione, la mia gioia, la mia voglia di non fermarmi, e di ricercare sempre quel qualcosa in più per continuare a crescere; questa stessa voglia mi ha guidato in tarda adolescenza ad avvicinarmi ad altri strumenti, cosi da poter avere una visione espansa del senso di musica, in quanto chiaramente ogni strumento tocca delle corde differenti dell’anima. L’arte in se non é nient’altro che una traduzione e/o trasformazione dell’idea in linguaggio universale che é formato da tante lingue differenti : musica, letteratura, pittura, cinematografia, poesia etc.. e per ognuna di loro sottogruppi di tanti differenti accenti e sfumature .  Negli anni ho imparato a riconoscere quando il mio vocabolario debba essere il piano, quando la chitarra e gli strumenti a corda, quando la fisarmonica, o  quando necessito di una tela da sporcare o di un quaderno e una bella penna per dare il via all’immaginazione!

 

2 – Il tuo primo gruppo fu i Sixteen…strano nome…

 

I Sixteen! Un decennio oramai é passato dai tempi della nostra amata sala prove che fu l’origine del nostro nome’ in quanto la stanza che utilizzavamo fosse la numero sedici in questo complesso di sale prove (detti “fondi”) nella zona industriale di Livorno, (Ir Picchianti)!! Decidemmo di chiamarci cosi perché in quella stanza spendevamo giornate intere per diventare quello che siamo stati, li é dove abbiamo iniziato ad essere noi stessi, a creare una visione musicale. Inoltre suonava molto bene! Chiaramente la maggior parte delle persone credeva che il motivo fosse il fatto che tutti avessimo più o meno sedici anni! Ricordo con simpatia tutte le volte che piuttosto scocciati spiegavamo a intervistatori o persone in generale che quella non fosse l’origine del nome!

 

3 – Con i Sixteen suonavi principalmente punkrock…dopo i tuoi gusti musicali sono molto cambiati..

 

Eh già gli anni del punk rock..

Credo che per me il cambiamento sia stato un processo naturale, con questo intendo che il corso degli anni e la necessità di abbracciare la musica in ogni sua forma mi ha portato ad ascoltarne tanta e ad andare fino in fondo per apprendere l’essenza di ogni genere e stile a cui ho dedicato tempo. Questa espansione mi ha guidato verso la creazione di un nuovo sound. Ad oggi non ho un genere preciso con il quale descrivo la mia musica, penso sia solo l’insieme di tutto quello che mi ha trasmesso emozioni e delineato la mia ispirazione negli anni.

 

4 – Quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando?

 

I miei punti di riferimento sono tanti, ma se devo concentrarli in una lista direi… ll susseguirsi di eventi, le persone e le storie che mi raccontano, i suoni della natura, i suoni di ciò che ha creato l’essere umano, la comprensione della propria identità e il dare ascolto alle voci dentro la mia testa.. In quanto a nomi di altri artisti che credo fosse quello a cui ti riferissi… direi: Ennio Morricone, Can, Nick Cave and the Bad Seeds, Leonard Cohen, David Bowie, Alan Vega, Sly and The Family Stone, Iggy Pop and The Stooges, Tom Waits, Lou Reed, Sun Ra and His Arkestra, Chet Baker, Miles Davis, John Lee Hooker, Muddy Waters, Serge Gainsbourg, Fabrizio de André, Franco Battiato, Daniel Johnston… Potrei andare avanti ancora per un bel pò, ma credo che questi nomi siano sufficienti a dare un idea di quali tipi di sensazione vado a ricercare musicalmente parlando a seconda di umore e necessità!

 

 

 

5 – Dopo questa esperienza hai iniziato una importante carriera solista con lo pseudonimo Young Shoes, che ti ha portato …

 

Mi ha portato alla fantastica e sofferta scoperta di me stesso, passando da intemperie ad epifanie, dalla totale concentrazione alla più estrema confusione. Ho vissuto esperienze memorabili filtrando il tutto attraverso la mia musica che si é trasformata in un enorme mezzo di interazione per quando mi riguarda. Il mio primo album solista “The Tragedies and the Maniac Passions of White Fleet” 2011, prodotto da Niccolò Mazzantini, leader della grande band labronica “Appaloosa” é stato sicuramente un epifania dall’inizio alla fine, la scrittura, la registrazione su nastro, come si faceva una volta, poi il tour Inghilterra con gli Appaloosa.. In seguito ci sono stati anni in cui il palco é stato in secondo piano perché quello che più contava era il fare musica, vivere in spazi creativi con persone che parlavano la mia stessa lingua, la ricerca di un suono per il quale ho sudato tanto durante il corso degli eventi per catturarlo e in studio per ottenerlo. Questa fase che coincideva in parte con la residenza Londinese ha portato alla realizzazione della mia piccola opera moderna, “The Secret Town” disco che é rimasto un pò nella penombra fino ad oggi, per mia scelta, in quanto ho voluto riservare a questo disco molto concettuale (con una storia legata all’inconscio e al mondo nascosto dietro l’anima di un essere umano) un qualcosa di più di un semplice release party e un pò di concerti.

