GIAMPIERO SANZANI

D Te e la tua chitarra…come nasce un amore…

R Ho iniziato con studi classici che ho dovuto abbandonare dopo qualche anno per motivi di studio, ma che ho portato avanti da solo come autodidatta sempre fortemente attratto dal mondo dei suoni. Dalla chitarra classica sono passato al basso elettrico che ho suonato in molti gruppi dai generi più disparati.

D Il tuo primo gruppo sono stati Alogena…new wave…raccontaci

R Eravamo un gruppo molto giovane (da 16 a 21 anni) ma con molta energia, io ero voce solista e bassista, poi Piero Bruni alla chitarra (in seguito bassista dei Sux) Giulio Pomponi alle tastiere (in seguito tastierista dei Virginiana Miller) e alla batteria Rudy Macak.

A fare new wave in italiano, in quel periodo, a Livorno, probabilmente in vita c’eravamo solo noi. Vincemmo un RockContest, arrivammo in finale a Livorno Rock e fummo selezionati anche dal contest di Controradio. Per un gruppo di giovincelli furono dei risultati interessanti, ma il gruppo nonostante questo si sciolse dopo qualche anno. Siamo rimasti amici e abbiamo continuato a collaborare insieme in altri progetti musicali.

D Per arrivare al grande progetto Sursumcorda…

R Si infatti, con Piero Bruni abbiamo fondato dopo diversi anni e diverse esperienze separati (anche per problemi di distanza) questo gruppo “aperto”: un progetto sull’asse Toscano-Lombardo, ricco di collaborazioni esterne attorno a un nucleo centrale di compositori.

E’ un progetto che ha attraversato molte trasformazioni d’organico ma a tutt’oggi è sempre molto attivo.

D Perchè questo nome di derivazione latina (in alto i cuori)…un retaggio di studi classici o c’è altro ?

R Il nome deriva dal detto popolare “su con la vita” quello che dicevano i nostri nonni per spronarci a reagire, inoltre è presente la parola “corda” che oltre a ricordarci un elemento fondamentale dei nostri strumenti ha, appunto, anche il significato di “cuore”.

D Una curiosità…Giampiero Sanzari detto “nero”…perchè?

RDeriva dal mio passato new wave il periodo scuro nel quale non brillavo in socievolezza.

D Vi dedicate soprattutto a colonne sonore; come nasce questa scelta?

RIl progetto è nato con l’intento di fondere suoni e personalità musicali di mondi e culture diverse; la musica viene vista non solo nel suo aspetto classico, ma anche in quello popolare, etnico o addirittura rudimentale. Questa impostazione ha favorito una grande elasticità nella composizione e una forte adattabilità del suono alle immagini. Siamo partiti con questa idea componendo canzoni che abbiamo cantato e suonato in su e giù per l’Italia anche in teatri e arene importanti come Il Piccolo teatro di Milano, il teatro cinema Odeon di Firenze, il Teatro Civico a Vercelli, piazza Castello a Torino etc etc In tutti i casi le nostre scalette erano in parte cantate e in parte strumentali. Accanto all’attività live però c’è sempre stata la composizione di colonne sonore in studio. Oggi l’attività è concentrata sulle colonne sonore sia per motivi economici che di gratificazione personale: abbiamo composto colonne sonore per sei lungometraggi (alcuni in corso d’opera) e numerosi documentari e cortometraggi vincendo 7 premi per la musica e il suono.

D Nel 2004 avete pubblicato “L’albero dei Bradipi”, nel 2006 “In volo”, nel 2009 “Musica di argilla” ma è nel 2010 con l’album doppio “La porta dietro la cascata” e i suoi “frattali” che vi fate conoscere a grande pubblico…

RQuel disco è stato un sforzo enorme, un anno e mezzo chiusi in uno studio di registrazione a Milano (Accademia del suono): 24 musicisti coinvolti, personalità molto differenti e accostamenti sonori unici e inusuali, come ad esempio un quartetto d’archi con un mangbetu, un cristallarmonio su un intreccio di chitarre classiche e molto altro ancora. Durante la lavorazione ci siamo accorti che i brani erano così ricchi di arrangiamenti, che alcuni potevano “figliare” nuove composizioni, per questo abbiamo deciso di raccoglierle in un secondo CD e fare di tutto il lavoro un disco doppio.

Dopo “La Porta” abbiamo fatto il tour che purtroppo abbiamo dovuto organizzare con le nostre forze per un incomprensione della produzione rispetto agli obbiettivi della parte creativa.

Come ho detto prima, il tour ci ha dato tantissime soddisfazioni. Il disco ha ricevuto moltissime recensioni positive raddoppiate nel disco successivo “Musica d’acqua” grazie al lavoro dell’ufficio stampa “Synpress” di Donato e Francesca; di quest’ultimo la copertina è un dipinto del pittore Franco Sumberaz, livornese come me e te.

D Quali sono le tue influenze musicali ?

RHo divorato di tutto, qualsiasi genere musicale possiede bellezza e genialità. In tempi più maturi mi ha ispirato molto Fiorenzo Carpi, del quale sto progettando un documentario insieme a Fausto Caviglia.

D Sei al corrente della scena musicale livornese, conosci qualche musicista della tua città con il quale vorresti avere una collaborazione ?

RNegli ultimi anni purtroppo ho frequentato di più la scena milanese quindi non conosco gli ultimi sviluppi, mi piace molto Bobo Rondelli. A Livorno collaboro col musicista Franco Volpi e il suo alter ego “Poliziotto”.

D Chi è oggi Giampiero Sanzari ?

R Oggi posso ritenermi fortunato perché. pur attraversando varie vicissitudini. vivo bene continuando a lavorare nel mondo dei suoni: compongo colonne sonore con i Sursumcorda e mi occupo dell’audio di film, documentari e cortometraggi indipendenti, dalla registrazione al restauro dei dialoghi, dal sound design al suono mixato e finito.

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