Ho aspettato di avere le carte in regola per trasformale in un progetto di grande portata…

 

6 – Hai suonato in Italia e anche all’estero. A Londra hai avuto una bella esperienza di busking…una occasione formativa, che ti ha messo a contatto con molte persone. Raccontaci…

 

Esattamente.. Decisi di iniziare la mia esperienza di busking a Londra, una delle più grandi città cosmopolite al mondo e chiaramente uno dei più prolifici posti al mondo in quanto

a produzione d’arte.

I marciapiedi di Londra richiedono sudore, dedizione, pazienza e tanta passione..

Catturare l’attenzione di quella moltitudine di persone che sono esposte ad una marea di artisti che performano per strada non è semplice; Ho imparato che sta tutto nella comprensione del flusso e nell’individuazione di che tipo di momento bisogna coronare per quelle persone, questo chiaramente implica cambi di scaletta repentini, una buon senso intuitivo nel dire qualche semplice cosa che dia un assaggio di te artista e di quel brano che stai per suonare, ma non troppo, in quanto nel momento in cui si é riusciti a crearsi la folla intorno, bisogna mantenerla il più che si può e la musica, alla gente, interessa più dei discorsi.

Guardare con negli occhi le persone mentre suonavo mi aiutava in un certo senso a capirle e perdermi nelle loro sensazioni.. é un’emozione forte il momento in cui comprendi  quanto possa essere carico di energie l’attimo in cui si da qualcosa di personale a qualcuno faccia a faccia ricevendo cosi immediatamente qualcosa indietro, che sia negativo o positivo, tutto quello che torna indietro é arricchimento, sono affluenti che riempiono il fiume, per poi sfociare in un mare di comprensione, idee e condivisione..

 

7 – Attualmente vivi in Australia…che ci fai laggiù?

 

Sono venuto in Australia due anni e mezzo fa con la voglia di iniziare un nuovo capitolo di vita e di ricerca, in un mondo lontano e a me totalmente nuovo. Ho iniziato con il busking anche qui per conoscere il popolo incontrare persone e sentirne e vederne di cotte e di crude. Poi ho iniziato a vedere un pò più in grande in quanto ho capito che in questo paese sarei  potuto diventare produttore della mia stessa arte. Cosi ho iniziato a lavorare con una compagnia di abiti maschili come visual merchandiser e con saltuari servizi fotografici, cosi da poter crescere un gruzzolo che mi avrebbe permesso di produrre i miei lavori e iniziare a farmi un giro. Nella compagnia ho avuto la fortuna di conoscere molti altri artisti, persone spigliate e talentuose di varie entità: fashion designer, pittori, attori, musicisti e fra questi anche un giovane ragazzo che ha tirato su etichetta discografica tutta sua, di musica molto particolare specificamente “melbourniana” . Sono iniziate varie collaborazioni e l’ambiente stimolante di condivisione, ancora una volta ha giocato una parte fondamentale nella costruzione di un mio progetto. Ho deciso poi di prendermi un diploma in Management  and Leadership con un corso universitario di un anno cosi da poter avere una visione sviluppata in quanto a business e come gestire persone nell’ordine di un organizzazione. Nel mentre arrivano nuove conoscenze e nuove idee; e la conferma che la costruzione di un organo di produzione ha retto e ha dato esiti positivi..Adesso sono davvero in amore con questa con questo continente e la sua natura mozzafiato, ma soprattutto con questa città, Melbourne con il suo misto di culture e il suo spazio attraverso cui si respira libertà e speranza.

 

8 – So che stai lavorando ad un’altra pubblicazione…che puoi anticipare?

 

Si, hai sentito bene, questo continente e le avventure nelle quali mi ha trascinato ha fatto uscir dal calderone un nuovo disco fresco e pieno di sé.. posso anticipare che é un sound che ha sorpreso me stesso in primis. É come se fosse il riassunto di tutto ciò che son stato e che imparato fino ad oggi, un sommario del mio primo quarto di secolo, prendendosi spazi e tempo per far riflettere e a tratti prendendo le forme delle onde giganti della gold coast che si scrosciano contro metaforiche dighe di pesantezza che bloccano la nostra consapevolezza di quando sia bello sentire le cose fino in fondo alle budella, per aprirci cosi, attraverso il trasporto musicale e lirico, le porte di una percezione più realistica dove il bilancio fra negatività e positività porta alla semplice serenità, in quanto credo tutti concordiamo sul fatto che sia normale andare in contro a tempeste per un pirata, che sperso nell’oceano vuole trovare terra per rifocillarsi e ripartire in viaggio. Questo é l’unico modo in cui mi viene da descrivere questo disco…spero di aver trasmesso il concetto!!

 

9 – Sei un ottimo compositore e un ottimo paroliere e so che hai un sogno nel cassetto: un’opera teatrale…ci stai lavorando?

 

Si quel sogno é iniziato per l’appunto con la scrittura del mio secondo disco solista, “The Secret Town in quanto fosse molto di più di un semplice disco, per il fatto che avesse un concetto e una storia dietro di esso cosi e che fosse concepito con un orchestra risuonante nella testa, ha aperto un nuovo mondo sognante in cui i suoni descrivono scene dettagliate con persone e il loro mondo  che negli anni mi ha portato a sviluppare questo amore per la scrittura di storie. Scrivere tanto mi ha aiutato a raffinare la mia penna. Ho iniziato poi pensare a coreografie per ballerini, colori, costumi, luci e tutto il resto. Di recente mi sono sentito pronto per fare il passo verso questo mondo. Ho pensato che prima di renderlo uno spettacolo teatrale, avesse bisogno di una cortometraggio che lo riassumesse in immagini spettacolari ed astratte che possano far visualizzare al pubblico come il nostro mondo interno, il nostro inconscio é apparso nella mia mente attraverso intuizioni ed idee, cosicché lo spettacolo abbia una sorta di trailer. Tutto questo é diventato possibile grazie all’aiuto di Nick Mahady, co regista di questo cortometraggio, che ha presentato questo progetto all’ RMIT University of Melbourne, la quale interessata al concetto ci ha permesso di utilizzare della strumentazione di altissimo livello, ci ha dato stanze enormi in cui creare effetti speciali e studi  per lavorare all’editing; inoltre mi ha dato il via libera per utilizzare il loro nome come rappresentanza, il che mi ha reso la vita molto più facile nel processo di affitto di location in cui girare il film. Nick é un giovane artista minimalista, pieno di idee e di vita.. Mi sono innamorato dei suoi lavori quando circa un anno fa mi invitò alla sua mostra di sculture.. Ricordo ancora che appena entrai in quella stanza piena di installazioni di plexiglass che creavano un gioco di prospettive illusorio e fenomenale, pensai: io e questo ragazzo faremo grandi cose insieme! Ed eccoci qua..

A breve tutto sarà spiegato, per adesso voglio lasciare un velo di mistero su quello che accadrà!

 

10 – Sei sempre stato una fucina di idee…dove trovi tutta questa ispirazione?

 

Trovo l’ispirazione nei posti, nelle diverse culture, nel profondo assorbimento di gioia, dolore, malinconia, ansia, adrenalina, nelle gente, quindi nella profonda osservazione delle persone intorno, quelle a me vicine per le storie e gli episodi memorabili, quelle da un incontro singolo che lasciano il segno per il loro speciale background o per quella significativa chiacchierata, da quelle sconosciute con le quali non scambio una parola ma delle quali immagino che tipo di vita abbiano, che cosa pensino in quel momento quando stanno guardando qualcosa in maniera peculiare, parlando con qualcuno e guardandolo con uno sguardo singolare, quando sono cariche di rabbia per qualche motivo, quando sono assorte nelle loro faccende; che sorta di persone siano solo loro lo sanno ma per me diventano inconsciamente personaggi scolpiti dalla mia immaginazione a seconda di quello che hanno trasmesso al mio cuore e al mio cervello.. Trovo inoltre ispirazione nella mia vita, che da sempre cerco di vivere come un pezzo d’arte, per colorire le mie giornate e non permettere alla staticità di prendere il sopravvento. Ad esempio sto scrivendo le ultime risposte di quest’intervista in un club alle 11 di sera di sabato mentre le altre persone ballano e si dilettano nel loro sfogo fine-settimanale! Al momento sono in un totale momento di ispirazione per il lavoro al cortometraggio e le sue colonne sonore e di impegni per la sua realizzazione  , perciò a casa nel mio studio mi sono ritrovato diverse volte  a cercare di rispondere alle tue domande, Massimo, e poi una volta devo  suonare una canzone, un altra volta ho bisogno di meditazione poi di dover trascrivere qualche emozione e alla fine tutto è diventato distrazione!!! perciò ho pensato: “chissà che succede se invece creare la distrazione mi circondo di essa, creerà questo un livello di concentrazione più alto per questo specifico compito in questo particolare momento?” L’esito é positivo! Anche se non ti nego al di fuori dei bodyguard  del locale che si sono appena avvicinati per dirmi che sono entusiasti di vedere un uomo in club che non sia li pronto a cacciare la preda, mi sento un pò di occhi dubbiosi e curiosi puntati addosso!!!

 

 

11 – Chi è oggi Simone Galassi?

 

Mmm.. chi é oggi Simone Galassi? Domanda intensa!

Sono un anima aperta, una persona passionale e creativa come sono sempre stato.. la differenza é che nel crescere  ho imparato a comprendere quanto sia prezioso ogni momento su questa terra, l’interazione fra creature umane e quello che si riceve nel dare; come sia preziosa la possibilità di vivere quello che vivo quotidianamente, il che mi ha portato a capire che le cose non succedono A noi, ma PER noi. Gli anni durano di più se li si vive con intensità . Ed io non ho alcuna intenzione di mollare la presa in questo continuo tiro alla corda con la tempo.

 

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